Meno ipocrisie su Tariq Ramadan l'analisi di Giorgio Israel
Testata: Informazione Corretta Data: 02 gennaio 2009 Pagina: 1 Autore: Giorgio Israel Titolo: «Meno ipocrisie su Tariq Ramadan»
Diciamo la verità. Quando Il Riformista ha deciso di scegliere come collaboratore fisso Tariq Ramadan siamo stati in tanti a rimanere sconcertati, anzi attoniti. Che Antonio Polito sia un galantuomo al disopra di ogni sospetto è talmente indiscutibile che ne abbiamo avuto puntualmente la prova oggi, con la pubblicazione di un efferato articolo di Ramadan che ribalta su Israele la solita efferata accusa di "genocidio", accompagnato dalla replica di Polito dal titolo significativo "Un discorso di odio per Israele". Tanto è ineccepibile e completa la risposta di Polito che - malgrado la voglia di dirne quattro all'agitatore professionale - non ci sembra si debba aggiungere una sola parola. Piuttosto bisognerebbe toglierne qualcuna, e queste parole in più spiegano la trappola in cui è caduto in perfetta buona fede e con le migliori intenzioni Polito dopo tanti altri prima di lui, da Tony Blair al Papa che, se non sbagliamo, ha recentemente ricevuto l'intellettuale boicottatore. Scrive Polito che «il dialogo culturale è utile se si fa tra chi è in disaccordo, non tra chi concorda» e persiste ad «apprezzare lo sforzo» di Ramadan di «costruire un islam europeo, che sappia convivere con i popoli di questo continente nel rispetto reciproco: religioso, politico e civile». Bene, qui non ci siamo. Quali altre prove sono necessarie per capire che Ramadan non mira a costruire alcun islam europeo che sappia convivere con i popoli di questo continente nel rispetto reciproco? Ramadan lavora - per la verità assai efficacemente, come si vede - per insediare in Europa un islam attaccato alle sue tradizioni e alle sue regole, incluse forme di legislazione separata basata sulla sharia, che lungi dal concedere spazi e rinnovarsi in senso modernistico, mira a togliere spazio e a ghettizzare le forme di convivenza basate sui diritti civili che l'Europa si è conquistata a caro prezzo e che, con tutti i loro difetti, costituiscono la migliore difesa della dignità delle persone. Ramadan lotta per islamizzare l'Europa e non per rendere l'islam compatibile con le tradizioni culturali, giuridiche ed etiche europee. Ed è animato da un odio antiebraico - e, in seconda battuta, anticristiano - forsennato. È difficile stimare quanti siano i musulmani aperti a un vero dialogo. Di certo non sono pochi. Ma Ramadan non è uno di questi. Prima lo si capirà e meglio sarà. Altrimenti si rischia di trovarsi nella situazione del Riformista, e cioè di fornire una tribuna all'odio, pubblicando - pur prendendone le distanze - un articolo che potrebbe essere condiviso riga per riga da Ahmadinejad.