Antropologia culturale
Fa una certa impressione la lettura di un editoriale della notissima antropologa Ida Magli del 17 dicembre scorso sul sito “ItalianiLiberi”, intitolato “Il progetto ebraico”.
Di quale progetto si tratta?
La Magli lamenta che nessuno dei politici europei (italiani inclusi) e americani abbia denunciato i nomi degli “operatori finanziari responsabili dell’immensa truffa messa in atto” negli Stati Uniti che “ha provocato il crac delle più importanti Banche mondiali” nonché “la perdita dei propri investimenti e risparmi per coloro che glieli avevano affidati”.
Ma un nome almeno lo fa lei, la professoressa Magli, ed è quello di Bernie Madoff. Sì, quello della colossale “Catena di S. Antonio” che è costata agli incauti che di lui si erano fidati la perdita globale di cinquanta miliardi di dollari.
Ma nella ricerca della Verità Ida Magli si affida ad un ex giornalista, quel Maurizio Blondet che Indro Montanelli aveva allontanato dal “Giornale” per gli scritti rudemente antisemiti fatti circolare dal suo collaboratore.
Blondet, riferisce senza commenti la Magli, “ha messo l’accento sulla responsabilità (…) nelle attuali disavventure delle Banche e delle Borse (.) degli ebrei”.
Di suo la scienziata, studiosa e docente di antropologia culturale, aggiunge che di fatto “sono quasi tutti ebrei gli operatori della finanza, compreso il Madoff e i capitalisti di cui sopra, e come è noto lo sono sempre stati anche quando le Borse e le Banche non esistevano”, cioè quando “prestavano soldi ad alto interesse ai poveri (…) mentre ai Re e ai Papi fornivano il denaro per le guerre e le conquiste in cambio di ipoteche su intere città”.
E l’antropologa culturale chiosa: “Gli ebrei non amano ricordarlo, ma uno dei motivi che ha contribuito alla formazione dell’immagine negativa che li ha accompagnati lungo lo scorrere della storia è stato proprio il loro arricchirsi attraverso il commercio di denaro”.
Ma perché, scrive ancora la Magli “ci si trova oggi a dover precisare l’identità ebraica dei manipolatori della finanza mondiale? Perché esiste appunto una ‘visione del mondo’ che li guida”.
Ma qual è questa visione antropologicamente culturale degli ebrei? Per Ida Magli si tratta di “un progetto di vita sul quale si fondano i dogmi che tutti noi, non ebrei, siamo stati obbligati a condividere dalla fine della seconda guerra mondiale: il primato dell’Economia nella struttura della società, il Mercato come massimo e quasi unico valore (non dimentichiamoci che anche Marx era ebreo)”.
(La Magli ha dimenticato di aggiungere che Marx era virulentemente antisemita).
Poi però la Magli spiega che “in realtà il ‘progetto’ ebraico riguarda gli ‘altri’, tutti gli ‘altri’, perché gli ebrei per quanto riguarda sé stessi hanno sempre messo al primo posto la propria identità come ‘Popolo’ e non si sono dati pace fino a quando non hanno ottenuto, con Israele, il proprio territorio, la propria patria, il proprio Stato. Ma agli altri popoli questo è negato. L’Europa del nazismo, del fascismo, della persecuzione razzista doveva pagare, o meglio, non aveva diritto a sopravvivere se non cancellando la sua storia, la sua identità, i suoi sentimenti, i suoi valori, perfino la sua configurazione geografica, per abbracciare totalmente il modello ebraico”.
Per riassumere: gli ebrei hanno un progetto, il Mercato, cioè il dio Denaro, e tale progetto hanno imposto al mondo intero per dominarlo, tanto è vero che, afferma Ida Magli, “così è nata l’Unione Europea: eliminando la vecchia Europa” . La studiosa si è dimenticata di dire che questo si è potuto produrre dopo che gli ebrei avevano sterminato milioni di tedeschi nella camere a gas.
Ma se questo è vero, se gli ebrei hanno voluto e saputo imporre il loro progetto a tutta l’Europa, assoggettandola al loro dominio, che bisogno avevano di andare a prendersi la briga di fondare un loro Stato? Non gli bastava tutta l’Europa, alla quale avevano imposto, in cambio della sopravvivenza, il loro modello, cancellando tutto dell’Europa stessa, storia, identità, sentimenti e perfino collocazione geografica.
L’ora della riscossa è però vicina. La Magli ne è quasi certa. “Il crollo delle Borse, la crisi dell’economia, segnala il fallimento del progetto”, naturalmente quello ebraico “prima ancora che fosse completato”.
“Tocca ai cittadini resistere (…) L’Italia, l’Europa non sono fatte per scambiare merci (…) Già da molti anni sono state spinte al silenzio le intelligenze creative, affogate nell’arido mare del commercio (…) Il fallimento dei grandi finanzieri ci invita a liberarcene”.
Io speriamo che me la cavo.