Perché è infondata l'accusa a Israele di "sproporzione" un articolo di Benjamin Netanyahu pubblicato dal Wall Street Journal
Testata: Il Foglio Data: 09 gennaio 2009 Pagina: 3 Autore: Benjamin Netanyahu Titolo: «“La nostra reazione? Avremmo dovuto lanciare seimila razzi indiscriminatamente su Gaza?”»
Da Il FOGLIO del 9 gennaio 2009:
Immaginate di avere una sirena che vi dà trenta secondi per trovare riparo prima che un razzo Qassam cada dal cielo ed esploda, schizzando le sue schegge letali in ogni direzione. Ora immaginate che questo accada giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Se riuscite a immaginare tutto questo, potete cominciare a capire il terrore al quale sono stati sottoposti centinaia di migliaia di israeliani. Tre anni fa Israele si è ritirato da ogni centimetro quadrato della Striscia di Gaza. E da allora i nostri civili sono stati bersagliati da oltre seimila razzi e colpi di mortaio sparati dalla Striscia di Gaza. Di fronte a questo bombardamento incessante, Israele ha agito con un ritegno tale che altri paesi, se si fossero trovati davanti a una simile minaccia, avrebbero fatto fatica a capire. Alla fine, il governo di Israele ha deciso di rispondere. Perché questa operazione abbia successo, dobbiamo prima di tutto avere chiarezza morale. Non c’è nessuna equivalenza morale fra Israele – una democrazia che cerca la pace e ha nel suo mirino i terroristi – e Hamas – un’organizzazione terroristica sostenuta dall’Iran che cerca la distruzione di Israele e ha nel mirino gli innocenti. Nel lanciare gli attacchi di precisione contro le rampe di lancio dei missili, i quartieri generali, i depositi di armi, i ANNO XIV NUMERO 8 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERDÌ 9 GENNAIO 2009 tunnel per il contrabbando e i campi di addestramento di Hamas, Israele sta cercando di ridurre al minimo le vittime civili. Ma Hamas attacca deliberatamente i civili israeliani e deliberatamente si nasconde dietro ai civili palestinesi – un crimine di guerra doppio. I governi responsabili fanno del loro meglio per ridurre al minimo le vittime civili, ma non garantiscono l’immunità ai terroristi che usano i civili come scudi umani. La comunità internazionale può di tanto in tanto condannare Hamas per aver messo a repentaglio la vita dei civili palestinesi, ma se poi ritiene Israele responsabile per le vittime che ne conseguono, allora Hamas e le altre organizzazioni terroristiche continueranno sempre ad usare questa abominevole tattica. L’accusa, rivolta a Israele, di utilizzare una forza sproporzionata è ugualmente infondata. La proporzione per caso esige che Israele risponda indiscriminatamente lanciando seimila razzi su Gaza? Richiede un uguale numero di vittime da entrambe le parti? Usando tale logica, si arriverebbe alla conclusione che gli Stati Uniti abbiano usato una forza sproporzionata contro la Germania perché i tedeschi morti nella Seconda guerra mondiale sono venti volte il numero dei caduti americani. Nella stessa guerra, la Gran Bretagna ha risposto al lancio di migliaia di razzi sulla sua popolazione con il bombardamento massiccio delle città tedesche. La risposta misurata di Israele al fuoco dei missili sulle sue città è arrivata sotto forma di attacchi chirurgici. Per stanare ancor di più i terroristi di Hamas in modo da ridurre al minimo le vittime civili palestinesi, l’esercito israeliano ora è impegnato in un’operazione di terra che mette in grande pericolo i suoi soldati. Il bombardamento a tappeto delle città palestinesi è un’opzione che nessun leader israeliano prenderà in considerazione. L’obiettivo di questa missione dovrebbe essere chiaro: mettere fine alla serie di attacchi missilistici in corso e cancellare la futura minaccia di tali attacchi. L’unico cessate il fuoco o l’unica iniziativa diplomatica che dovrebbe essere accettata è quella che permetta di raggiungere questo doppio obiettivo. Se i nostri nemici credevano che l’opinione pubblica israeliana si sarebbe divisa alla vigilia delle elezioni del 10 febbraio si sbagliavano. Quando si tratta di esercitare il nostro diritto fondamentale all’autodifesa, non esiste nessuna opposizione e nessuna coalizione. Siamo uniti contro Hamas perché sappiamo che soltanto sconfiggendo Hamas potremo dare al nostro popolo la sicurezza e la speranza di una pace futura. Combattiamo per difenderci, ma facendo così stiamo anche combattendo un’ideologia fanatica che cerca di rimuovere il corso della storia e di trascinare il mondo civilizzato in una nuova era oscura. La lotta tra l’islam militante e la modernità – sia essa combattuta in Afghanistan, in Iraq, in India o a Gaza – deciderà il futuro di tutti noi. E’ una battaglia che non possiamo permetterci di perdere.
Per inviare la propria opinione al Foglio cliccare sulla e-mail sottostante lettere@ilfoglio.it