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Informazione Corretta Rassegna Stampa
28.12.2008 Si ricomincerà a crocifiggere in terrasanta ?
L'analisi di Federico Steinhaus

Testata: Informazione Corretta
Data: 28 dicembre 2008
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «SI RICOMINCERA’ A CROCIFIGGERE IN TERRASANTA?»

Sono giorni di apprensione. Da sabato il mondo intero è in ansia e si premura di invitare Israele alla moderazione. Se lo avesse fatto anche prima, rivolgendo un analogo pressante invito all’aggressore Hamas, forse questa carneficina (di terroristi, ricordiamolo: i civili coinvolti nel ruolo di vittime sono pochi, 20 su 200 secondo i dati forniti dalla stessa Hamas) si sarebbe potuta evitare.

 

E’ il momento di fare il punto con alcune considerazioni che possono aiutarci a capire meglio quanto sta accadendo e quanto ancora forse accadrà, a cominciare dall’apertura di un secondo fronte al nord ad opera di Hezbollah (burattinaio il solito Iran) che quasi certamente andrà in soccorso dell’alleato Hamas, al quale ha già inviato in questi mesi armi sofisticate e micidiali. La casuale scoperta di 8 missili a medio raggio pronti al lancio, piazzati al confine tra il Libano ed Israele, a nord di Acco, conferma questa ipotesi.

 

Il cuore del problema è, come si sa, il dominio totale di Hamas a Gaza e la sua pretesa di conquistare anche la Cisgiordania, ora fortino dell’ala moderata di Fatah.

 

La contrapposizione fra Hamas e Fatah è intransigente, anche feroce, fino a cadere nel ridicolo. Lo scorso 25 novembre il quotidiano Al-Hayat Al-Jadida dell’Autorità Palestinese ha riferito che Hamas aveva vietato che a Gaza Fatah potesse svolgere anche solo  attività umanitaria, come ad esempio recarsi a fare visita a feriti ed ammalati e portare loro dei fiori o dei doni. Hamas ha dichiarato Fatah una organizzazione illegale che non può essere rappresentata a Gaza in nessuna forma, e questa, oltre agli arresti, alle torture, alle uccisioni che avvengono frequentemente, non ne è che la più recente conseguenza.

 

Per rafforzare il proprio dominio su Gaza Hamas sta predisponendo anche una legislazione che applicherà in maniera ferrea la Sharia e le punizioni corporali che essa prescrive: dall’ amputazione delle mani alla crocifissione. Bere o detenere alcolici sarà un reato punibile con 40 colpi di frusta, ma (sezione 59 della legge) chiunque negozierà con un governo straniero in maniera contraria agli interessi dei palestinesi sarà punito con la morte: un chiaro messaggio inteso a colpire l’ala moderata dell’Autorità Palestinese.

 

Il sito di Al Arabiya (www.alarabiya.net/articles/2008/12/24/62699.html è il sito citato nell’analisi di MEMRI) ne ha data notizia il 24 dicembre; il giorno dopo Hamas si è affrettata a smentire la notizia, ma il sito PMW ha evidenziato che diversi esponenti ufficiali di Hamas – incluso il suo ministro della Giustizia ed il capo dell’ufficio per la Legge Islamica -  avevano preannunciato nei due mesi antecedenti che il percorso legislativo dell’introduzione della Sharia, mediante una legge di 14 capitoli e 220 paragrafi, si stava completando al Consiglio Legislativo Palestinese di Gaza. In particolare, il 9 novembre in una intervista al giornale di Hamas A-Rissala, Muhammad Abed, capo dell’ufficio legislativo islamico e consigliere del primo ministro Haniyeh, aveva affermato che questa legge, una volta approvata, avrebbe dovuto valere anche nella Cisgiordania attualmente governata dal laico Fatah.

 

Ora Hamas dichiara di voler riprendere, con una terza intifada, il terrorismo diretto contro i civili all’interno di Israele.E noi sappiamo già cosa ciò significhi: bambini addestrati come kamikaze, bambini da mandare a morire perché possano uccidere altri bambini con le loro mamme negli scuolabus, nei mercati, nelle pizzerie, durante le feste familiari. Ma anche case abitate da famiglie numerose usate come nascondiglio di armi o base di azioni terroristiche (come ha fatto Hezbollah in Libano).

 

La BBC nella sua trasmissione televisiva  in arabo già lo scorso 17 ottobre aveva dato spazio ad un dialogo fra Kamal Al-Hilbawi, direttore del Centro londinese per lo studio del terrorismo ed ex portavoce della Fratellanza Musulmana in occidente, ed il politologo Nabil Yassin.

 

Al-Hilbawi aveva sostenuto che, pur non approvando l’uccisione di civili, egli riteneva che ogni bambino israeliano fosse un legittimo bersaglio in quanto, crescendo, sarebbe divenuto un soldato dello stato sionista. E sull’altro versante Future News, una emittente televisiva libanese, il 30 ottobre aveva mostrato le immagini dell’addestramento al combattimento di bambini ospitati in un campo scout (www.memritv.org/clip/en/1898.htm). Immagini analoghe riferite all’Iraq hanno mostrato nello stesso periodo  l’addestramento di bambini da parte dell’organizzazione terroristica Naqshabandi  (Al-Rai TV, basata in Siria: www.memritv.org/clip/en/1882.htm).

 

Del resto a questi terroristi non manca certamente l’appoggio del clero islamico: lo Sceicco Himam Sa’id, guida suprema della Fratellanza Musulmana in Giordania, dal canale Al-Manar ed Al-Aqsa lo scorso 3 dicembre aveva elogiato la “nobile Gaza” che aveva ridato l’orgoglio ai musulmani ed aveva esortato i palestinesi a scannare gli ebrei come già avevano fatto a Hebron nel 1929: la Palestina deve essere solamente il paese del Jihad.Ed Osama Hamdan, rappresentante di Hamas nel Libano, aveva rafforzato questo concetto affermando che lo scopo di Hamas è di liberare l’intera Palestina, dall’estremo nord di Rosh Hanikra all’estremo sud di Eilat.

 

Lo scopo dichiarato di Israele nell’intraprendere questa offensiva  è sicuramente, in via prioritaria, quello di ridare la tranquillità alle famiglie del sud bersagliate in tre anni da oltre 5.000 kassam; ma è anche, sul piano politico, di costringere Hamas ad accettare una tregua alle condizioni poste da Israele, invece di essere costretti ad una tregua le cui condizioni siano poste da Hamas. E se Hamas, invece di una tregua, sceglierà il terrorismo, il Medio Oriente farà un salto all’indietro di 8 anni, a quel 2000 in cui era stato Arafat a fare una scelta analoga


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