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La Stampa Rassegna Stampa
19.01.2009 Guerra a oltranza contro Israele
intervista a Mahdi Akef, capo dei Fratelli musulmani, ai quali Hamas è affiliata

Testata: La Stampa
Data: 19 gennaio 2009
Pagina: 4
Autore: Ibrahim Refat
Titolo: «Noi islamici non cesseremo mai di lottare»

Da La STAMPA del 19 gennaio 2009, un'intervista di Ibrahim Refat al leader dei Fratelli musulmani Mahdi Akef.
Quando Akef sostiene che il suo movimento rispetta gli ebrei e i cristiani, Refat manca di ricordargli che, in realtà, il fondamentalismo islamico accetta i "popoli del libro" solo in una condizione di subordinanzione politica e giuridica.
E che la carta di Hamas non accetta gli ebrei in nessun modo: ne prevede infatti lo sterminio.

A parte  questa, l'intervista è rivelatrice.

Ecco il testo: 

La «fratellanza musulmana» non demorde. Non passa giorno senza che organizzi manifestazioni e sit-in in tutto l’Egitto per protestare contro l’invasione israeliana di Gaza e contro la «resa» dell’Egitto di Mubarak, come la definisce il leader dei Fratelli musulmani, Mahdi Akef, che accusa il rais di imprigionare gli attivisti islamici solo perché partecipano alle proteste.
Qual è la posizione ufficiale dei Fratelli musulmani sulla tragedia di Gaza?
«Secondo noi, il massacro di Gaza è il risultato della dottrina delle bande sioniste che occupano la Palestina, e l’unica risposta adeguata deve essere la resistenza armata ad oltranza finché non lasceranno quelle terre da loro ingiustamente occupate. Se vogliono vivere con noi devono accettare di vivere in uno Stato palestinese…».
Naturalmente islamico?
«Uno Stato islamico, oppure uno Stato democratico e molticonfessionale, sarà il popolo a decidere».
Il vostro movimento sta spronando le autorità egiziane affinché apra i valichi con Gaza, ma a quale scopo? Inviare più aiuti umanitari, mandare combattenti islamici per Hamas oppure permettere ai palestinesi in fuga di rifugiarsi in Egitto?
«La nostra richiesta di aprire i valichi è moralmente legittima e prevista dal diritto internazionale. Vogliamo accelerare il transito degli aiuti e degli uomini. Quanto ai palestinesi credo che nessuno di loro voglia lasciare le loro terre per fuggire, anzi tutti vogliono combattere a fianco della resistenza».
Mubarak ha assunto una posizione molto severa verso lo Stato ebraico chiedendo il cessate il fuoco immediato e il ritiro delle truppe.
«Una reazione molto tardiva, dopo 22 giorni di massacri e bombardamenti. L’Egitto doveva prendere una posizione più risoluta, per esempio, espellendo l’ambasciatore israeliano, sospendendo il trattato di pace di Camp David e bloccando l’esportazione del gas verso Israele».
Si dice che a Mubarak non piace Hamas perché è una propaggine del vostro movimento?
«Questa è una politica miope. Hamas ha imparato molto da noi perché siamo stati il primo movimento islamico e abbiamo proseliti in tutto il mondo, compresa l’Italia. I Fratelli musulmani sono dappertutto e chi li avversa va contro la propria».
Questa crisi ha moltiplicato le divisioni nel mondo arabo?
«Lo stesso segretario generale della Lega Araba Amr Mussa ha dichiarato che i Paesi arabi sono vergognosamente divisi. Per esempio, l’emiro del Qatar ha convocato un vertice arabo per discutere la situazione a Gaza e cosa hanno fatto gli altri? lo hanno boicottato...».
Ritiene che l’offensiva israeliana a Gaza cambierà per sempre lo scenario politico nella regione?
«Penso di sì. Il solo fatto che la resistenza palestinese sia riuscita tenere testa a Israele malgrado tutta la sua potenza è una cosa onorevole che umilia i nostri nemici, a cominciare dagli Usa che ora complottano per cancellare questa vittoria».
L’Egitto afferma di non voler essere trascinato in un’avventura militare per via di Hamas.
«E’ solo un protesto. La verità è che il regime non è riuscito a mantenere una posizione onorevole in questa crisi, e viene ormai accusato di complicità da tutti. Non consente nemmeno di protestare per le strade contro i massacri di Gaza e arresta i manifestanti anziché lasciarli esprimersi liberamente come si fa in tutto il mondo».
I movimenti islamici cercano di trasformare questa crisi in un conflitto religioso? «No, noi rispettiamo gli ebrei cosi come rispettiamo i cristiani, ma non i sionisti che sono bande strumentalizzate dagli Stati Uniti e dall’Unione europea per sterminare gli islamici in Medio Oriente. Lo dimostra l’accordo siglato dal segretario di Stato Condoleezza Rice con la sua omologa israeliana Tzipi Livni per impedire il riarmo di Hamas».

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