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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
25.01.2009 Il nuovo ricatto di Gheddafi
nazionalizzare il petrolio se il prezzo non sale

Testata: Corriere della Sera
Data: 25 gennaio 2009
Pagina: 25
Autore: Gabriele Dossena
Titolo: «Gheddafi: se il petrolio non sale nazionalizzo»
Dal CORRIERE della SERA del 25 gennaio 2009, "Gheddafi: se il petrolio non sale nazionalizzo", di Gabriele Dossena:

MILANO — La Libia potrebbe presto nazionalizzare il proprio settore petrolifero, compagnie estere comprese. Per ora è solo un'ipotesi. Ma la minaccia è partita. E direttamente dal suo leader, il colonnello Muammar Gheddafi.
La notizia, che peraltro non rappresenta una novità, ufficialmente è stata motivata dal tracollo delle quotazioni del greggio: «Ci sono appelli a nazionalizzare l'industria del petrolio e del gas - ha detto Gheddafi nel corso di un ricevimento offerto in onore del re di Spagna, Juan Carlos -. Ci auguriamo che non accada, speriamo che il prezzo del petrolio risalga a un livello ragionevole ». Per il colonnello, un «livello ragionevole» sarebbe «intorno ai cento dollari al barile » e uno dei modi per arrivare a questo prezzo è quello di «controllare l'industria del petrolio senza la partecipazione straniera». Ma dopo aver definito la nazionalizzazione «un diritto legittimo», il leader libico ha voluto rassicurare le società petrolifere operanti nel Paese nordafricano, e l'Eni è il principale operatore internazionale oggi presente. Ha infatti affermato che un simile intervento non sarà preso all'improvviso: «Nel passato le decisioni sulle nazionalizzazioni venivano prese unilateralmente e bruscamente, ma oggi non penso che gli organi esecutivi prendano tali decisioni come in passato. Ci deve essere un compromesso con il partner straniero», ha precisato il leader della Jamahiriya. Secondo gli osservatori tali richiami tendono a esercitare pressioni sulle compagnie straniere affinché accettino di ridurre le attività di estrazione dei pozzi.
Attualmente la Libia, settimo produttore Opec con riserve stimate per 42 miliardi di barili di petrolio, produce 1,7 milioni di barili al giorno, ed è il terzo maggior produttore africano, dopo Nigeria e Angola.
In Italia arrivano ogni anno dalla Libia, 29,1 milioni di tonnellate di petrolio, pari al 25% del nostro consumo complessivo. E assieme alla Russia (27%), la Libia, è il nostro principale fornitore di petrolio, con l'Eni che rappresenta la prima compagnia presente e che proprio di recente ha rinnovato per altri 25 anni con Tripoli i contratti di esplorazione e produzione che deteneva. Per inciso, la presenza in Libia del Cane a sei zampe risale al 1959. E lo scorso dicembre il Lybian Energy Fund ha annunciato l'intenzione di assicurarsi una quota intorno al 5% del capitale Eni.

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