La lettera che pubblichiamo è stata inviata a tutti i redattori del CORRIERE della SERA domenica 28 dicembre 2008 da Michele Farina, della redazione esteri. Riteniamo utile renderla nota, non per il grande rilievo del contenuto - ognuno ha il diritto di dissentire - ma per il metodo scelto da Farina. Una lettera, dal sapore quasi intimidatorio, contro la linea che il Corriere, non da oggi, tiene nei confronti del conflitto mediorientale. E quale padrino cita Farina per coprirsi le spalle ? Sergio Romano, ovviamente, e chi sennò. Farina, bonta sua, riconosce che Hamas è un'entità terrorista, critica persino l'uso dei civili quali scudi umani, ma poi vorrebbe Israele sul banco degli accusati. Una scarpa sulla bandiera bianco-azzurra gliela tirerebbe volentieri, come ha appreso dal suo maestro Romano. Nel tutto c'è però una nota positiva. Romano non si è fatto sentire, gli veniva da ridere, ha preferito mandare avanti Farina.
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Da: Farina Michele
Inviato: domenica 28 dicembre 2008 18.56
A: Corsera - Redazione Completa
Oggetto: Gaza e noi
Cari tutti,
permettete questa (cestinabile) turbata intrusione che riguarda la nostra copertura dei fatti di Gaza.
Mi sembra che i commenti che partono oggi dalla prima del Corriere vadano sostanzialmente nella stessa direzione, avendo come giusto bersaglio il terrorismo di Hamas, il diritto di Israele a difendersi etc.
Non discuto qui la linea politica del giornale, né la scelta dell’ottimo Antonio Ferrari che firma la nostra analisi,
né le cronache del grande Franck SuperBat Battistini. Ma forse i lettori potrebbero essere interessati a un più articolato assortimento di punti di vista in sede di riflessione. Che esistono, “nel mondo”, in Israele e anche tra gli editorialisti del nostro giornale (ho avuto modo di parlare recentemente con Sergio Romano, il “realista” Romano, che ha avuto parole dure contro l’”assedio” israeliano di Gaza). Certo noi non siamo Haaretz, il minoritario Haaretz, che nel suo profluvio di commenti tutto sommato equilibrati dà spazio anche alle parole forti di Yossi Sarid, che conclude il suo scritto (titolo: “speriamo che questa volta sapremo quando fermarci”) in questo modo: “A million and a half human beings, most of them downcast and desperate refugees, live in the conditions of a giant jail, fertile ground for another round of bloodletting. The fact that Hamas may have gone too far with its rockets is not the justification of the Israeli policy for the past few decades, for which it justly merits an Iraqi shoe to the face”.
“Not the justification”. Noi non siamo Haaretz (e io non sono un pacifista all’acqua di rose). Ma sui bombardamenti a Gaza è critica l’Unione Europea nel suo insieme (sul Corriere di oggi citiamo nel titolo solo Sarkozy, pur presidente di turno Ue). E’ critica la Chiesa (occhiello della Repubblica di oggi in prima pagina, di oggi, non di domani).
Critiche rituali? Posizioni scontate che non meritano una presa di posizione di fronte ai nostri lettori?
Certo Hamas si merita una “scarpa irachena” in faccia anche per l’uso criminale della popolazione civile (palestinese e israeliana). E si può discutere se Yossi Sarid abbia ragione a lanciare un’altra scarpa in direzione opposta, nel cortile di casa sua. Ma forse un grande giornale come il Corriere, nel giorno dei 200 morti a Gaza, sarebbe stato il posto giusto in cui trovare traccia (anche) di questa discussione.
Grazie per l’attenzione
Michele Farina
Redazione Esteri