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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.01.2009 "Camere a gas usate per disinfettare": lo dichiara il prete lefebvriano Floriano Abrahamowicz
la cronaca di Gian Guido Vecchi

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 gennaio 2009
Pagina: 19
Autore: Gian Guido Vecchi
Titolo: «Lefebvriani, attacco al Papa «Errore pregare in moschea»»
Dal CORRIERE della SERA del 30 gennaio 2009, l'articolo di Gian Guido Vecchi "Lefebvriani, attacco al Papa "Errore pregare in moschea":

CITTÀ DEL VATICANO — Benedetto XVI ha condannato mercoledì ogni negazionismo e rassicurato i «fratelli» ebrei, il cardinale Walter Kasper ha risposto ieri con una lettera «molto bella e molto seria» al Rabbinato di Israele che ora sta valutando di partecipare all'incontro già «sospeso » del 2 marzo, la situazione tra Chiesa ed ebrei si va insomma ricomponendo e ora, dicono in Vaticano, è la Fraternità lefebvriana a dover fare pulizia al proprio interno, se vuole davvero rispondere alla «paterna misericordia » del Papa e raggiungere la «piena comunione». Il problema è che la Fraternità appare divisa, c'è chi attacca il Papa per lo «scandalo» della preghiera nella moschea di Istanbul, e il lavoro di bonifica non manca: dopo il vescovo Williamson, quello che nega la Shoah, ieri è saltato fuori un altro prete della Fraternità, stavolta italiano di Treviso — è capo dei lefebvriani del Nord Est nonché una sorta di «cappellano » dei leghisti —, capace di dire tra l'altro che le camere a gas «sono state usate per disinfettare, è l'unica cosa certa, non so dire se abbiano fatto morti», che sei milioni di ebrei sterminati sono un numero «simbolico» e il genocidio «è sempre un'esagerazione » («nella foga» si è «sparato una cifra») e che «gli israeliani non possono mica dirmi che il genocidio che hanno subito dai nazisti è meno grave di quello di Gaza».
Il prete lefebvriano si chiama don Floriano Abrahamowicz e, a dispetto di ciò che dice, aggiunge che «per un cattolico è impossibile essere antisemita, io stesso ho da parte paterna origini ebraiche». La sua uscita ha provocato anche una bufera politica, visto che fu don Floriano («mi sento vicino al popolo della Lega») a benedire due anni fa il Parlamento padano a Vicenza e a celebrare messa in latino nella sua Silea davanti a Bossi («gente sana, che può fare solo bene alla Chiesa») a Borghezio e Federico Bricolo, presidente dei senatori del Carroccio vicino agli ultratradizionalisti («benefattore, amico di Padania Cristiana e della Tradizione Cattolica», si legge nel sito Christus Rex) che nel Nordest stanno con la Lega. Bricolo, comunque, ieri ha parlato di «frasi inaccettabili e vergognose». Quanto alla Fraternità, i vertici italiani hanno preso le distanze con una nota che richiama il comunicato su Williamson (si chiedeva perdono al Papa per le «conseguenze» delle sue parole) ed esprime «riprovazione» per «ogni parola da esso discordante ». La nota è firmata da don Davide Pagliarani, superiore italiano.
Ma il mondo dei lefebvriani è in fermento. Don Floriano aveva già rifiutato la revoca della scomunica. Ieri si è aggiunto un altro sacerdote a lui vicino, don Pierpaolo Petrucci, «priore» di Rimini, che ha difeso don Floriano («le sue frasi sono state estrapolate dal contesto») e attaccato il pontefice: «Noi siamo rimasti scandalizzati dalla preghiera che Benedetto XVI ha fatto nella moschea blu di Istanbul». Un gesto «in linea col Concilio Vaticano II» che don Petrucci rifiuta, «non è dogmatico». Non solo: l'atto «unilaterale» del Papa significa «che siamo stati messi all'indice ingiustamente». Parole pesanti, dopo che Benedetto XVI aveva chiesto «vera fedeltà e vero riconoscimento » all'«autorità del Papa e del Concilio Vaticano II».

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