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La Stampa Rassegna Stampa
15.01.2009 L'ambigua risposta di Barbara Spinelli
che continua adi ingannare i lettori

Testata: La Stampa
Data: 15 gennaio 2009
Pagina: 28
Autore: Emanuel Segre Amar - Barbara Spinelli
Titolo: «Il faredello di Barbara Spinelli»
Riportiamo una lettera di Manuel Segre Amar e la risposta di Barbara Spinelli, pubblicati da La STAMPA del 15 gennaio 2009.
Da parte nostra notiamo che Barbara Spinelli risponde in modo evasivo e fuorvianti praticamente su tutti i punti sollevati da Segre Amar.
La sua citazione della parole di Olmert nell'articolo "Il fardello dell'uomo israeliano" resta decontestualizzata e e fuorviante: esse non possono essere utilizzate per condannare un'azione contro un gruppo terroristico che non riconoscendo il diritto all'esistenza di Israele non è un interlocutore di pace.
Ambiguo resta anche il riferimento alle parole di Yehoashua, piegate ad appoggiare una tesi che non è dello scrittore.
E ambiguo, oltre che fuorviante, il passaggio sul 1948, che induceva i lettori non famigliari con la storia del conflitto a credere che Israele contrallasse Gaza da quell'anno  e non, come invece è, solo dal 67.

Ecco il testo:



Barbara Spinelli nell’articolo Il fardello dell’uomo israeliano di domenica scorsa travisa la realtà dei fatti.
1) Olmert non ha mai preso in considerazione di trattare con i terroristi di Hamas, i quali non potrebbero neanche sedersi in conferenze internazionali per discutere di eventuali accordi col «nemico sionista» (art. 34 ed altri dello statuto di Hamas). Gli ebrei sono solo i primi nemici da sconfiggere, poi arrivano «quelli della domenica», cioè i cristiani.
2) A.B. Yehoshua: Spinelli travisa il suo pensiero. I lettori de La Stampa ne hanno letto gli articoli, e sanno come la pensa (ha scritto che lo Stato di Israele non poteva continuare a ricevere migliaia di razzi senza reagire; è la stessa posizione anche di Amos Oz e David Grossman).
Hamas voleva la guerra, Israele non poteva più trattenersi, il primo dovere di uno Stato è proteggere la vita dei propri cittadini. Hamas usa i civili come scudi umani (video disponibili in abbondanza, anche da TV arabe) ed è responsabile delle conseguenze di questi crimini di guerra.
3) Le frontiere: sono state chiuse, da Israele come dall’Egitto, perché nessuno ha trovato un’alternativa per ridurre i pericoli posti da Hamas ai paesi confinanti. L’Egitto si tiene a distanza perché Hamas è un pericolo per la sua sicurezza interna.
4) Gaza: stupisce che una giornalista che si occupa di storia commetta errori grossolani come fa la Spinelli quando scrive che gli abitanti erano lì perché «cacciati» da Israele nel 1948. Lo riconosce lo stesso Abu Mazen che questo è falso. Solo nel 1967, dopo la guerra dei 6 giorni, Israele si è trovata a «gestire» Gaza, dopo che l’Egitto rifiutò di riprenderne il controllo.
Con questo articolo la Spinelli richiama il suo non dimenticato «discolpati ebreo», parola che viene oggi sostituita con «israeliano». Un articolo di bassa propaganda, in linea con quanto abitualmente scrive per dare un’immagine di Israele che contraddice la realtà della democrazia israeliana.
EMANUEL SEGRE AMAR, TORINO

VICE PRESIDENTE ASSOCIAZIONE ITALIA ISRAELE
La mia interpretazione dell’intervista di Olmert non è veramente messa in causa da questa lettera (il lettore che voglia consultarla la troverà sul New York Review of Books del 4-12-08, sotto il titolo «The Time Has Come to Say These Things»). Non ho mai scritto che Olmert vuol negoziare con Hamas. Ho ricordato precise sue parole, secondo cui è venuta l’ora per lo Stato d’Israele di addossarsi il “proprio fardello di colpa”, di smettere il ricorso esclusivo alle soluzioni militari, di restituire tutti o quasi tutti i territori, dando ai Palestinesi “l’equivalente di quel che Israele terrà per sé”. Non è neppure messa in causa, dalla lettera, l’uccisione di un numero del tutto sproporzionato di civili nella guerra a Gaza. Né son state travisate da parte mia le dichiarazioni di Yehoshua, tanto è vero che ho scritto testualmente: pur chiedendo la tregua, Yehoshua difende la sproporzione nella risposta militare israeliana, ritenendola dunque implicitamente necessaria. Posizione che non condivido. È sui libri di storia che si legge come la grande maggioranza degli abitanti di Gaza appartengano a famiglie che non vivevano a Gaza, ma in villaggi esterni come Ashkelon e Beersheba. È in seguito alla guerra del 48 che queste famiglie si sono spostate a Gaza.Infine: la parola “bassa propaganda” dovrebbe essere usata con cautela. La critica può esser errata o sgradita, ma identificarla automaticamente con bassa propaganda – dunque con il fiancheggiamento di Hamas – perverte la politica e l’intelletto.
B. S.

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