Due interessanti articoli da pagina 15 di LIBERO dell'8 gennaio 2009
"Terroristi nella scuola colpita, l'esercito tira fuori le prove", di Marco Gorra
Nazioni unite contro Israel Defence Force. Il caso è quello della scuola Onu nel campo profughi di Jabaliya bombardata da Tsahal l’altro ieri: una quarantina di vittime civili - principalmente donne e bambini - e cinquantacinque feriti. Da un lato l’esercito che sostiene di avere risposto al fuoco dei mortai dei miliziani di Hamas asserragliatisi all’interno dell’istituto. Dall’altro l’Onu, a ribadire che, nelle loro scuole, i terroristi non mettono piede. Delle due l’una.
Prima la versione dell’Onu. Che parla attraverso l’Unrwa, l’agenzia del Palazzo di Vetro specificamente creata per occuparsi dei rifugiati palestinesi e balzata agli onori delle cronache nel 2004 per avere utilizzato ambulanze per trasportare razzi Qassam. Il responsabile dell’Unrwa per la scuola colpita, Christopher Gunness, si dice sicuro «al 99,9%» che all’interno dell’istituto non ci fosse nessun guerrigliero (il vicepresidente dell’agenzia, l’italiano Filippo Grandi, ha dichiarato ai tg nazionali che Israele non avrebbe dovuto sparare nemmeno se i terroristi ci fossero stati, là dentro). L’Onu ha fatto domanda per un’inchiesta internazionale sull’accaduto.
Ora la versione di Israele. Il comando di Tsahal ha recuperato - documentando fotograficamente le operazioni - diversi mortai all’interno della scuola. Ha fornito le generalità di due alti quadri di Hamas rimasti uccisi nell’operazione: Imad Abu Askhar e Hassan Abu Askhar. Ha dimostrato come nella scuola ci sia stata una serie di esplosioni dopo l’assalto dell’esercito, il che significa che all’interno della scuola non poteva non esserci materiale esplosivo che si è innescato a seguito dell’intervento dell’artiglieria israeliana. Ha dimostrato che quella scuola era da tempo una base occulta per i miliziani di Hamas. Già nell’ottobre del 2007 i guerriglieri avevano usato i locali dell’istituto come trincea (c’è anche il video su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=zmXXUOs27lI). «Dobbiamo fare i conti con una situazione parecchio difficile», ha spiegato alla radio militare israeliana il generale Avi Benayahu, «dal momento che Hamas usa la gente di Gaza come fossero dei giubbetti antiproiettile».
E non è detto che diventare scudi umani sia il destino peggiore per un abitante di Gaza City. Nell’ultima settimana almeno sei palestinesi sono stati uccisi per rappresaglia da Hamas (tre di loro, fratelli, in un’esecuzione pubblica) con l’accusa di collaborazionismo con Israele.
"L'Unione europea trasmette la TV di Hamas", denuncia un breve articolo non disponibile su internet.
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