lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.01.2009 I cristiani rischiano di sparire dal Medio Oriente
la denuncia dei vescovi iracheni

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 gennaio 2009
Pagina: 13
Autore: Gian Guido Vecchi
Titolo: «Così noi cristiani rischiamo di sparire dal Medio Oriente»
Dal CORRIERE della SERA del 23 gennaio 2009, "Così noi cristiani rischiamo di sparire dal Medio Oriente" di Gian Guido Vecchi, a pagina 13:

CITTÀ DEL VATICANO — In Iraq i cristiani erano appena il tre per cento prima della guerra «e la metà ha lasciato il Paese, cacciata con la forza e l'intimidazione dalle proprie case e costretta a fuggire in Siria e Giordania»; a Mosul — dove quasi un anno fa fu rapito e trovato morto il vescovo caldeo Paulos Faraj Rahho — «erano 25 mila ai tempi di Saddam Hussein ed ora sono cinquecento »; e in generale tra persecuzioni, violenze ed esodi obbligati si stanno riducendo al lumicino nelle terre dell'Antico e del Nuovo Testamento, i luoghi «apostolici» nei quali il cristianesimo è presente da quasi duemila anni e rischia di scomparire.
I vescovi iracheni sono arrivati ieri in Vaticano, hanno incontrato Benedetto XVI — le visite «ad limina» che proseguiranno oggi — e rilanciato l'allarme, perché il mondo non dimentichi: «Chiederò al Papa un sinodo per la Chiesa in Iraq e in tutto il Medio Oriente — spiegava l'arcivescovo Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk —, per i vescovi che vivono in Iraq, Siria, Giordania, Israele, Palestina e in tutta la regione, perché da soli non sappiamo organizzarci e un sinodo aiuterebbe tutti a studiare insieme alla Santa Sede, per definire il rapporto con l'Islam e il ruolo in politica, così come è già stato fatto con il Libano».
Il tono è desolato, «c'è un vuoto di presenza della Chiesa, siamo sempre di meno, e se non esiste una visione chiara i cristiani non rimarranno in Medio Oriente e lasceranno questa terra un tempo benedetta e ora maledetta». Parole che sono una richiesta di aiuto, continua monsignor Sako, «il Santo Padre ha fatto tanto per noi e abbiamo ancora bisogno del suo aiuto. Grazie a Benedetto XVI, ai suoi continui appelli, i media internazionali hanno iniziato a parlare della causa irachena».
Insomma, «il futuro dei cristiani in Iraq è molto oscuro», riassume monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliario caldeo di Baghdad. Si guarda anche a cosa faranno gli Stati Uniti e l'amministrazione Obama, il timore è che un ritiro repentino abbandoni il Paese a se stesso: «Bisogna prima portare pace e sicurezza e poi gli Stati Uniti possono lasciare il Paese. Abbiamo sofferto molto e ora vogliamo che qualcuno medichi le nostre ferite. Quando Obama dice di volere un ritiro responsabile speriamo che restituirà l'Iraq agli iracheni. La democrazia non viene imposta, viene insegnata, ci vuole un'educazione alla democrazia. Portare pace e sicurezza è un dovere degli occupanti. Tante nazioni hanno interessi sul-l'Iraq, ma noi vogliamo la pace ». E Sako: «Obama? Se decide di ritirare i soldati, allora sarà un guaio. Forse ci sarà una guerra civile. Non abbiamo abbastanza soldati e poliziotti per controllare un Paese di 25 milioni di persone», ha spiegato alla Radio Vaticana. I cristiani, prima che si dimezzassero, erano 800 mila. Ma il dramma riguarda un intero popolo, «i profughi sono più di due milioni e mezzo».
Chi scappa, intanto, vive «nell'indigenza, solo grazie agli aiuti delle associazioni umanitarie, con il miraggio sempre più lontano di ritornare forse un giorno in patria o di crearsi una nuova vita negli Stati Uniti o in Australia», ha spiegato l'arcivescovo Sako a
Radio Vaticana. Pochissimi sono i cristiani espatriati che tornano in Iraq, «persone disperate che rientrano dalla Siria e dalla Giordania dove vivono nella miseria».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT