Il lamento del prepuzio Shalom Auslander
Traduzione di Elettra Caporello
Guanda Euro 16
Con i dovuti distinguo al nostro eroe ben si addice quella vecchia storiella del rabbino che, beccata la moglie a letto con l’idraulico, scuote il capo e fa schioccare la lingua contro il palato, dicendo sommessamente: “Mia cara, si comincia così e si finisce con il fumare di sabato…” – attività questa notoriamente proibita dalle regole del riposo festivo. Ma il nostro eroe ha per il momento un’idea assai vaga di quel che possa fare un idraulico con la prosperosa moglie del rabbino. E quanto a fumare, ci arriverà eccome – dedicandovisi con accanimento terapeutico, senza disdegnare nulla, proprio nulla di fumabile – ma più avanti nella storia.
Per il momento, cioè al principio de “Il lamento del prepuzio” (in uscita per Guanda nella brillante traduzione di Elettra Caporello), il piccolo Shalom – e il suo prepuzio mancante – belano appena. Mugolano un’incerta protesta, rivolta però a un destinatario tutt’altro che ignoto. Anzi ben chiaro. Si tratta per la precisione del “responsabile del Dipartimento addetto alla castigazione ironica”: “Il tizio di cui mi parlavano, però, è ancora in circolazione. Non me lo scrollo di dosso. Ho letto Spinosa. Ho letto Nietzsche. Ho letto il “National Lampoon”. Non è servito. Vivo con Lui ogni giorno e lo scruto: è ancora arrabbiato, ancora vendicativo, ancora – eternamente – incazzato. “L’uomo fa piani” dicevano i miei genitori “e Dio se la ride”. “Quando meno te l’aspetti” ammonivano i miei insegnanti “aspettatelo”.
Il piccolo Shalom è il terzo figlio di una famiglia americana molto, molto ortodossa. Mentre il rabbino Blonsky è un sacco preoccupato per il popolo ebraico, lui ha nove anni ed è un sacco preoccupato per il popolo ebraico di casa sua: un padre bravo a lavorare di mani (il che è una specie di tara, dentro un mondo che sublima il cervello e basta) e ad attaccarsi alla bottiglia, una madre con un vasto assortimento di giocattoli erotici sotto il letto, un fratello irriverente, una sorella con tendenza all’obesità mugugnosa.
Fuori di casa, il mondo di Shalom è fatto tutto di ebrei nerovestiti e molto devoti. E sopra la testa, sopra la papalina e il cappello nero a larghe falde, c’è Lui, quel Dio beffardo che, dal principio alla fine, resta l’ossessione irrisolta. Tanto che a un certo punto della storia, anzi piuttosto presto, il piccolo Shalom decide di vedere l’effetto che fa provare a trasgredire i Suoi comandamenti. Tutti, uno per uno, cominciando dai più trascurabili (si fa per dire) e arrivando a quelli ineludibili. Proprio come finirà per fare la prosperosa moglie del rabbino.
Il piccolo Shalom inizia con l’impappinarsi durante una spassosa, irresistibile gara scolastica di benedizioni, passa per i poco kasher hamburger del fast food, un’indefessa attività masturbatoria (nella migliore tradizione rothiana), l’uso disinvolto di mezzi di locomozione durante il sabato. E finisce con il dubbio atroce se circoncidere o meno il figlio nascituro, sulla sorte del cui prepuzio conviene lasciare al futuro lettore il beneficio della suspense. Ma il piccolo e poi adulto Shalom trasgredisce soprattutto con le parole. Apostrofa Dio mettendolo di fronte a verità incontrovertibili, gli rinfaccia una prevedibile impeccabile, malgrado l’estro nell’escogitare sempre nuovi metodi di castigazione ironica.
“Il lamento del prepuzio” è una geremiade dei nostri tempi, un ritratto piccolo borghese in salsa yiddish, ricco di situazioni paradossali e momenti di umorismo puro. Il piccolo Shalom diventerà un adulto geniale e un po’ psicopatico, in rotta con le radici ma neanche tanto, ansioso fino allo spasimo e quasi complice di quel Dio che tanto detesta.
Ne risulta un romanzo esilarante, trasgressivo ma accorato, intelligente e sofferto. Auslander è formidabile nel riconoscere tutti i difetti ebraici, e sa bene che per farlo gli basta guardarsi allo specchio.
L’autore. Shalom Auslander è molto parco, in fatto di notizie su se stesso. Sul suo sito personale, www.shalomauslander.com si trova ricco materiale bibliografico, ma nulla è detto della sua vita. Forse perché sta già dentro e intorno ai libri che scrive. Comunque, è nato e cresciuto a Monsey, New York, in un ambiente ebraico rigidamente ortodosso. Collabora regolarmente a “The Guardian”, “Esquire” e “Jewish Quarterly”. Scrive talvolta anche per il “New York Times” e lavora per il programma radiofonico “This American Life”. Nel 2005 ha pubblicato il suo primo libro “Beware of God”, una raccolta di racconti. E’ sposato e ha un figlio. Il romanzo “Il lamento del prepuzio” (“Foreskin’s Lament”, scritto nel 2007), uscirà da Guanda il 15 gennaio.
Elena Loewenthal
Tuttolibri – La Stampa