Dopo giorni di odio antisraeliano, arriva anche Angelo D'Orsi nella rubrica delle lettere del quotidiano torinese
Testata: La Stampa Data: 08 gennaio 2009 Pagina: 28 Autore: Angelo D'Orsi Titolo: «Appello contro l’attacco a Gaza»
Angelo D'Orsi, noto organizzatori di festival "storici" di propaganda antisraeliana, ha inviato una lettera di odio e propaganda a La STAMPA, che l'ha prontamente pubblicata senza un commento. Non c'è da stupirsi, visto che questo giornale nei giorni scorsi ha pubblicato una lunga teoria di lettere antisraeliane e, in alcuni casi, apertamente antisemite, ignorandone sistematicamente altre di opposto tenore, facendo un'eccezione soltanto il 7 gennaio, pubblicando una lettera a favore di Israele inviata a Lucia Annunziata.
Ecco il testo di D'Orsi, degno coronamento di questa raccolta di incitamenti all'odio, non degna di un giornale che si pretende serio:
La guerra in corso è tutt’altro che improvvisata: come nell’estate 2006, un pretesto fu trovato nella cattura di un soldato israeliano da parte di Hezbollah, per l’infelice attacco al Libano, oggi il pretesto sono i razzi Kassam sparati da Gaza. Questa guerra che gli stolti salutano come benefica, sta portando nuove morti, nuove distruzioni, nuove sofferenze, allontanando ogni possibile pace. Chiediamo a quanti operano nei nostri ambienti di impegnarsi, con tutti i mezzi, per denunciare l’occultamento e il capovolgimento della verità che asseconda la campagna propagandistica israeliana: oggi, più che mai, la propaganda non è un semplice strumento di guerra: è essa stessa guerra. E nell’asimmetria delle «nuove guerre», questa scatenata da Israele passerà alla storia come la guerra ai bambini. Sono più di 100 i morti, su oltre 500 vittime dell’attacco. Per tacere dei feriti, destinati alla morte per mancanza di cure, a seguito dell’embargo prima, della guerra oggi. Ci rimane lo strumento della denuncia affinché davanti all’informazione manipolata e corriva, abbia libero corso il sapere critico. All’intellettuale spetta il compito, se vuole salvare non la «genialità», ma la «dignità», di gridare sui tetti la verità. Anche se servisse a poco, non possiamo rimanere inerti, complici o succubi, davanti alle immagini che ci giungono da Gaza, alle carni martoriate di quei bimbi innocenti, alle macerie fumanti di una comunità che non si arrende, e che perciò rischia l’annientamento. Alla guerra di aggressione, si contrappone la guerra di sopravvivenza. Si possono avere dubbi? Si può essere «equidistanti»? E, soprattutto, si può tacere? Il testo completo dell'Appello e le adesioni di oltre mille firmatari sono su www.historiamagistra.it ANGELO D’ORSI SEGUONO
OLTRE MILLE FIRME
Di seguito, due lettere pubblicate il 5 gennaio:
Pensiero blasfemo
su Israele Ancora una strage d’innocenti a causa delle devastanti bombe israeliane. Gli Israeliani seminano terrore e morte forse a causa della loro paura, o forse per ragioni meno nobili di una giusta paura. Credo però che il peggior torto che possono fare a tutti gli ebrei del mondo sia quello di spingere un genitore palestinese, che ha visto il proprio bimbo maciullato dalle bombe, a pensare: forse la follia di Hitler non era follia. Una sorta di bestemmia. Ma chissà se lo stesso assurdo blasfemo pensiero non sia venuto anche a qualche ebreo d’Israele? VERONICA TUSSI Boicotterò Tel Aviv
e la sua economia Di fronte all’immobilismo internazionale complice dell’attuale eccidio dei Palestinesi di Gaza; alla manipolazione dell’informazione che continua a propinarci il massacro in atto da parte d’Israele come necessaria «risposta» indirizzata «ad Hamas» e non alla popolazione palestinese; alle reiterate proclamazioni di vicinanza ad Israele anche in questa orribile e sanguinaria congiuntura fatte dal ministro degli Esteri italiano; alla indifferenza imbarazzata dell’opposizione, con qualche blanda e sonnolenta presa di posizione; al rifiuto di accettare osservatori internazionali, come già fu qualche anno fa durante i massacri perpetrati da Israele a Jenin; all’ignavia dell’Europa, che ha voluto attendere che Israele potesse fare un po’ di carneficina prima di fingere d’intervenire, per poi mostrare ai «sudditi» elettori che riuscirà a «moderare»(!) la furia, in parte giusta(!), israeliana; boicotterò non solo i prodotti israeliani, ma anche gli esercizi commerciali che li vendono. Li boicotterò finché non saranno inviati consistenti e permanenti nuclei di osservatori internazionali a Gaza, in Cisgiordania ed in Israele e dopo la totale cessazione dell’intervento militare israeliano a Gaza. FLAVIA LEPRE, NAPOLI Adesso il rischio
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