Alle ore 6 del 4 gennaio, sul canale della CNN, si vedono migliaia di persone manifestare in Europa contro Israele. Hanno intervistato perfino bambini europei, tra un oceano di bandiere palestinesi e di cartelli con scritto : "stop al terrorismo israeliano"; "Israele dov'è la tua umanità?"; "Palestina libera", ecc.
Anche per una coscienza laica è difficile sottrarsi alla veridicità delle parole del salmo 83: "venite, distruggiamoli come nazione ed Israele non sarà più ricordato".
Come sottrarsi alla sensazione che tutti costoro mettano uno speciale impegno nel ribaltare specularmente su/contro Israele ciò che invece andrebbe indirizzato altrove?
Cosa concorre ad estroiettare su uno specifico popolo un'indignazione che altera i rapporti di causa-effetto, aggressore-aggredito, tanto da rendere quasi ciechi su situazioni mondiali altrettanto se non più drammatiche e meritevoli di altrettanto se non maggiore indignazione?
Agiscono come se tutto il mondo fosse un'oasi di pace e tolleranza, con l'eccezione di un paese, Israele, il quale sembrerebbe l'unico fattore perturbante ed in fin dei conti estraneo al benessero pacifico e cordiale delle nazioni tutte. Come un tumore che andrebbe asportato a tutti i costi per ristabilire l'equilibrio pacifico del corpo mondiale.
Mi vado sempre più convincendo che alla base di queste manifestazioni agisca una sorta di metafisica collettiva, una coalizione ontologica che ha necessità di preservarsi nella sua illusoria bontà e sensibilità ai problemi del mondo vedendoli soltanto in un "altro" ( Israele ) esterno a sé, come una macchia nera su un foglio bianco. Affinché il foglio ( = il mondo ) torni bianco si deve solo più cancellare quella macchia, anziché cancellare o buttare via tutto il foglio altrettanto se non più sporco. E' un accecamento fisiologico, starei per dire, che opera con rimozioni e proiezioni, al fine di trasferire la propria sporcizia altrove, in modo facile e sbrigativo ( = accecato dunque ), consentendosi così di sopravvivere, se pure a prezzo della verità, falsando i rapporti e le identità, dal momento che ogni rimozione e proiezione opera una alterazione identitaria nevrotica sia nell'individuo che a fortiori nell'incoscio collettivo, assurgendo in quest'ultimo a struttura coalizzante permanente. Assistiamo così nelle strade del mondo alla marcia "trionfale" di una metastruttura del bene ( = il mondo appunto ) contro il male ( = Israele ). In sostanza, siamo di fronte ad una escatologia non-religiosa, ma le cui concordanze con quest'ultima ha qualcosa di impressionante. Nell'impossibilità di detta metastruttura a percepirsi come tale, si fortifica il sospetto che la sedicente razionalistica società dei lumi sia MENO capace di una percezione profonda di sé rispetto alla simbolica religiosa, il che è tanto più grave laddove l'illuminismo della ragione è contrapposto ed innalzato contro ed al di sopra dell'universo mitico-simbologico del religioso.
Cordiali saluti
Roberto Fiaschi
( in caso di eventuale pubblicazione, OK per nome e cognome, grazie ).