La politica estera di Barack Obama e Hillary Clinton riterrà inaccettabile un Iran nucleare
Testata: Il Foglio Data: 15 gennaio 2009 Pagina: 3 Autore: Christian Rocca Titolo: «La diplomazia muscolare di Hillary»
Da pagina 3 de Il FOGLIO del 14 gennaio 2009, "La diplomazia muscolare di Hillary" di Christian Rocca:
New York. Hillary Clinton, ieri mattina, si è presentata alla commissione Esteri del Senato per spiegare agli ex colleghi di Washington la politica estera che, per conto di Barack Obama, sarà pronta a condurre una volta che la sua nomina a segretario di stato verrà confermata dalla Camera alta del Congresso. L’esito è scontato, Hillary Clinton guiderà la diplomazia obamiana, anche i repubblicani voteranno a suo favore malgrado le punzecchiature di un paio di senatori sui finanziamenti milionari che la fondazione di suo marito, Bill Clinton, ha ricevuto da molti governi stranieri, in particolare islamici e mediorientali. Hillary ha specificato che la linea politica sarà dettata da Obama, ma la prima elaborazione ufficiale del nuovo approccio obamiano alle questioni internazionali è sembrata molto simile a quello di Bill Clinton nella retorica e, quando è entrata nel dettaglio, non particolarmente diversa da quello di George W. Bush. Hillary ha proposto una miscela di diplomazia muscolare e di tutela degli interessi americani, di principi e di pragmatismo. La filosofia è quella classica internazionalista: “L’America non può risolvere da sola i più importanti problemi del mondo e il mondo non li può risolvere senza l’America”, “dobbiamo dare l’esempio, non dettarlo”. L’America di Obama e di Hillary non sarà ideologica e farà della diplomazia “l’avanguardia della sua politica estera”, senza però escludere l’uso della forza come ultima risorsa. Hillary ha posto grande enfasi sulle armi di distruzione di massa e ha insistito sullo “smart power”, cioè sull’esercizio intelligente del potere americano: “Credo che sia mancata la leadership americana – ha detto Hillary in una delle rare critiche all’attuale Amministrazione – ma credo anche che sia ancora richiesta”. La Clinton ha assicurato che l’apparato diplomatico riacquisterà il peso strategico, specie nelle operazioni di nation building, grazie anche alla collaborazione del segretario alla Difesa Bob Gates. Hillary cercherà il sostegno delle Nazioni Unite “ogni volta che sia possibile e adatto”, ma è anche pronta “a lavorare con gli amici che la pensano come noi” – una forma aggiornata della coalizione dei volenterosi di Bush – quando le istituzioni internazionali “non lavorano bene, come sul Darfur”. Hillary ha cercato di non entrare nel merito delle questioni più importanti, anche perché Obama non si è ancora insediato, ma quando non le è stato possibile sviare o rimandare ha spiegato che sull’Iraq la linea d’azione sarà quella già stabilita dal “governo americano”, cioè da Bush, e dagli iracheni, malgrado le differenze rispetto al calendario di ritiro promesso da Obama in campagna elettorale. In Afghanistan, ha spiegato Hillary, saranno inviati i soldati a poco a poco rientrati dall’Iraq. Hillary si impegnerà a cercare un accordo di pace in medioriente, consolidando le relazioni con i paesi islamici amici e facendo pressioni sull’Iran e sulla Siria perché rinuncino a sostenere il terrorismo e, nel caso di Teheran, anche il programma nucleare. La risposta più importante è arrivata a una domanda di John Kerry che le chiedeva di specificare la posizione della prossima Amministrazione sul nucleare iraniano: “Pensate che un Iran nucleare sia inaccettabile – ha chiesto Kerry – o soltanto non desiderabile”. Hillary, citando Obama, ha risposto: “E’ inaccettabile, useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per evitarlo, nessuna opzione è esclusa”.
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