lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.01.2009 L'operazione a Gaza non era inevitabile: lo sostiene Avishai Margalit
intervistato da Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 gennaio 2009
Pagina: 17
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Una guerra che aveva altre vie da percorrere»
GERUSALEMME — Le strade della memoria all'Institute for Advanced Study portano i nomi di Albert Einstein o Erwin Panofsky, ebrei che hanno trovato accoglienza intellettuale in questo centro di ricerca vicino a Princeton. Avishai Margalit è tornato negli Stati Uniti da Gerusalemme, era in Israele durante i primi giorni dell'operazione Piombo Fuso. E' tornato ai suoi libri, la guerra non l'ha lasciato. Uno dei più autorevoli filosofi della politica, è tra i fondatori di Peace Now, il movimento pacifista che nei ventidue giorni di conflitto è riuscito a stento a farsi sentire. «La sinistra è sempre in difficoltà negli scontri nazionalisti, la sua bandiera sono i valori universali. Allo stesso tempo, i partiti come Meretz devono dimostrare di essere parte della comunità, il rischio è di essere accusati di disfattismo».
Considera l'intervento israeliano giustificato?
«La mia definizione di guerra giusta risale a quella di Agostino, ripresa da Tommaso d'Aquino. Distinguono tra il diritto di entrare in guerra e la condotta delle operazioni. Secondo questa definizione, un'offensiva è giustificata, se sono state esaurite tutte le alternative pacifiche. Il governo israeliano non ha tentato tutte le strade possibili per evitare lo scontro».
E' stato Hamas a non rinnovare il cessate il fuoco.
«Nei sei mesi di calma, tutt'e due le parti hanno rotto la tregua, come sempre accade in Medio Oriente. E' chiaro che la situazione creata a Gaza dall'embargo è insostenibile».
Solo nel 2008, sono stati lanciati quasi duemila razzi contro le città israeliane.
«Vero. E' inaccettabile per uno Stato essere bombardato quotidianamente. La mia domanda è: avremmo potuto fermarli in altro modo, senza le armi? La strategia del blocco economico, dopo la vittoria alle elezioni di Hamas, è stata attuata perché l'Occidente e gli arabi moderati non volevano che i fondamentalisti avessero successo. Sotto embargo, nessun popolo cambia regime, basta guardare a Fidel Castro: è ancora là, mentre nel mondo il comunismo è scomparso. Così Hamas è al potere, senza poter gestire la Striscia. Il blocco crea una situazione instabile. Si sarebbero potute cercare soluzioni diverse, perché Hamas è responsabile del benessere dei palestinesi
E' convinto che Hamas possa arrivare ad accettare un accordo di pace?
«No. E' un nemico terribile. Si può trattare con loro su questioni pragmatiche, non cederanno mai su quelle fondamentali. L'analogia con l'evoluzione del Fatah è sbagliata, gli integralisti non cambieranno, perché hanno modificato la natura del conflitto, da nazionalista a religioso ».
Durante una manifestazione in Olanda contro la guerra, è stato urlato lo slogan: «Hamas, Hamas, tutti gli ebrei nelle camere a gas».
«Quando mi è stata chiesta l'intervista, ho riflettuto a lungo prima di accettare. Qualunque critica a Israele viene subito usata dagli antisemiti, che sfruttano anche la memoria sempre più debole dell'Olocausto tra i giovani. Allo stesso tempo, lo Stato ebraico è stato fondato proprio perché non dovessimo più aver paura di quello che dicono di noi nel resto del mondo».
I commentatori e i politici israeliani accusano gli europei di ipocrisia, quando parlano di uso sproporzionato della forza. Sono stati anche ricordati i bombardamenti Nato sulla Serbia: 500 vittime civili contro nessuna perdita nell'Alleanza.
«C'è sicuramente ipocrisia in Europa. Ma i bombardamenti sono stati un errore allora e in queste settimane. A Gaza, l'esercito ha deciso di adottare una dottrina occidentale, la stessa degli americani in Iraq: uso massiccio della forza per ridurre al minimo le proprie perdite. In passato, eravamo più pronti a rischiare i nostri soldati per evitare le vittime civili».
Lei avverte contro l'abuso del termine «crimini di guerra», che rischia di essere superficiale.
«Ogni episodio va valutato singolarmente. I razzi di Hamas contro i civili sono un crimine di guerra: i lanci sono intensificati attorno alle otto del mattino, quando i bambini vanno a scuola. Anche noi ne abbiamo commessi. E' difficile valutare, quando si affronta un nemico che non ha un esercito regolare e i suoi combattenti indossano abiti civili. Ci sono casi complessi, come le reclute della polizia uccise dai raid, il primo giorno. Le norme di guerra stabiliscono che i soldati devono essere identificati dall'uniforme. Tecnicamente le reclute erano in divisa, però erano state addestrate a dirigere il traffico ».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT