Da L'OPINIONE del 23 gennaio 2009, "Il cielo limpido sopra Sderot", di Michael Sfaradi:
Oggi Sderot si sveglia senza l’incubo dei Qassam, il panorama è completamente cambiato. C’è gente per la strada e i negozi sono aperti. Anche l’aria sembra più leggera di quella che respiravamo durante i giorni di guerra. Il brusio della strada fa da colonna sonora a questo giro in quella che una volta era una città fantasma ma che ora torna ad essere viva e vivibile. Le troupe delle televisioni che stazionavano davanti al confine con la striscia di Gaza, ora girano nella città e riprendono le persone che, almeno per il momento, sono tornate alla loro vita normale. Tentano anche qualche intervista, ora è la normalità che fa notizia. Torno sul terrapieno da dove ho vissuto in diretta gran parte di questa guerra. La Bbc, la Cnn, e Antenne 2 non ci sono più, hanno lasciato montagne di rifiuti, piatti e bicchieri di carta, “residuati bellici” di pasti e bevande consumate nell’attesa degli eventi. Presto anche questi segni spariranno per sempre. Non riesco ad essere ottimista, Hamas non ha aspettato neanche che l’ultimo militare israeliano uscisse dalla striscia di Gaza per ricominciare nella costruzione del tunnel che passano sotto la linea di confine con l’Egitto per riavviare il contrabbando di armi e di materie prime per la loro costruzione. Non voglio immaginare cosa succederebbe se riprendesse a lanciare razzi verso il territorio israeliano. Le immagini e i rumori di guerra sono ora un ricordo, ma l’angoscia che presto potremmo ritrovarci davanti ad una riedizione della guerra è profonda come è profonda la speranza che il mondo riesca a salvare i palestinesi da loro stessi. In questa mattina di sole si può addirittura gridare al miracolo, il Corriere della Sera, che per la verità durante questa guerra ha tenuto una linea editoriale equidistante, è uscito con un articolo che ha raccontato ciò che è realmente accaduto a Gaza durante i bombardamenti israeliani. Secondo testimonianze palestinesi, che per ragioni di sicurezza sono dovute rimanere anonime, i terroristi di Hamas costringevano le persone a rimanere negli edifici che si sapeva sarebbero stati bombardati, condannandoli così a morte sicura.
E’ stato raccontato al cronista che era vero che i combattenti usavano cortili e tetti delle abitazioni private e delle scuole per lanciare i loro razzi verso Israele, e tutto questo soltanto per avere delle vittime da spendere nel mercato della propaganda anti-israeliana. Un medico palestinese ha confermato che il numero delle vittime della guerra dovrebbe aggirarsi intorno alle 600 unità, soprattutto uomini armati e non 1400 come è stato detto in questi giorni. Oltre al fatto che gli ospedali di Gaza city non erano stracolmi di feriti, ma conservavano molti letti liberi. Le stesse testimonianze hanno confermato che i magazzini che conservavano armi ed esplosivi erano stati messi di proposito a ridosso delle scuole e degli uffici dell’Onu. Portavoce dell’esercito israeliano hanno poi smentito il contenuto dell’articolo del Corriere della Sera. Ma possiamo dire: finalmente anche la stampa “importante” si sta accorgendo, e speriamo non sia un caso isolato, di essere stata per anni vittima, forse consapevole, delle bugie orchestrate dalla propaganda filo-palestinese. Fa piacere vedere che alla fine quello che avevamo detto per anni senza essere mai ascoltati viene alla luce come è venuto alla luce la falsità dell’uccisione di Mohammed Al Dura, bimbo icona della seconda intifada, o la falsità delle migliaia di vittime di Jenin. A questo punto, una volta chiarito di chi fosse la responsabilità principale della morte di molti civili sia da una parte che dall’altra sarebbe giusto che tutti coloro che in questi giorni hanno manifestato e imprecato contro lo Stato di Israele ammettessero i loro errori facendo un bel “Mea Culpa”.
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