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La sceneggiata del reporter iracheno, Munthander al-Zaidi che a Baghdad, nella sala stampa gremita di giornalisti, tira le sue scarpe contro il presidente Bush di fronte a milioni di telespettatori ha sortito invece l'effetto di dimostrare anche agli increduli che l'Iraq e' davvero una democrazia, d'altronde in quale altro paese per giunta islamico sarebbe stato possibile? Se avesse ardito farlo contro Saddam Hussein solo qualche anno fa, sarebbe stato sicuramente torturato ed ucciso. Ma Il giovane giornalista era in cerca di notorieta', voleva i suoi cinque minuti di gloria ed ha orchestrato la gag del lancio di scarpe -che dicono che per i musulmani e' piu' offensivo del lancio di pomodori- consapevole d'aver puntate su di se' le televisioni di tutto il mondo! Le immagini della scena hanno fatto rapidamente il giro del mondo ad una velocita' persino superiore a quella delle scarpe e sono diventate oggetto di freddure e di lazzi buffoneschi a non finire. Ma chi ha fatto una figura meschina nella sua rozzezza e nella sua sua totale mancanza di civismo e di professionalita' e'proprio lui al-Zaidi. Bell'eroe, troppo facile prendersela con Bush, ma perche' non prendersela invece con un dittatore sanguinario, di quelli che conosciamo bene o troppo coraggio gli avrebbe richiesto! Aveva il diritto di liberta' di parola a sua disposizione ma e' ricorso volgarmente al lancio di scarpe. Ma i libri non gli hanno insegnato nulla perche' proprio in quella sede della sala stampa avrebbe potuto liberamente esprimere la sua opinione e il suo dissenso, ne aveva tutti i diritti. Altri giornalisti non hanno avuto quella opportunita', perche' sono stati assassinati brutalmente per tenere loro la bocca chiusa, da Anna Politkovskaya uccisa a colpi d'arma da fuoco il 7 ottobre 2006 a Mosca a Hrant Dink, il giornalista turco di origine armena assassinato per le strade di Istambul il 19 gennaio 2007 e molti altri giornalisti che pagano a duro prezzo il diritto alla liberta' di parola, continuamente minacciati di morte, costretti a nascondersi e ad avere una vita blindata. Ma il presidente americano ha appena detto come si legge sul "The Wall Street Journal" del 16 dicembre che non serba rancore "no hard feelings" verso il giovane giornalista anzi raccontando l'accaduto ha dato prova di un grande senso dell'umorismo che in lui e' proverbiale. Bush non s'e' scomposto piu' di tanto, si e' chinato due volte schivando i colpi con grande agilita', poi s'e' fatto una bella risata, ben altre prove ha dovuto affrontare nella sua presidenza, la piu' dura quella dell'11 settembra 2001 quando lo abbiamo visto sconvolto e profondamente commosso di fronte a quello scenario di distruzione e di morte. L'Iraq e' ora un paese libero grazie all'amministrazione Bush e grazie agli uomini e donne in uniforme che hannno sacrificato le loro vite per esportare la democrazia in quel paese mesopotamico, e che tuttora combattono a fianco degli Iracheni contro il terrorismo. La loro morte non e' stata vana come i media vorrebbero farci credere perche' laddove avanza la democrazia retrocedono i regimi dispotici e il terrorismo. Adesso il premier Nouri Al Maliki non deve lasciarsi sfuggire l'opportunita' di dimostrare ancora una volta, a tutti quei regimi illiberali ed oppressivi che l'Iraq e' una democrazia e che lui stesso ne e' orgogliosamente il primo ministro. Con un gran gesto di clemenza rilasci pure libero Muntandher al-Zaidi dandogli cosi' uno schiaffo morale, ma ad una sola condizione pero', che prima chieda pubblicamente scusa a Bush. Quale migliore vendetta! Piera Prister Bracaglia Morante |
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