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Ho già avuto modo di esprimere la mia opinione sull’operazione ANTI-TERRORISTICA di Gaza. L’ho fatto, forse, in maniera veloce e semplicistica. Ciò era dettato da un forte sentimento di rabbia che provavo. Pensare alla mia casa, ai miei figli e ad improbabili missili qassam, arbitri di vita e di morte, su di essi, in Italia, a Napoli: io, che sono sempre stato terrorizzato da un meteorite che potrebbe centrare il mio quartiere, la mia casa... La rabbia, ora, si è trasformata in sdegno; di Santoro e al suo anno davvero ZERO, come valore, non come inizio di un computo, non vale proprio la pena parlare; delle reazioni da lui suscitate, sì. La risposta (falsamente indignata) della sinistra ha la sola ragione di evitare accuse di antisemitismo (a Gaza non si può usare il termine :“sionismo” per aggirare l’ostacolo). Sul vostro sito, avete (correttamente) riportato le reazioni di tutti (da destra e da sinistra) sulla scellerata trasmissione. Tutti ipocriti! Tutti, o quasi, a porre l’accento sulla unilateralità della trasmissione, nessuno a dire che il problema è più complesso, che Israele ha il diritto di difendersi, che è il terrorismo dei palestinesi a generare morte e distruzione, anche se le dita sul grilletto appartengono a Moshe, Yosseph o, molto peggio, a Yehoudith. La mia infanzia è stata caratterizzata da un’educazione cristiana. I miei genitori, però, non si sono limitati ad insegnarci il rispetto quanto era accaduto agli ebrei nei lager: essi ci hanno trasmesso il senso del dolore profondo che loro stessi provavano. Ignari di quello che accadeva, avevano vissuto le leggi razziali con “disagio”, mai con il minimo sospetto di quello che accadeva in Germania. Mia nonna, siciliana, con noncuranza ci diceva di essere figlia di un’ebrea maltese, convertitasi per amore... Era tutto molto romantico, gli orrori della Shoà erano da dimenticare. Ero un bambino pieno di immaginazione, mi sono sempre figurato l’ultimo degli ebrei liberato da Aushwitz come un uomo dalla barba incolta e sporca, con uno sguardo quasi folle, ed un unico, GIUSTO, pensiero: “mai più tutto questo!”
Israele, la sua venuta al mondo, era il coronamento del suo sogno. Ma, ben presto, anzi, prima della (ri)nascita dello Stato di Davide si sarebbe accorto che il destino del suo popolo era legato alle loro forze, e solo alle loro. Se ne accorse quando, su una delle tante navi cariche di profughi ebrei, venne colpito a morte da un proiettile inglese. Ed il suo dolore fu maggiore di quello che sarebbe stato se fosse morto per mano dei tedeschi, che, almeno, avevano il coraggio di mostrare il loro volto, il loro odio.
Ho iniziato a scrivere questo mio intervento prima dell’uscita del nuovo numero di “Informazione corretta”: vi posso garantire, sul mio onore, che non sapevo dell’intervento di Cinthya Ozick sul “Corriere”.
È vero, lo dice un “Ariano” (non forse tanto, perchè ho caratteri molto mediterranei) che ha nulla a che spartire con Israele o l’ebraismo; NOI EUROPEI NON SIAMO DEGNI di commemorare il giorno della memoria. Siamo una massa di ipocriti antisemiti senza una ragione (almeno gli arabi dicono di averla).
Se l’antisemitismo non fosse un pregiudizio razziale, dovreste guardarvi solo dai nazisti, o dai loro eredi ideologici. Invece, Israele viene odiato da destra, come detto, e da sinistra.
Israele, gli ebrei, e, soprattutto l’ultimo, sconosciuto ed immaginario eroe di Aushwitz, hanno il diritto ed il dovere di difendersi da ogni attacco, non delegando nessuno a tale compito.
Una volta scongiurato il pericolo, però, Israele ha il dovere di riconoscere dignità agli arabi, favorire la nascita di uno Stato arabo e convivere pacificamente con essi.
Non dimentichi, Israele, che Abramo fu padre di Isacco ed Ismaele, e che Dio ha detto ad Agar, sua madre: “Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione”. Enzo Grillo
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