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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.01.2009 Leggi razziali- nuovi documenti
Un articolo di Dino Messina

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 gennaio 2009
Pagina: 38
Autore: Dino Messina
Titolo: «Febbraio 1938, il fascismo negò di essere antisemita»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 05/01/2009, a pag.38, un articolo dal titolo " Febbraio 1938, il fascismo negò di essere antisemita ", nel quale Dino Messina rievoca  la nota diplomatica dettata da Mussolini nella quale smentiva oigni intenzione di antisemitismo.

 
Recenti polemiche giornalistiche hanno potuto suscitare in taluni ambienti stranieri l'impressione che il Governo fascista sia in procinto di inaugurare una politica antisemita. Nei circoli responsabili romani si è in grado di affermare che tale impressione è completamente errata e si considerano le polemiche come suscitate soprattutto dal fatto che le correnti dell'antifascismo mondiale fanno regolarmente capo ad elementi ebraici». Che cosa spingeva Benito Mussolini con questa «Informazione diplomatica», la numero 14, riveduta e corretta personalmente almeno tre volte e diramata dall'agenzia Stefani il 16 febbraio 1938, a smentire l'antisemitismo del regime pochi mesi prima dell'emanazione delle leggi razziali? Attorno a questa domanda ruota il lungo e complesso saggio che Giorgio Fabre pubblica sul nuovo numero della rivista La rassegna mensile di Israel (edita da Giuntina), completamente dedicato al settantesimo anniversario della famigerata legislazione. Tra gli altri, segnaliamo interventi di Michele Sarfatti, Enzo Collotti e Giorgio Israel.
Per capire la sorprendente uscita del Duce bisogna anche considerare altri due passi dell'«Informazione », pubblicata come indicava una velina da tutti i giornali del regno in prima pagina a una colonna, senza alcun commento, ma destinata soprattutto alla vasta comunità dei corrispondenti esteri a Roma, tra cui c'erano molti ebrei. Il documento indicava la soluzione del «problema ebraico universale» nella creazione «in qualche parte del mondo, non in Palestina», di uno Stato ebraico.
I corrispondenti stranieri analizzarono attentamente quel documento e reagirono in maniera diversa, come risulta dagli articoli pubblicati dai loro giornali ma anche dalle intercettazioni dei servizi segreti, che Fabre analizza meticolosamente. I più scontenti erano i tedeschi, già insoddisfatti per la piega che andava prendendo l'antisemitismo italiano, «politico e non razzista». Arnaldo Cortesi sul
New York Times notò invece come l'«Informazione diplomatica n. 14» rivelasse «il malumore italiano a proposito dei risultati delle conversazioni tra i cancellieri Hitler e Schuschnigg lo scorso sabato». Il 12 febbraio, ricorda infatti Fabre, Hitler aveva convocato «in gran segreto il cancelliere Schuschnigg» imponendogli «la nazificazione dell'Austria, che portò dopo poche settimane all'Anschluss». Una grande Germania al confine italiano venne immediatamente vista come una minaccia da Mussolini, che chiese all'ambasciatore a Londra Dino Grandi di intensificare i contatti con il governo britannico. Le trattative anglo-italiane si aprirono effettivamente l'8 marzo e portarono al cosiddetto «patto di Pasqua». Ecco spiegato il riferimento alla creazione di uno Stato ebraico (anche se il Duce e il ministro degli Esteri, Galeazzo Ciano vollero escludere la Palestina per non irritare gli arabi), già proposto nel 1937 dalla commissione Peel al parlamento inglese. E soprattutto ecco spiegata la negazione di una politica antisemita di cui già si vedevano i primi segnali: dall'attenzione verso il sempre più ampio gruppo di studenti ebraici stranieri che frequentavano le nostre università alla proibizione di trasmettere per radio musiche di compositori ebraici e al sequestro di tre romanzi di Arnold Zweig stampati da Mondadori.
Dino Messina Qui sopra: Dino Grandi.
In basso, un olio di Mino Maccari della serie «Dux»

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