L'attacco serve anche ai palestinesi Anna Della Moretta intervista Rodolfo Chur
Testata: Informazione Corretta Data: 05 gennaio 2009 Pagina: 1 Autore: Anna Della Moretta Titolo: «L'attacco serve anche ai palestinesi»
Sul GIORNALE di BRESCIA di oggi, 05/01/2009 Anna Della Moretta intervista Rodolfo Chur in un articolo dal titolo«L’attacco serve anche ai palestinesi»
■ L’offensiva di terra, iniziata da Israele subito dopo il tramonto di sabato contro la Striscia di Gaza, «ha come obiettivo - per il governo israeliano - quello di colpire le postazioni di Hamas e rendere più sicuro il Sud dello Stato ebraico». Della situazione, sempre più incandescente, abbiamo parlato con Rodolfo Chur, ebreo di origine bresciana, che da sette anni vive in Israele.
Perché l’offensiva contro Gaza?
«Gaza è divenuta una spina nel fianco di Israele un secondo dopo aver sgombrato tutti gli ebrei dalla Striscia. Un dato su tutti: dal 2001 ad oggi il numero dei missili lanciati da Gaza su Israele sono stati diecimila, tremila nel solo 2008. Da quando ci siamo ritirati, tutte le infrastrutture moderne che avevamo lasciato, soprattutto le serre, furonoimmediatamente devastate: all’epoca, nel 2004, la Striscia produceva il 10% dell’intera produzione agricola e Israele era pronto ad acquistare i prodotti. Manon è stato così, e credo che questo sia legato soprattutto ad un dato politico spesso sottovalutato: il sistema degli aiuti finanziari, calcolato in milioni di dollari, che dal 1964 ogni anno piove sui palestinesi ha creato un popolo incapace di produrre e di lavorare ed ha consentito ai suoi dirigenti di rubare a piene mani e di usare il denaro per acquistare armi finalizzate alla distruzione di Israele.
Lotta politica o guerra di religione?
Fatah ed Hamas vivono con il solo scopo di spazzare via Israele, ed è la stessa religione islamica che lo impone. La lotta politica, risolvibile con i soliti compromessi, è stata trasformata in guerra di religione fin dai tempi di Arafat. La loro linea è una sola: Israele è un infedele che occupa una terra islamica. Con queste premesse, non è stato possibile alcun dialogo, ed il tempo lo ha confermato.
Possibile dialogare con i moderati?
Per me non esistono palestinesi moderati. Hamas ha vinto le elezioni politiche con una larga maggioranza e con un colpo di Stato ha preso manu militari Gaza e altri territori, instaurandovi la shaaria. Ci avrebbe convinto un presidente palestinese in tuta da combattimento andare alla testa del suo esercito regolare e combattere contro gli insorti di Hamas. Ma ciò non è accaduto. Al contrario, Hamas si è armato con armi moderne e con missili a lunga gittata, i Grad, importati di contrabbando dal valico di Rafah, utilizzando tunnel sotterranei. Anche in questo momento i lanci su Israele continuano, e questo la dice lunga su quanto sarebbe successo se nonavessimo reagito. La popolazione di Sderot, Ashkelon, Ashodod e del Negev è stanca di subire e, visto gli inutili tentativi diplomatici e considerata l’incapacità del presidente Abu Mazen di stroncare Hamas, non ci è rimasto altro da fare se non un attacco profondo che costringe Hamas ad usare tutti i suoi armamenti moderni.
Ma il sangue dei civili?
Il problema dei civili chemuoiono ricade solo sulle spalle dei terroristi di Hamas che si nascondono sotto le case private, nelle moschee, negli ospedali e nelle ambulanze utilizzate per portare i missili da un posto all’altro. Si nascondono nelle scuole e nelle università, violando ogni convenzione riconosciuta ed accettata in tutto il mondo. La maggior parte degli israeliani è contenta dell’attacco, anche nell’interesse degli stessi palestinesi, quelli che forse sono moderati e che vedrebbero di buon occhio unaccordo di pace.
Qual è il rapporto con Onu e Occidente?
La storia recente di Israele e delle guerre che hadovuto combattere per sopravvivere agli attacchicongiunti di diversi Stati arabi ha sempre vistol’Onu svegliarsi quando Israele vinceva, mai prima.È stato così nel 1948, nel 1967, nella guerra di attrito,in quella del Kippur. Anche oggi uno stato membro,l’Iran, dichiara esplicitamente che vuole la distruzionedi un altro stato membro, Israele, e nessun provvedimentoè stato adottato. Ma siamo abituati aconvivere con il terrorismo: quando sono arrivato inIsraele, saltava in aria un autobus a giorni alterni.Abbiamo costruito una barriera difensiva, dipinta atinte fosche dai media occidentali, e lo abbiamo fattoanche per l’incapacità dell’Europa e dell’Onu difermare i terroristi palestinesi. Ed ora? Meglio un’Europaarrabbiata che lo Stato di Israele in frantumi.
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