From: To: lettere@lastampa.it Subject: per la Signora Lucia Annunziata Date: Tue, 27 Jan 2009 12:44:36 +0100
Gentile signora Annunziata, mi risultano incomprensibili le “analisi a freddo” nel suo editoriale del 26 gennaio scorso. Un’analisi a freddo deve contemplare anche la soluzione ad ogni puntualizzazione. Per sette anni, Israele non ha reagito al lancio quotidiano di razzi sempre più precisi sul suo territorio, ma lei denuncia come “follia militaresca periodica” del governo di Gerusalemme, il suo diritto all’autodifesa. Nel frattempo, ci sono stati sette anni di incontri, ammonimenti e il ritiro totale dalla Striscia di Gaza. Ed ancora, incontri ed ammonimenti. Dopo la stretta di mano tra Rabin, Peres e Arafat nel settembre del 1993, sono subito iniziati gli attentati palestinesi e l’era dello stragismo suicida esplosivo negli autobus, nei mercati e di fronte agli alberghi fino allo stragismo quotidiano della rivolta pianificata da Arafat nel 2000 che ha colpito ovunque. Israele ha lanciato un’operazione solo nel 2001, dopo sette anni di stragismo indiscriminato sul suo territorio, dopo sette anni di sistematica cultura dell’odio instaurato da Arafat con i finanziamenti europei. L’operazione del 2006 contro il Libano, per gli attacchi sul territorio israeliano con uccisioni e rapimenti di suoi soldati, in una simultanea strategia ripetuta dalla Striscia di Gaza, è avvenuta dopo sei anni dal ritiro completo dal Libano. Non reagire, non solo sarebbe stato considerato offrire l’impunità alle due organizzazioni terroriste Hitzballah e Hamas – mani lunghe di Teheran – ma consentire loro di continuare a minacciare il territorio israeliano. Mi chiedo: ma davvero questa Europa che pretende di dare lezioni morali ad Israele – e solo ad Israele sul pianeta – avrebbe atteso sei o sette anni prima di reagire? Per una mera questione di principio, la Gran Bretagna scatenò una guerra contro l’Argentina per due “scoglietti”, con tanto di migliaia di morti. Non parliamo poi delle migliaia e centinaia di migliaia di morti causate dalle guerre occidentali in quest’ultimo 50nnio. Senza che fosse stato minacciato quotidianamente nel suo territorio nel modo in cui lo è stato Israele. Lei considera “lodevole” il risarcimento di 3000 dollari ad un “martire”. Ma già nel considerare una vittima un martire, Hamas dimostra il suo cinismo per ogni vita umana, considerata un semplice mezzo per raggiungere i suoi obiettivi. E lei lo considera lodevole? Se l’organizzazione terrorista sunnita si è fatta finanziare ed armare dall’Iran sciita, è solo perché quello stato le garantisce e consente di minacciare a sud Israele, mentre a nord ci pensa l’alleato sciita Hitzballah. La vittoria politica di Israele su Hitzballah ha messo tale organizzazione a freno. Nasrallah sa perfettamente che se colpisse nuovamente Israele, sarebbe guerra convenzionale su tutto il Libano. Lei sembra non conoscere le regole del Diritto Internazionale. Trasmissioni televisive a senso unico come quelle di Santoro – chi dimentica poi quelle dal 2000 al 2004? – mistificazioni della storia rivisitata in chiave politica dalla sinistra, l’odio contro Israele coltivato nelle masse in questi 40 anni, hanno disotterrato il latente antisemitismo. Non Israele è il colpevole, ma la “letteratura” del disconoscimento e dell’odio contro Israele, in un’orgia di ignoranza plateale sula storia del Medio Oriente. L’approccio dei media è irresponsabile: non aspettano il risultato delle inchieste, ma accusano subito Israele sulla base delle delle manipolazioni e delle fonti unicamente palestinesi, gente di Hamas, come ieri di Arafat e di Hitzballah. Eppure, sono stati messi a nudo i loro tanti imbrogli che hanno trovato l’eco della propaganda nelle politiche e media antisraeliani. Ma le verifiche, le evidenze, non hanno trovato lo stesso scalpore né interesse con smentite che avrebbero dovuto essere parimenti “esaltate”. Non si scordi lo slogan dei terroristi per l’Occidente tutto: “Noi amiamo la morte quanto voi amate la vita”. Questa è la vera sfida asimmetrica della minaccia che incombe su Israele e sull’Occidente. Israele ha ricomposto la forza della sua deterrenza in Medio Oriente. Questo è l’unico segnale che valga in quell’area e lei non l’ha percepito lontanamente. Se oggi, le cancellerie europee non cadranno ancora nel solito pilatismo, e nella solita partigianeria “buonista”, ma saranno concordi nel giudicare l’evidenza delle responsabilità, inizierà un tardivo ma risolutivo contributo alla pace, consentendo che si avviino i negoziati per definire la lunga questione israelo-palestinese. Non dimenticando l’Iran. Cordialmente, Danielle Sussmann