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Egregio sig. Sofri 05/01/2009
Questa e-mail è stata inviata a Repubblica e in copia a IC

L'articolo che ha firmato oggi mi ha rivoltato non poco, direi dalla prima
all'ultima parola. Ma in particolare le devo chiedere come lei possa, in un
ragionamento tutto incentrato sui confronti numerici, paragonare i circa
11000 prigionieri detenuti in uno Stato di diritto, e tutti sottoposti a regolare
processo, con quell'unico, il soldato Gilad Shalit, che certo non può essere
accusato di nessun crimine, e che, a differenza dei veri prigionieri, non è
stato visitato neppure dalla CRI. Bel paragone tra le prigionie!
Paragone rivoltante, il suo. Se ne rende conto?
Degna finale del suo articolo è poi il commento alle parole di Yehoshua:
lei sostiene che gli israeliani "hanno un'altra scelta, e sanno qual'è". Quale
sarebbe? trattare con chi non vuole trattare, non dico con gli EBREI, ma
neppure coi propri compatrioti? O forse andarsene in Uganda? Mah. lei,
Sofri, non lo dice. E questo suo silenzio, questo suo dire e non dire, è il
giusto finale di un articolo che primeggia per la sua ipocrisia.

lettera firmata

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