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Uccise "per errore" 27/12/2008

Traggo dall'agenzia Ansa questa notizia ripresa da tutti i quotidiani on-line: (ANSA) - GERUSALEMME, 26 DIC - Due sorelline palestinesi, di 5 e 13 anni, sono state uccise oggi nello scoppio di un razzo caduto per errore su una casa di Bet Lahiya, nel nord della striscia di Gaza, secondo fonti della sanita' palestinese. Il razzo, lanciato da miliziani palestinesi, doveva colpire il territorio israeliano.

Per i media italiani (e immagino anche per quelli internazionali) il razzo palestinese ha ucciso le due sorelline palestinesi "per errore". E' ovvio che chi ha sparato quel razzo non voleva uccidere quelle due sorelline, ma forse aveva messo in conto (e magari anche sperato) di uccidere comunque qualcuno, possibilmente qualche colono israeliano e magari, perché no?, anche qualche bambino israeliano. La questione israelo-palestinese è troppo complicata per poter schierarsi sempre da una parte o dall'altra e l'equilibrio è sempre una buona dote. Voglio mantenere questo proposito anche adesso.
Mi chiedo, però, cosa sarebbe accaduto se queste due sorelline non fossero state uccise "per errore" da membri di Hamas, bensì dai soldati israeliani. Forse a quest'ora blog e pagine on line dei giornali sarebbero pieni di reazioni indignate contro la politica di occupazione, contro la violenza dello Stato di Israele, contro i sionisti ecc. ecc.
Le due bambine sarebbero il simbolo dell'eroica resistenza palestinese e dell'ingiusta occupazione israeliana. Invece, poverine, non avranno questo onore. Sono morte "per errore", bisogna scegliere bene il proprio omicida: se è israeliano allora si diventa eroi, se è un palestinese che sbaglia mira allora si è solo morti "per errore". Scrivo questo per porre un elemento di riflessione su come spesso, troppo spesso in Occidente tendiamo a essere ipercritici verso gli errori (tanti, alcuni politicamente tragici) dello Stato di Israele o di componenti di esso, rimanendo molto più indulgenti verso gli errori di Hamas. Anche se costano la vita a due sorelline innocenti.

Roberto Davide Papini


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