L'analisi di Guido Franzinetti, storico, docente all'Università del Piemonte Orientale, sull'agenzia per i rifugiati palestinesi, l'Unrwa:
Nel corso dei recenti combattimenti a Gaza la stampa e i media italiani (e non) hanno fatto spesso riferimento a edifici delle Nazioni Unite che sono stati colpiti, a comunicati delle Nazioni Unite, e via dicendo. Non è il caso di difendere qui l’ONU, che da decenni ha dimostrato, tramite le risoluzioni di equiparazione del sionismo al razzismo, l’orientamento anti-israeliano della maggioranza della Assemblea Generale. Le agenzie dell’ONU (dall’UNESCO alle forze di peacekeeping) sono state ripetutamente accusate di corruzione; ripetutamente esponenti di queste agenzie sono stati implicati in traffici di droga, armi, prostituzione e abuso di minori. Ma l’UNRWA costituisce un caso a sé stante.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Profughi Palestinesi nel Vicino Oriente (comunemente abbreviata con la sigla UNRWA) è un’agenzia molto particolare, per diversi ordini di motivi: (i) è specificamente ed esclusivamente dedicata all’assistenza di profughi palestinesi del 1948 (e ai loro discendenti per ramo maschile); (ii) è l’unica agenzia di tale genere che risponde non al Consiglio di Sicurezza, bensì all’Assemblea Generale (dominata, come è noto, da una maggioranza anti-israeliana); (iii) il suo funzionamento è molto diverso da quello delle altre agenzie dell’ONU.
Il fatto che l’UNRWA sia dedicata esclusivamente a profughi palestinesi (e ai loro discendenti) costituisce una assoluta anomalia nel panorama internazionale: i profughi creati dalla spartizione tra l’India e il Pakistan furono rapidamente assimilati nei loro nuovi contesti, come avvenne per tutti gli altri gruppi di profughi dopo la Seconda guerra mondiale; come è noto, ciò non avvenne nel caso dei palestinesi, per decisione dei governi arabi (solo la Giordania concesse loro la cittadinanza).
Nei casi di altri conflitti (come ad esempio nelle guerre seguite alla dissoluzione della Jugoslavia) l’ente responsabile è l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati (UNHCR), che si occupa di tutti di diversi gruppi di rifugiati (croati, bosniaci, serbi, albanesi). Quando il conflitto ha termine, l’UNHCR si ridimensiona e in genere chiude i battenti, e si trasferisce ad altre zone di conflitti. L’UNHCR ha 6.300 dipendenti, che hanno il compito di assistere 32,9 milioni di persone, sparse in 116 paesi. L’UNRWA ha 27.000 dipendenti, sparsi tra due uffici centrali (Gaza e Amman), cinque uffici locali (Gaza, Libano, Siria, Giordania e West Bank), 4 uffici di collegamento. La sproporzione tra l’assegnazione delle risorse è evidente. L’UNRWA è la più grande agenzia dell’ONU in termini di personale. Il bilancio del Fondo Generale dell’Agenzia è di 545 milioni di dollari.
E’ anche importante rendersi conto del fatto che la stragrande maggioranza dei dipendenti sono personale locale (quindi palestinesi); i dipendenti reclutati a livello internazionale sono 98. Questo significa che l’UNRWA è a tutti gli effetti un organismo palestinese, gestito da palestinesi per i palestinesi (ma finanziato dall’ONU e dai singoli paesi che assegnano fondi). L’UNRWA non è né indipendente (da Hamas, da Fatah, da Hizbollah o dai governi arabi locali), né tantomeno neutrale. Non potrebbe esserlo, neanche se volesse.
Tutte le agenzie internazionali e organizzazioni non-governative (ONG) hanno una naturale tendenza a “nativizzarsi”, e cioè appoggiarsi sul personale locale. Nel caso dell’UNRWA questa tendenza è però rafforzata, e resa permanente, per lo speciale statuto dell’UNRWA, per il livello di finanziamenti, e per la natura della società palestinese. Quindi, quando a Gaza era Fatah a comandare, l’UNRWA era di Fatah; quando Hamas ha preso il potere, l’UNRWA è diventata di Hamas. Tutte queste sono perfettamente ovvie per tutti, perché se l’UNRWA non seguisse il vento, sarebbe distrutta immediatamente. Nel 2004 Peter Hansen, commissario-generale dell’UNRWA (1996-2005), ha candidamente spiegato in una intervista alla televisione canadese: “sono certo che ci sono membri di Hamas tra i dipendenti dell’UNRWA e non lo considero un delitto. Hamas come organizzazione politica non significa che ogni membro sia un militante e noi non facciamo alcuna selezione politica”. Hansen ha successivamente specificato che si riferiva non a membri attivi di Hamas, ma a simpatizzanti di Hamas. In altre parole, secondo Hansen i dipendenti dell’UNRWA non sono quelli che lanciano i razzi, ma tra quelli che simpatizzano con tali lanci. Quindi tutti tranquilli. L’UNRWA lavora per voi. E l’ONU e i contribuenti europei gentilmente pagano il conto. E chissà perché gli israeliani si sono messi in testa l’idea che abbiano qualcosa a che fare con Hamas. Roba da matti.