Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Gli ebrei che combattono e il "cortocircuito" antisemita le riflessioni di Pierluigi Battista, a partire dal film "Defiance", su un gruppo di partigiani ebrei
Testata: Corriere della Sera Data: 19 gennaio 2009 Pagina: 26 Autore: Pierluigi Battista Titolo: «L'ebreo che combatte e i suoi (tanti) nemici»
Da pagina 42 de CORRIERE della SERA del 19 gennaio 2009, riportiamo l'editoriale di Pierluigi Battista "L'ebreo che combatte e i suoi (tanti) nemici ":
Uscirà nei prossimi giorni in Italia un film straordinariamente avvincente ma che è anche un'occasione per riflettere sui «cortocircuiti » della memoria europea denunciati su queste colonne da Piero Ostellino. Si intitola, diretto da Edward Zwick, «Defiance. I giorni del coraggio», ed è tratto dal libro «Gli ebrei che sfidarono Hitler» di Nachama Tec. I «giorni del coraggio» sono quelli vissuti dalla banda dei fratelli Bielski, che nel folto gelato dei boschi al confine tra la Bielorussia e la Polonia organizzarono dal 1941 la fuga e il combattimento di alcune migliaia di ebrei riusciti miracolosamente a mettersi in salvo dalla furia sterminatrice dei nazisti. La fuga e il combattimento, insieme: le vittime sacrificali si riorganizzarono in condizioni impossibili, si procurarono avventurosamente le armi, fronteggiarono la caccia dei segugi di Hitler, permisero a 1200 ebrei di resistere fino al 1944. Le vittime si ribellarono, non si chinarono rassegnate al macello, piansero i loro cari e i loro bambini massacrati, ma dovettero asciugare in fretta le loro lacrime per cercare la vendetta armata. Un episodio pressoché sconosciuto nelle storie tramandate dalla memoria dell'Olocausto. Di ebrei che si armarono durante lo sterminio si ricorda come esempio luminoso e apocalittico la disperata resistenza del ghetto di Varsavia. Non quello dei fratelli Bielski che si nascosero nella vegetazione inaccessibile dei boschi dopo che i nazisti, coadiuvati dai volenterosi carnefici del collaborazionismo locale, avevano fatto scempio di città e villaggi. Il più grande dei Bielski aveva perduto la moglie e la figlia di pochi mesi nella strage di oltre 4.000 ebrei del ghetto di Novogrudok. Esercitò il pugno di ferro sui superstiti del massacro, armò donne e anziani, capitanò spedizioni cruente per rappresaglia sugli aguzzini locali e le loro famiglie che si erano prestati alla delazione. Requisì con la violenza il cibo nei villaggi per il popolo della foresta che aveva costruito rifugi sottoterra da abbandonare precipitosamente ogni volta che i nazisti circondavano i nascondigli. Non fu tutto fulgido e luminoso nella resistenza dei tre anni che «Defiance» racconta senza edulcorazioni e sensi di colpa. Ma ogni battaglia vera non è immune dalle atrocità e quello fu il momento degli ebrei che accettarono una battaglia che non aveva quasi nessuna possibilità di essere vinta. L'Occidente ha indugiato per decenni con l'immagine degli ebrei che si avviarono docili come agnelli allo sterminio, e su quest'immagine ha alimentato il pianto di cordoglio per l'ebreo remissivo nel suo ruolo di vittima, insieme alla malcelata avversione per l'ebreo combattente che affronta armi in pugno chi lo vuole annichilire. E quella remissività (al limite della complicità con il carnefice) fu la vera questione che accese attorno alle considerazioni di Hannah Arendt sulla «banalità del male» l'ostilità dell'opinione pubblica ebraica e israeliana. Gli ebrei che combattono sono il bersaglio del governo catalano che vuole ridimensionare le celebrazioni del «Giorno della memoria» per protesta contro l'intervento militare di Israele a Gaza. Il terribile cortocircuito nasce nella storia raccontata da «Defiance»: solo i veri cinici non riescono a capirlo.
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