IL GIORNALE pubblica oggi, 27/12/2008, a pag. 14, l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo " Il ricatto di Hamas: proclamare la yihad usando i palestinesi come scudi umani".
Le ore che passano, il cielo che si sgombera dalle nubi sono forse passi verso la guerra con Hamas. Forse gli F16 scaldano i motori. Non c’e’ piu’ nessuno, da Tzipi Livni a Amos Oz, che ha fatto un proclama di guerra proprio ieri, a Olmert a Netanyahu, proprio nessuno che non si sia ormai rassegnato all’idea di un’impresa militare per far smettere il bombardamento di Hamas sul sud d’Israele. La posta in gioco e’ variamente interpretata: chi vuole semplicemente che Hamas sia disponibile per una tahdia, una tregua immediata che tranquillizzi Sderot e le citta’ vicine. Chi pensa che la feroce leadership che predica la distruzione di Israele ma anche di Abu Mazen e dei cristiani, e spara missili sulla centrale di Ashkelon che le fornisce elettricita’ e sui camion che le portano il cibo,debba smettere di ammorbare la gente palestinese. Chi cerca la messa fuori giuoco (temporanea o definitiva) di Hamas in quanto organizzazione terrorista integralista islamica che prende ordini da Damasco e Teheran. C’e’ chi in Israele vuole liberare Gaza da Hamas per consegnarla all’Autonomia Palestinese e ridare fiato a Fatah e a una possibile trattativa di pace; chi semplicemente vuole distruggere la sua potenza militare ormai molto notevole. Hamas infatti e’ ormai un pericolo strategico.Dispone di un esercito di circa 17mila uomini bene armati che compiono esercitazioni regolari con fuoco vivo; gli ufficiali sono in buona parte istruiti in campi gestiti da varie organizzazioni terroriste e da istruttori della Guardia Rivoluzionaria Iraniana. I missili di hamas, dopo sei mesi di tahdia, ormai hanno in alcuni casi 40 chilometri di gittata; i razzi Katiusha e Grad e alcuni di piu’ lungo raggio, importati per mare o per tunnel e riassemblati dentro Gaza, possono essere, contrariamente al passato, stoccati e sparati nel momento prescelto..Anche il propellente e’ in parte prodotto in loco. Hamas dispone, sul modello degli Hezbollah, di una grande rete di bunker, tunnel, strutture minate. E’ in possesso di missili antitank. Puo’ lanciare almeno 80 missili al giorno. Se qualcuno si domanda perche’ ha insistito nella sua offensiva post tahdia tanto da trascinare Israele a un probabile attacco, la risposta e’ tutta nel gioco tipico mediorentale: Hamas vuole la tahdia, ma pensa di poterci arrivare con la forza e non intende comunque rinunciare al peso che anche fra i palestinesi dell’West bank gli conferisce la sua irriducibilita’. Pensa a un suo ruolo principe (faccia a faccia contro gli ebrei!) nella futura guerra antioccidentale, ma ha bisogno di tempo per essere pronta: vuole dunque la tadhia, ma l’ideologia ha i suoi prezzi, e Hamas pensa di poter pagare. Mentre preparava i suoi missili in questi sei mesi, affermava anche la sua confessionalita’ con nuove leggi derivate dalla sharia, la legge islamica, fra cui e’ prevista anche la crocifissione; dopo svariate aggressioni a cristiani di Gaza, mercoledi’ ha lanciato un missile sul passaggio di Erez mentre un gruppo di Cristiani era in fila per andare alla messa di Betlemme della sera. Hamas crede veramente che fra poco avra’ la tregua da un Israele costretto a liberare tutti i prigionieri, ad aprire i passaggi quali che sia la sicurezza, a non tenere in conto il terrore in cui vive la popolazione (cosi fa Hamas, del resto)e a piegarsi al ricatto sulla vita di Gilad Shalit. Inoltre Hamas conta su due cose. la sfida mondiale contenuta nella guerra asimmetrica. I suoi uomini sparano nascondendosi dietro la gente, Hamas assume che un Paese Occidentale lascera’ morire i suoi piuttosto che attaccare i guerriglieri nascosti in mezzo alla popolazione civile a rischio di stragi . In secondo luogo, hamas crede nella forza vincente della Jihad, considera Israele debole perche’ non gli ha impedito di impossessarsi di Gaza e di rimpinzarla di armi. Ma Hamas, che non conosce la democrazia, ha sottovaluto cos’e’ in Israele l’opinione pubblica : il governo, il Paese, non puo’ lasciare la propria gente nel panico, con i negozi e le scuole chiuse o a malapena funzionanti, gli ospedali in continua azione, il soffitto della camera dei bambini che crolla sulla coperta con paperino, i centri acquisti devastati, i marciapiedi pieni di buche nere, i campi coltivati e le sale da pranzo dei kibbutz abbandonati, le orecchie dei telespettatori piene delle urla disperate dei bombardati e anche delle loro valorose affermazioni di persistenza nel restare sul posto, abbandonati da tutti.Israele non vuole uccidere innocenti, ma neppure puo’ abbandonare i suoi innocenti.
Stavolta, di fronte a questo dilemma forse l’opinione pubblica internazionale si responsabilizzera’ per quel poco in piu’ che consente di andare oltre le preoccupazioni umanitarie per i palestinesi di Gaza, sacrificati dalla sua stessa leadership, e da nessun altro. Nel giorno di Natale il bombardamento e’ stato di 100 missili in 24 ore. Israele ieri ha lasciato entrare a Gaza quaranta camion di farina e altro cibo: le porte si aprono ogni volta che Hamas lo decide. I diritti umani vengono violati in tutto e per tutto dalla parte di hamas, contro gli israeliani e contro i propri cittadini ridotti a scudi umani in senso lato. Sarebbe bello per una volta essere capaci di dirlo, noi europei: smettete di sparare, restituite Gilad Shalit. Vedrete che cambiera’ tutto.
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