lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.12.2008 Bloccato il vino prodotto dai salesiani a Betlemme
per motivi di sicurezza, dice Israele

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 dicembre 2008
Pagina: 15
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Betlemme, il vin santo bloccato ai check-point»

Dal CORRIERE della SERA del 22 dicembre 2008, riportiamo l'articolo di Francesco Battistini "Betlemme, il vin santo bloccato ai check-point ".
Il blocco del vino prodotto dai salesiani, è stato deciso per dalle autorità israeliane per "motivi di sicurezza" che gli interlocutori palestinesi di Battistini giudicano infondati.
Sarebbe stato interessante leggere nell'articolo anche la replica israeliana a questo rilievi.

Sulla barriera di separazione che passa a Beit Jalla, denunciata dai salesiani come un soppruso, occorre ricordare che proprio da Beit Jalla i cecchini palestinesi sparavano contro il quartiere di Gerusalemme Ghilò.

Ecco il testo:


BETLEMME (Cisgiordania) — «Dove stanno i cartoni per l'Arcivescovo?». Sempre là. Dietro il cortile, nel magazzino. Ah, eccoli: nemmeno i padri si ricordano più dove li hanno messi. L'indirizzo è pronto da più d'un mese: «H.E. Card. Cormac Murphy-O'Connor. Vaughan House. 46, Francis Street. London».
la riserva speciale Cana e il morbido Spirit, più qualcosa per il dessert. A Westminster sono abituati ai ritardi, ai check-point, alle dogane, ma hanno aspettato il carico con fede e fino all'ultimo. Erano sicuri d'averlo, perché ci tengono: che Natale è, senza il vino di Betlemme? Affranti, i padri salesiani si sono scusati via mail: «Quest' anno niente vino. Non riusciamo a mandarlo né a Westminster, né agli altri. Questo è l'elenco degli ordini: Germania, Romania, Irlanda, parrocchie italiane. È rimasto qui anche quello per Nazareth e Gerusalemme. Celebrare la messa col nostro Cremisan,
era una tradizione. Niente da fare. Tutto bloccato ».
Prendete e bevetene tutti. O quasi. L'ultimo muro della Terra Santa è una pila di cartoni bianchi e grigi, al Monastero di Cremisan, colline di Beit Jala. È il vino che i salesiani imbottigliano dal 1885, da quando venne in Palestina un confratello di San Giovanni Bosco e a servire quest'assolata vigna del Signore portò molti musulmani, qualche cristiano, gente di buona lena e di buona volontà. Il vino non è roba da Vissani, ma è il vissuto che conta: comprare il Cremisan
di Betlemme, opera pia ad alto tasso di gradazione.
Duecentomila litri l'anno, invecchiamento nel legno di quercia, acquisti online, s'accettano carte di credito. Cinque settimane fa, quando i camion erano carichi per le spedizioni, destinazione Gerusalemme e porto di Haifa, dalla polizia di frontiera israeliana è arrivato lo stop: il vin santo non poteva attraversare i check-point. "Motivi di sicurezza". Proteste sommesse dei padri: inutili. Proteste vibranti del sindaco di Betlemme: ancora più inutili. «Non c'è nessuna ragione di sicurezza — dice Majde Siriani, dell'Autorità palestinese —. Che pericolo rappresenta, il vino dei preti italiani? Dopo la raccolta delle olive, è l'ultimo esempio delle pressioni israeliane per soffocare la nostra economia. Dà fastidio che il Cremisan finisca sugli altari delle chiese, nei ristoranti, ai consolati».
Il fastidio è anche altro. E' dalle due intifade, quando i palestinesi passavano spesso per le proprietà salesiane, che Israele ha aumentato controlli e pressioni. Le polemiche degli anni caldi non sono dimenticate. L'anno scorso, la nuova frattura: il Muro, costruito proprio a ridosso della Casa Don Bosco; una lettera di fermo disappunto, "ci avete chiusi senza neanche consultarci". Non è facile la vita dei cristiani, a Betlemme: 32mila abitanti, quasi uno su due è cristiano, ma prima erano di più e il 90 per cento se n'è andato via. Per la crisi che ha svuotato i negozi di souvenir. Per l'impossibilità d'una vita normale. Il boom dei pellegrini per Natale non cambia gli umori: gli hotel sono senza un posto libero da mesi, secondo tradizione evangelica, e ci sono 12mila posti di lavoro in più. Ma per chi crede e ci vive, Betlemme non è un presepe. Gl'insediamenti attanagliano la città, i coloni sono decuplicati. Un intero quartiere di cristiano- ortodossi, 120 famiglie, ha ricevuto un ordine di demolizione dalle autorità israeliane, "motivi di sicurezza" anche qui, perché la barriera gli è stata costruita proprio davanti. Il Muro ha mandato a picco molte vite cristiane, entrate nella memoria popolare: il benzinaio sulla via per Hebron che ha perso il 95 per cento dei clienti; i fratelli Halil che si sono trovati il ristorante sbarrato per tre lati, e uno ha ceduto la sua quota ed è partito per l'Honduras; la fabbrica della famiglia Bandak, che s'è trovata spezzata in due, gli uffici nei Territori e i depositi in Israele, e alla fine è fallita...
L'esasperazione porta a paradossi: alle ultime elezioni, il 10 per cento dei cristiani ha votato per i duri islamici di Hamas. «E la notte di Natale — dice Musallah, uno dei due fratelli del ristorante —, se Abu Mazen verrà alla messa, qualcuno proverà a dirglielo: fate qualcosa, perché qui il sangue ribolle». Come il vino.

Per inviare la propria opinione alla redazione del Corriere della Sera cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT