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La Repubblica Rassegna Stampa
31.12.2008 Provate voi a vivere sotto i missili di Hamas
una voce fuori dal coro sul giornale di Ezio Mauro

Testata: La Repubblica
Data: 31 dicembre 2008
Pagina: 4
Autore: Francesca Caferri
Titolo: «Provate voi a vivere sotto i missili di Hamas»

Su REPUBBLICA di oggi, 31/12/2008, a pag. 2-3-4 i servizi sulla guerra di Israele contro Hamas.  Naturalmente il tono di tutti i servizi è quello di sempre sul giornale diretto da Ezio Mauro e di proprietà dell' Ing. Carlo de Benedetti. Molta attenzione alle condizioni nelle quali si trova lapopolazione a Gaza, mai che si evidenzi che le responsabilità è di Hamas. Il servizio sul vertice di Parigi è di Anais Ginori, una firma specializzata in sogtilità verso Israele. Marco Ansaldo rigira la solita frittata di Gaza " senza viveri nè luce ", " colpiti ancora i civili ", senza dire però qual'è la tecnica di Hamas, ben contento di poter sbandierare in tutto il mondo immagini di morti ammazzati. In contro tendenza, a pg.4, un servizo di Francesca Caferri, dal titolo " Provate voi a vivere sotto i missili di Hamas ". Chissà se Ezio Mauro gli darà un'occhiata. Ecco il pezzo di Francesca Caferri:

DAL NOSTRO INVIATO
ASHKELON - Al centro commerciale Kutsot, il più grande di Ashkelon, sembra un giorno festivo: negozi chiusi, luci spente, scala mobile bloccata. L´unico segno di vita arriva dall´ascensore: un paio di mamme lo usano come giostra per far calmare bambini nervosi. Due giri nella cabina trasparente e poi via di corsa. «Vorremmo andarcene tutti - commenta Eti, commessa della farmacia, l´unico esercizio aperto - ma noi non possiamo».
È una calma carica di tensione quella che si respira in questa città israeliana il cui limite meridionale dista solo sette chilometri da Gaza. Dall´inizio dell´operazione «Piombo fuso», non è passato giorno senza che razzi Qassam provenienti dalla Striscia colpissero la città. Due giorni fa all´ospedale è arrivato il primo morto: un operaio arabo-israeliano ferito dalle schegge del missile che ha colpito il cantiere dove stava lavorando.
Ashkelon, come Sderot e Ashdod, è il fronte israeliano dell´operazione contro la Striscia: finora il fuoco dei cacciabombardieri non è riuscito a fermare i missili - obiettivo per cui l´operazione è stata ufficialmente lanciata - anzi, più Tsahal (l´esercito) si accanisce su Gaza, più Hamas risponde con lanci contro obiettivi israeliani. Il bilancio per ora è di quattro morti. Ma l´ampliamento del raggio dei missili - località come Ashdod, a 35 chilometri da Gaza, Yavneh e Kiryat Malachi non erano mai state raggiunte prima - preoccupa molto le autorità: le scuole e tutte le attività non essenziali in un raggio di 40 chilometri dal confine sono state chiuse. Il provvedimento riguarda anche il calcio: campionato ed allenamenti sospesi fino a nuovo ordine. Gli stadi saranno messi a disposizione dell´esercito per essere usati come basi per i militari o campi di atterraggio per elicotteri. «Viviamo sotto costante minaccia - dice il sindaco Benny Vaknin - e il mondo ci accusa. Ma che reazione vi aspettereste dal governo voi italiani se migliaia di razzi colpissero per anni Roma e le città intorno?».
Vaknin è l´unico rimasto negli uffici del comune. Tutta l´amministrazione si è trasferita in un bunker sotterraneo: piccole stanze dove un centinaio di persone si muovono concitate. Nella sala principale c´è un enorme schermo con una mappa interattiva della città: i punti verdi sono quelli colpiti negli ultimi due anni, quelli rossi quelli di quest´ultima crisi. «Usiamo le ultime tecnologie disponibili per proteggerci - spiega Alan Marcus, direttore dell´ufficio strategico - i sistemi montati sui palloni aerostatici registrano ogni razzo in partenza, calcolano la traiettoria e se è diretto qui immediatamente scatta la sirena in tutta la città: ci sono 30 secondi per raggiungere un rifugio». Non tutti fanno in tempo: ieri è morta una donna ferita due sere fa ad Ashdod, era caduta mentre scendeva dalla macchina e le schegge l´hanno colpita.
L´apparato tecnologico di Ashkelon stride con i racconti che arrivano dalla Striscia, dove non ci sono bunker né telecamere a proteggere i civili. Ma la responsabilità, spiega Anat Wienstein, portavoce della municipalità, è di Hamas. «Hanno costruito tunnel per le armi invece che rifugi per la loro gente. Sono terroristi: noi siamo loro ostaggio da anni. E un incubo che deve finire». Riuscirà «Piombo fuso» a far cessare gli incubi di Anat e di tutta Ashkelon? «Non credo. Niente fermerà Hamas», risponde Ela, 20 anni, arrivata dalla Russia in Israele con i genitori quando di anni ne aveva due. «Oggi vorrei solo scappare».
Il dottor Roff Ron Lobel, vicedirettore dell´ospedale di Ashkelon, non la pensa così: vive a 300 metri dal confine e non ha intenzione di andarsene. Ma in questi giorni ha un solo obiettivo: essere pronto al peggio. «Siamo la struttura medica più vicina alla Striscia. Se partirà l´offensiva di terra i militari feriti saranno portati qui». Per questo l´ospedale ha dimesso i pazienti meno gravi e messo letti di emergenza anche nei corridoi. Il dottor Lobel è stato in contatto fino alla scorsa settimana con i colleghi di Gaza: «Eravamo in ottimi rapporti - dice - ma ora tutto sarà diverso: non mi aspetto di ricevere loro notizie per parecchio tempo».

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