venerdi 22 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.01.2009 Sergio Romano cattivo interprete di Sergio Della Pergola
che utilizza per confermare il proprio pregiudizio

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 gennaio 2009
Pagina: 37
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Israele, logica della guerra e logica della demografia»
Non è vero, come sostiene Sergio Romano sul CORRIERE della SERA del 7 gennaio 2009, che gli insediamenti israeliani in Cisgiordania si siano moltiplicati dopo il ritiro israeliano da Gaza. Gli insediamenti hanno avuto un incremento naturale di popolazione, non ne sono stati creati di nuovi
Inoltre, la citazione di Della Pergola che chiude il testo di Romano, estrapolata dal contesto, dà un'impressione sbagliata: che per lo studioso italo-israeliano la responsabilità del mancato ritiro israeliano dalla Cisgiordania sia da addebitarsi essenzialmente alla mancanza di previdenza dei governanti israeliani.
Della Pergola, in realtà, sa perfettamente che dopo il ritiro da Gaza Hamas ha preso il potere e hafatto della Striscia la base di continui attacchi a Israele. E che con ogni probabilità lo stesso sarebbe avvenuto in seguito a un ritiro dalla Cisgiordania.
Se la visione di Sharon, che voleva la nascita di uno Stato palestinese per conservare il carattere a un tempo ebraico e democratico di Israele, non si è realizzata, lo si deve al terrorismo, non al governo israeliano, eletto proprio per realizzare il programma di disimpegno dai territori.

Ecco il testo:


Ci sono dati sulle natalità che fanno pensare. Leggo in un articolo di Benny Morris sul
Corriere che la guerra in Israele si consumerà non sul campo di battaglia, ma in campo demografico, dove gli arabi si sono già assicurati la vittoria: il tasso di natalità tra gli arabi israeliani è tra i più elevati al mondo, con 4-5 figli per famiglia (contro i 2-3 figli per famiglia tra gli ebrei).
Gli esperti sono convinti che a questo ritmo verso il 2040 o il 2050 gli arabi rappresenteranno la maggioranza della popolazione israeliana. E nel giro di cinque-dieci anni gli arabi (gli arabi israeliani sommati a quelli che risiedono in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza) formeranno la maggioranza della popolazione in Palestina, il territorio che si estende tra il fiume Giordano e il Mediterraneo. In Italia invece la popolazione cresce grazie agli immigrati. Siamo arrivati a quota sessanta milioni. Nel 2008 ogni sette bambini ne è nato uno straniero, e tra pochi anni è previsto che il rapporto diventi di uno a cinque. Entro il 2020, il numero totale degli stranieri sul nostro territorio potrebbe raddoppiare. Intanto i cittadini italiani invecchiano; muoiono di meno, ma vivono peggio.
Per questo abbiamo tanto bisogno dell'assistenza da parte di stranieri e straniere: oggi in Italia lavorano 650 mila medici e infermieri italiani a fronte di 700 mila badanti quasi tutte straniere.
In Italia avremo senza dubbio italiani un po' più «abbronzati», che sapranno parlare almeno due lingue: quella dei loro nonni e la nostra se non anche un dialetto; mangeranno sicuramente i nostri spaghetti e pietanze con tutte le conseguenze e per altro diventeranno anche europei.
Per Israele sarà diverso: gli arabi non diventeranno ebrei, e rimanendo forse israeliani con la loro democrazia, quel territorio diventerà quello che è sempre stato: lo Stato arabo della Palestina.
Giorgio Boratto
giorgio.boratto@ fastwebnet.it Caro Boratto,
P
enso che la sua lettera contenga dati utili e considerazioni interessanti. Come ho ricordato in altre risposte, il miglior demografo israeliano è Sergio Della Pergola, autore di un rapporto annuale sulla popolazione ebraica nel mondo che è la migliore fonte sull'argomento. Della Pergola è nato a Trieste nel 1942, si è laureato in Scienze politiche all'Università di Pavia e nel 1966 è partito per Israele dove ha ottenuto un dottorato di ricerca presso l'Università Ebraica di Gerusalemme. Oggi ha una cattedra di Studi sulla popolazione ebraica nella stessa università. Rispondendo a una domanda del pubblico durante una sua conferenza a Milano più di tre anni fa (potrà leggerne il testo in www.mosaico- cem.it, il sito della comunità ebraica milanese), Della Pergola ha detto: «Sulla terra dell'ex mandato britannico (Israele e Palestina) vivono circa 10,5 milioni di persone. Gli ebrei rappresentano circa il 50 per cento di questa popolazione. Gli arabi israeliani sono circa 1,3 milioni, mentre nei territori vivono circa 3,3 milioni di palestinesi. Se la tendenza demografica attuale sarà confermata, ci troveremmo di fronte, entro il 2050, a una popolazione di tutto il territorio in cui gli ebrei sarebbero solo il 35 per cento del totale. Per questo è necessario realisticamente rendersi conto che Israele non potrà essere contemporaneamente grande (cioè esente dalle concessioni territoriali), ebraico e democratico. Sarà necessario rinunciare almeno a una di queste tre prerogative e credo responsabilmente il governo orientato a fare delle concessioni territoriali».
Queste parole risalgono all'aprile del 2005, pochi mesi prima dell'operazione con cui il primo ministro Ariel Sharon chiuse gli insediamenti israeliani nella striscia di Gaza e costrinse circa 8.000 coloni e rientrare nei confini dello Stato ebraico. Qualcuno, nel pubblico milanese, chiese se l'operazione di Gaza potesse rientrare in tali «concessioni territoriali». Della Pergola rispose: «Certo. E questa logica determinerà probabilmente anche altre future concessioni ». Non disse invece, per modestia, che all'origine della decisione di Sharon vi erano almeno in parte i suoi studi sulla popolazione di Israele e l'interesse con cui il primo ministro aveva prestato attenzione ai suoi consigli.
Le cose da allora sono andate diversamente. Gli insediamenti coloniali intorno a Gerusalemme Est e in Cisgiordania non hanno smesso di aumentare. Le elezioni palestinesi sono state vinte da Hamas, vale a dire da una forza agguerrita e intransigente. Dopo violenti scontri con il partito di Arafat, Hamas ha controllato finora la striscia di Gaza. Sharon è in coma. Il suo successore, benché animato dalle migliori intenzioni, ha fatto e perduto la guerra del Libano. E una nuova guerra è scoppiata negli scorsi giorni a Gaza. La prospettiva intravista da Della Pergola è diventata più difficile e remota. Ma i dati demografici lucidamente esposti nei suoi studi rimangono tenacemente gli stessi. Quando un altro ascoltatore milanese gli chiese di parlare del futuro di Israele, lo studioso israeliano rispose: «(...) questo popolo ha molta forza, ha energie da spendere e (...) abbiamo il futuro nelle nostre mani. Molto dipenderà da quali scelte saranno compiute. Purtroppo la logica dei politici è spesso quella di affrontare le emergenze momentanee, perdendo di vista le prospettive più ampie».

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT