mercoledi` 04 dicembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






L'Opinione Rassegna Stampa
22.01.2009 Così Israele aiuta i palestinesi di Gaza
un articolo di Michael Sfaradi

Testata: L'Opinione
Data: 22 gennaio 2009
Pagina: 3
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Israele cura i cittadini di Gaza nonostante le minacce di Hamas»
Da L'OPINIONE del 22 gennaio 2009:

All'interno degli uffici che regolano al valico di Carmi il Ministero della Sanità israeliano a costruito un pronto soccorso al servizio della popolazione palestinese che è rimasta colpita durante la recente guerra. Nel pronto soccorso lavorano, aperto 24 ore, medici del "Maghen David Adom" ( la Croce Rossa israeliana) coadiuvati da paramedici e infermieri. Sono state installate due camere operatorie, una camera terapia intensiva e quattro ambulatori delle visite generiche con annesso laboratorio di analisi cliniche. Chiunque faccia richiesta di soccorso verrà prontamente curato sul posto mentre per quelli che hanno problemi più gravi è previsto il trasferimento ed il ricovero in ospedale all'interno di Israele. "Non è la prima volta che i servizi sanitari israeliani si mettono a disposizione della popolazione palestinese, questo è  successo prima e durante la guerra, per cui non c'è motivo che ciò non continui" Ha dichiarato il Ministro della Sanità israeliana all'inaugurazione della struttura. Già dai primi giorni di apertura sono stati numerosi i pazienti palestinesi che hanno chiesto aiuto ai medici israeliani, comunque meno di quello che ci si aspettava. Qualcuno di loro, nel sicuro dell'anonimato, ha confidato di essere stata minacciato dagli appartenenti ad Hamas ed avvertiti che avrebbero avuto serie conseguenze se avessero chiesto aiuto sanitario agli israeliani. Probabilmente nei territori palestinesi la paura di Hamas è superiore alla paura del dolore. Uno dei medici ha raccontato che diversi bambini palestinesi, accompagnati dai loro genitori, si sono rivolti a loro non per ferite dovute alla guerra, ma per malattie che all'interno dei territori palestinesi non potevano essere ben curate. Q uesti bambini e questi adulti sono stati trasferiti nelle strutture israeliane più adatte ai loro bisogni. Tutte le spese di questa operazione vengono finanziate dal governo di Gerusalemme. Questa vuole essere l'ennesima dimostrazione che Israele non è contro la popolazione palestinese ma contro i terroristi di Hamas. La speranza, in questi primi giorni di dopoguerra che in ogni caso e in ogni luogo del mondo è sempre l'ultima a morire, è che questi passi di umanità, che purtroppo si fanno solo dopo la furia violenta e mai prima, riescano ad avvicinare le persone e possano in qualche modo fare da deterrente alle guerre future che si addensano all'orizzonte. Ad Ismail Anie o a Khaled Mashal, che dal sicuro della sua tana di Damasco continuava a pontificare la guerra fino all'ultima goccia di sangue del suo popolo, o a Mahmoud Ahmedinejad che sta preparando il prossimo un conflitto atomico, non importa di sacrificare la popolazione civile pur di portare avanti le loro pazzie politiche. Forse soltanto la popolazione palestinese, capendo come stanno veramente le cose e cioè che solo un'alleanza con Israele e con l'occidente può portarli a vivere una vita all'altezza delle giuste aspirazioni umane e così facendo non sarebbero più il capro espiatorio dell'Islam. Scegliendo i loro giusti rappresentanti creerebbero in Medio - oriente i presupposti per una pace durevole che preveda la coesistenza ed il rispetto fra i popoli.

Per inviare il proprio parere all'Opinione cliccare sulla e-mail sottostante
Rossa israeliana) coadiuvati da paramedici e infermieri. Sono state installate due camere operatorie, una camera terapia intensiva e quattro ambulatori delle visite generiche con annesso laboratorio di analisi cliniche. Chiunque faccia richiesta di soccorso verrà prontamente curato sul posto mentre per quelli che hanno problemi più gravi è previsto il trasferimento ed il ricovero in ospedale all'interno di Israele. "Non è la prima volta che i servizi sanitari israeliani si mettono a disposizione della popolazione palestinese, questo èsuccesso prima e durante la guerra, per cui non c'è motivo che ciò non continui" Ha dichiarato il Ministro della Sanità israeliana all'inaugurazione della struttura. Già dai primi giorni di apertura sono stati numerosi i pazienti palestinesi che hanno chiesto aiuto ai medici israeliani, comunque meno di quello che ci si aspettava. Qualcuno di loro, nel sicuro dell'anonimato, ha confidato di essere stata minacciato dagli appartenenti ad Hamas ed avvertiti che avrebbero avuto serie conseguenze se avessero chiesto aiuto sanitario agli israeliani. Probabilmente nei territori palestinesi la paura di Hamas è superiore alla paura del dolore. Uno dei medici ha raccontato che diversi bambini palestinesi, accompagnati dai loro genitori, si sono rivolti a loro non per ferite dovute alla guerra, ma per malattie che all'interno dei territori palestinesi non potevano essere ben curate. Q uesti bambini e questi adulti sono stati trasferiti nelle strutture israeliane più adatte ai loro bisogni. Tutte le spese di questa operazione vengono finanziate dal governo di Gerusalemme. Questa vuole essere l'ennesima dimostrazione che Israele non è contro la popolazione palestinese ma contro i terroristi di Hamas. La speranza, in questi primi giorni di dopoguerra che in ogni caso e in ogni luogo del mondo è sempre l'ultima a morire, è che questi passi di umanità, che purtroppo si fanno solo dopo la furia violenta e mai prima, riescano ad avvicinare le persone e possano in qualche modo fare da deterrente alle guerre future che si addensano all'orizzonte. Ad Ismail Anie o a Khaled Mashal, che dal sicuro della sua tana di Damasco continuava a pontificare la guerra fino all'ultima goccia di sangue del suo popolo, o a Mahmoud Ahmedinejad che sta preparando il prossimo un conflitto atomico, non importa di sacrificare la popolazione civile pur di portare avanti le loro pazzie politiche. Forse soltanto la popolazione palestinese, capendo come stanno veramente le cose e cioè che solo un'alleanza con Israele e con l'occidente può portarli a vivere una vita all'altezza delle giuste aspirazioni umane e così facendo non sarebbero più il capro espiatorio dell'Islam. Scegliendo i loro giusti rappresentanti creerebbero in Medio - oriente i presupposti per una pace durevole che preveda la coesistenza ed il rispetto fra i popoli.

diaconale@opinione.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT