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Informazione Corretta Rassegna Stampa
12.01.2009 Colpire al cuore per imbrogliare la mente
la disinformazione sul conflitto Israele-Hamas nella riflessione di Emanuel Segre Amar

Testata: Informazione Corretta
Data: 12 gennaio 2009
Pagina: 1
Autore: Emanuel Segre Amar
Titolo: «Disinformazione continua»
Una corretta informazione significa raccontare tutto quello che sia di
interesse per il lettore, lasciando all'individuo la valutazione personale.
Una informazione non corretta è, ad esempio, quella che fa una cernita di
quali notizie trasmettere, a seconda dell'impatto che queste possono avere
sul lettore. Si sceglierà così di censurare fatti che sono contrari al
messaggio che si vuole trasmettere, quando addirittura non si arriverà ad
inventarne al solo scopo di perseguire un ben preciso fine politico.
Primo esempio concreto è quello delle immagini che ciascuno di noi vede sul
proprio quotidiano, già in prima pagina. Queste sono accuratamente
selezionate in modo da influenzare la posizione del
singolo lettore. E questo può diventare molto scorretto.
Ad esempio si sceglie spesso di far vedere, dalla parte di Israele, solo
soldati con i loro sofisticati strumenti di offesa, in azioni più o meno
correttamente descritte. Ma Israele non è solo questo. Israele è anche il
paese da 8 anni sotto attacco dei missili di Hamas ,  ai quali ha
volutamente preferito non rispondere per lungo tempo. Israele è anche il
paese dove le scuole, gli ospedali e tante altre strutture pubbliche hanno
dovuto essere protette con enormi scudi di cemento armato; e anche questi,
ovviamente, non sono sempre sufficienti. Ma queste immagini, pur
disponibili, non le vedremo nella prima pagina di quotidiani a grande
diffusione come Repubblica e La Stampa. Israele è ' il paese dove un milione di
cittadini deve dormire nei rifugi, nei quali è pure abituato a rintanarsi
ogni volta che risuona il lugubre allarme. Ed Israele è anche il paese dove
si contano morti, i feriti e le persone traumatizzate, che non devono però fare
notizia sui nostri media.
Dall'altra parte Gaza è anche il paese dal quale si lanciano missili da 8
anni, usando rampe di lancio situate anche sopra le scuole o sui tetti di
case private. Le rampe di lancio, durante le azioni, sono ben protette con
scudi umani, portati sul posto con le buone o con le cattive, a seconda dei
casi, da quelli che noi vogliamo chiamare con il loro nome: terroristi. Anche queste immagini sono
disponibili per le direzioni dei giornali. Ma esse preferiscono farci vedere
solo donne e bambini urlanti e spaventati, incuranti del fatto che le
fotografie pubblicate siano spesso vecchie di anni, oppure create in appositi sets
fotografici. Se si considera il valore economico che tali immagini
hanno per chi le ha scattate, non possiamo stupirci che si creino dei veri e
propri set fotografici dove i fotoreportes sono convocati in massa per
scattare quelle fotografie che poi faranno il giro del mondo. Il guadagno è
assicurato per tutti, e, intanto, l'immagine di Hamas vittima e di Israele
nazista circolerà con la massima diffusione.
Siccome poi chi sceglie le fotografie non ha né èinteressato ad avere una
conoscenza precisa di quanto avviene sul campo, né, peggio, è interessato
 alla correttezza dell'informazione, ma solo a come influenzare il
lettore, succedono con assoluta regolarità "incidenti del mestiere" che gli
addetti ai lavori non possono non scoprire. Cito, come esempio, l'immagine
del morto che scappa scendendo dalla barella durante il suo funerale
all'arrivo di un elicottero israeliano; oppure quella del piccolo Al Doura
che, alla fine della sparatoria creata in un vero e proprio set
cinematografico alza la testa e chiede al padre se è finita, salvo essere
poi presentato a tutto il mondo come vittima delle armi israeliane; o quella
del poliziotto israeliano che urla con un manganello in mano di fianco ad un
povero palestinese appena colpito alla testa (dal suo manganello, vuol
significare questa immagine!): salvo poi scoprire, grazie alla testimonianza
del padre di questo povero ferito che no, non di palestinese si tratta, ma
di un ebreo americano colpito da arabi e difeso da quel poliziotto
israeliano. Ma intanto, nei quotidiani di mezzo mondo, il poliziotto
israeliano è stato rappresentato come il cattivo aggressore e non come
l'uomo d'ordine che compie correttamente il proprio lavoro in difesa di un
cittadino ferito.
Ancora oggi stesso sono state inviate nei circuiti internazionali le
immagini di una scuola di Gaza imbottita di esplosivi comandati a distanza
da fili che, per fortuna, Tsahal ha scoperto in tempo. Non ne vedremo le
immagini né la descrizione su Repubblica e La Stampa di domani. Tsahal,
infatti, grazie alla sua opera è riuscita a disinnescare quella bomba
preparata da Hamas in stretto contatto con una quantità di bambini. Bambini
salvati da Israele, e non sacrificati da Hamas. Così come non leggeremo né
vedremo le fotografie dell'asilo di Ashdod colpito, anche questo oggi, dai
missili di Hamas. E non leggeremo che le tre ore di tregua umanitaria che
Israele concede ogni giorno servono, agli uomini da Hamas, per lanciare i
propri missili sui civili israeliani con la certezza di poter poi scappare
senza il rischio di essere colpiti dalla reazione "sproporzionata" di
Tsahal.
L'importante è che Israele passi sempre come l'aggressore, e che non si veda
quel che sta subendo (quale altro stato al mondo avrebbe sopportato per così
lungo tempo?). I palestinesi, invece, devono essere SOLO E SEMPRE le povere
vittime, intente a piangere i propri morti non avendo che pietre e fionde
per combattere contro aerei e carri armati.
Ma questa non è informazione corretta, ma piuttosto DISINFORMAZIONE
CONTINUA.
Emanuel Segre Amar

http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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