Su LIBERO di oggi, 02/01/2009, a pagina 1-22, l'analisi di Antonio Martino dal titolo " L'Europa mette il becco e non capisce il problema ". Ecco l'articolo:
Alcune riflessioni sui recenti avvenimenti di Gaza mi sembrano utili. La prima e fondamentale è che il mondo è cambiato senza che i governi di molti Paesi europei se ne siano accorti. Convinti che quanto accaduto sia la prosecuzione del conflitto fra Israele ed i palestinesi, questi leader europei ritengono che sia necessario porsi come mediatori della disputa in modo da arrivare ad un accordo soddisfacente (...)
(...) per entrambe le parti ed in grado di assicurare la pace e la stabilità della regione. Questo modo di guardare al problema è anacronistico, fa riferimento ad una situazione che non esiste più.
Il problema, a mio avviso, va invece analizzato partendo da un dato inoppugnabile che molti preferiscono ignorare per proteggere la propria tranquillità interiore: siamo in presenza di un attacco dell’islamismo estremista all’Occidente ed alla modernità. Israele è solo il primo, più immediato obiettivo degli islamisti perché costituisce l’avamposto, la prima linea dell’Occidente. Ma gli obiettivi degli islamisti non si fermano ad Israele ma comprendono il “grande Satana”, gli Stati Uniti d’America, l’Europa e tutti i Paesi arabi moderati.
Ruolo dell’Iran
La regia dell’attacco è dell’Iran e le sue pedine sono Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza che attaccano Israele da nord e da sud, ovviamente con la complicità della Siria. A questo attacco l’Europa risponde offrendosi di mediare fra Israele ed i palestinesi, come se nulla fosse accaduto negli ultimi sette anni. L’idea di “due popoli due Stati” ed il suo corollario “land for peace” (concessioni territoriali in cambio della pace) è morta e sepolta da quando alle concessioni territoriali fatte da Sharon, che costrinse decine di migliaia di coloni israeliani a lasciare le loro case per consentire la concessione di territorio ai palestinesi (con ciò spaccando il suo partito ed inimicandosi una larga fetta dell’opinione pubblica israeliana), Hamas rispose appropriandosi di Gaza ed usandola come base per il continuo lancio di missili su Israele. La mossa di Hamas ha spaccato in due quello che sarebbe dovuto diventare lo Stato palestinese, di fatto impedendone la creazione, ed ha in conseguenza mutato lo scenario.
Non c’è un conflitto israelo-palestinese: i palestinesi di Hamas non combattono per la Palestina ma per l’Iran ed il suo islamismo estremista, sono solo uno dei tanti bracci armati dell’aggressione degli islamisti all’Occidente. Stando così le cose, la totale inadeguatezza della posizione europea appare in tutta la sua evidenza. Se gli europei tenessero presente che nello statuto di Hamas non c’è soltanto la distruzione di Israele ma anche l’uccisione di tutti gli ebrei, esattamente come propugnato dall’Iran di Ahmadinejad, si renderebbero conto dell’inaccettabilità di una posizione “terza”, neutrale o indifferente fra gli antisemiti e la democrazia israeliana.
Anche accettando che in questo momento storico l’Europa abbia a sua disposizione soltanto quanto possono offrirle la democrazia e la politica, non si vede perché esse non debbano essere usate in modo credibile e coerente, scegliendo da che parte stare. Non si può restare neutrali fra chi odia gli ebrei e vuole ucciderli come primo passo verso la guerra a tutti noi e lo Stato di Israele. Soltanto l’inventore del ridicolo neologismo “equivicinanza” può, dopo aver dichiarato l’inalienabilità del diritto dell’Iran al nucleare” ed essere andato a spasso per le vie di Beirut con un esponente di Hezbollah, sostenere una scelta tanto vergognosa ed ingiusta.
La storia del XX secolo ci ha insegnato che è molto pericoloso non prendere sul serio le minacce dei fanatici. Quando Ahmadinejad continua il suo programma nucleare infischiandosene delle critiche della comunità internazionale, si procura missili a lunga gittata dalla Corea del Nord, propugna la distruzione dello stato d’Israele e sostiene che “la fine dei giorni” si avrà quando l’ultimo ebreo sarà stato ucciso, faremmo bene a credergli ed a trarne le logiche conseguenze. Non credergli o fare finta di nulla è semplicemente la ricetta più sicura per un’amarissima delusione.
Lezioni di storia
La seconda lezione del XX secolo che dovremmo sempre tenere a mente è che è meglio essere preparati in anticipo ad ogni evenienza: se gli inglesi avessero dato retta ai moniti di Churchill e l’Inghilterra si fosse riarmata per tempo, la storia della seconda guerra mondiale forse non sarebbe stata così tragica. Il pericolo della Germania nazista avrebbe dovuto essere preso sul serio e ci si sarebbe dovuti preparare all’inevitabile. Il chiacchiericcio (“dialogo”) e la ricerca di un accordo con chiunque, anche con chi non vuole in realtà nessun accordo, portano a Monaco, alla puerile convinzione che, grazie alla diplomazia ed alla politica, “it will be peace in our time” (il nostro sarà un tempo di pace). Non cadiamo nuovamente in quelle pericolose illusioni, questo non è il tempo delle mediazioni, è il tempo delle scelte chiare e della fermezza.
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