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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.12.2008 Non odia solo gli omosessuali, ma anche gli ebrei: è il pastore Rick Warren, invitato all'insediamento di Obama
un editoriale di Christopher Hitchens

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 dicembre 2008
Pagina: 42
Autore: Christopher Hitchens
Titolo: «Un razzista alla festa di Obama»

Da pagina 42 del CORRIERE della SERA del 23 dicembre 2008, riportiamo l'articolo di Christopher Hitchens "Un razzista alla festa di Obama", che pone importanti quesiti sull'invito alla cerimonia di insediamento di Barack Obama del pastore Rick Warren, ostile agli omosessuali e agli ebrei.

Ecco il testo:


E' possibile, in teoria, fare un'osservazione apparentemente bigotta che sia anche vera e moralmente fondata.
Così, quando il reverendo Bailey Smith, uno degli assistenti del defunto Jerry Falwell, sostenne che «Dio Onnipotente non ascolta la preghiera di un ebreo», io mi trovai del tutto d'accordo, perché non credo ci sia un essere sovrannaturale che dia ascolto alle preghiere.
Allo stesso modo, se qualcuno dichiara pubblicamente che «i mormoni sono una setta» non si può dire che affermi una cosa di per sé errata o non vera. Se però sostiene che il paradiso esiste realmente, ma non ci si può entrare se si è ebrei, o che i mormoni sono una setta e seguono un falso credo, mentre altre chiese e fedi sono quelle autentiche, chi fa queste affermazioni è una persona intollerante. Tutto questo accade nel meraviglioso mondo della comunità evangelica americana, a cui auguriamo la miglior fortuna per le sue raccolte di fondi e per le funzioni domenicali piene di gente festosa, acclamante e felice. Ma vogliamo veramente che questi stralunati abbiano un qualsiasi ruolo nella cerimonia di insediamento alla Casa Bianca del prossimo presidente degli Stati Uniti?
Si sa che Rick Warren, pastore della californiana «Saddleback Church», in un incontro di qualche tempo fa all'Aspen Institute, quando Lynda Resnick (della dinastia dei produttori di succo di melograno) gli ha chiesto se un'ebrea come lei poteva aspirare al paradiso, gli ha risposto di no. Cos'altro poteva dire? Per la sua fede solo chi crede in Gesù può sperare di salvarsi.
Ho recentemente mancato l'occasione di discutere alla Cbs con uno dei principali alleati e difensori di Warren, il predicatore di Dallas che si fa chiamare Dottor Robert Jeffress.
Secondo questo dotto studioso, anche se Mitt Romney «parla di Gesù come del suo signore e salvatore, non è un cristiano. I mormoni non sono cristiani».
È anche noto che Rick Warren definisce suo mentore un uomo di nome Wallie Amos Criswell, ispiratore della svolta a destra della Southern Baptist Convention negli anni Sessanta.
Svoltare a destra, in quel periodo e contesto, voleva dire esattamente quel che si può sospettare: fredda ostilità da parte delle chiese verso i movimenti per i diritti civili. Significava anche, sotto il profilo teologico, abbracciare la folle idea del dispensationalist premillennialism, che ritiene imminente la fine del mondo, con la conseguente gioia estatica che il vero credente a quel punto proverà salendo ai cieli.
Warren ha voluto definire il deprimente e folle Criswell «il più grande pastore americano del Ventesimo secolo» e ha raccontato del momento mistico, negli anni Settanta, in cui Criswell gli posò le mani sul capo (pronosticando al giovanotto, non stupitevi, che avrebbe fondato una grande e prospera congregazione).
Penso che abbiamo il diritto di rivolgere a tutti i membri della squadra di Obama le seguenti domande (e continuare a farlo finché non otterremo una risposta soddisfacente): - Warren sarà invitato alla solenne cerimonia di insediamento senza che gli sia chiesto di ripudiare quel che ha detto quando ha negato che gli ebrei possano salvarsi?
- Farà la sua invocazione religiosa senza rinnegare le affermazioni del suo mentore sui diritti civili e quel che il suo principale sostenitore dice dei mormoni?
- Gli americani saranno introdotti alla prossima amministrazione, che dovrà affrontare problemi come un possibile Iran nucleare e un Pakistan già nucleare, da un predicatore dal dubbio curriculum che crede che la fine del mondo vada attesa con gioia?
Barack Obama sta imparando un po' alla volta che il suo compito è essere il presidente di tutti gli americani, in tutte le circostanze. Se vuole, può opporsi all'idea del matrimonio per gli omosessuali americani. È una posizione politica dalla quale si può dissentire, e ci sarà chi lo farà. Ma l'uomo che ha scelto come officiante per la cerimonia di inaugurazione è un instancabile businessman religioso, che raccoglie denaro sostenendo che una parte degli americani — i non cristiani, i cristiani di tipo sbagliato, gli omosessuali, i non credenti — hanno minor valore e virtù rispetto al suo meraviglioso gregge di redenti, salvati e donatori a posto con le loro quote.
Questo è semplicemente inammissibile. È possibile che Obama non conoscesse il background ideologico del suo attuale pastore?
Potrebbe anche darsi, se si pensa a come aveva tollerato l'odioso Jeremiah Wright. O è invece possibile che ne conosca la storia di razzismo, superstizione, settarismo, ma pensi (come avvenne con Wright) che possa essergli utile politicamente per attrarre un certo elettorato? Entrambe queste eventualità sono alquanto spiacevoli da prendere in considerazione.
Un presidente può, naturalmente, usare la sua carica per ottenere un secondo mandato, per rafforzare la sua base elettorale o attrarne una nuova. Il giorno dell'insediamento non è però il giorno adatto per farlo. È un evento che appartiene soprattutto agli elettori e ai loro figli, chiamati a constatare che ancora una volta è felicemente rispettata la lunga tradizione di un passaggio di consegne pacifico, anche in anni in cui il risultato è stato contestato. Io direi che non c'è affatto bisogno di un discorso religioso, perché, usando un'osservazione di Lincoln su Gettysburg, l'occasione è già sacra in sé.
Ma se dev'esserci un prete, che sia almeno qualche vecchio e dignitoso ipocrita senza legami faziosi, non un imbonitore in cerca di pubblicità, convinto che milioni di suoi concittadini siano destinati all'inferno perché non corrispondono ai suoi bassi e volgari canoni.
traduzione di Maria Sepa © New York Times Syndicate

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