La magistratura italiana non è famosa per la rapidità delle sue sentenze. Il “chiarimento” burocratico del gennaio ‘78 si riferisce a una legge del 1971, che a sua volta faceva riferimento a un’altra legge del 10 marzo 1955 N° 96 e ad una successiva, la N° 336 del 1970.
Questa successione di date e di numeri può sembrare noiosa, e in fondo lo sarebbe se le cose e le date finissero qui. Ma non è così.
Per l’attuazione di quanto legiferato nel 1955 bisognerà attendere non il 1971 o il 1978, ma il 2004, quasi un Giubileo.
Cerchiamo di essere sintetici. Nel 1971 veniva emanata in Italia la legge N° 541 che estendeva agli ex-perseguitati razziali i benefici della legge N° 336 del 1970. Tuttavia la legge del ’71 sollevava, sembra, un interrogativo. E chissà perché.
L’interrogativo era che gli uffici addetti a raccogliere le domande per usufruire di limitatissimi benefici non riuscivano a stabilire chi poteva essere definito “perseguitato razziale”, malgrado le leggi del Regno lo avessero stabilito perfettamente nel 1938 e ancora meglio dopo il settembre 1943 con le leggi di Verona della Repubblica detta di Salò (purtroppo i superstiti dei campi di sterminio non avevano le ricevute dei lager nazisti).
Ma ora, nel 1978, l’arcano sembra risolto. Sette anni di colloqui, di interrogatori, di riscontri incrociati, di controlli e dopo una serie di riunioni a tutti i livelli, ecco la clamorosa scoperta.
Per dirsi perseguitato razziale uno doveva essere ebreo! Una conclusione geniale, staordinaria.
Ne deriva, tra altri incontri, altre riunioni, altre commissioni, altre indagini, che si può chiamare perseguitato razziale ogni ebreo nato prima del 25 aprile !945, prima cioè della cacciata dei tedeschi e dell’evaporazione dei repubblichini, molti dei quali, peraltro, i più scaltri, venivano riciclati in “democratici”.
“Il pregiudizio morale – recita l’articolo 1 della legge 1978 – è comprovato anche dall’avvenuta annotazione sui certificati anagrafici”.
L’articolo 2 spiega poi che “la competenza per l’esame delle domande e per l’accertamento della qualifica di ex perseguitato politico e razziale (…) spetta alla Commissione perseguitati politici e razziali istituita dall’articolo 8 della legge 10 marzo 1955 N° 96”.
Ora però la burocrazia statale deve essersi presa un periodo di riposo per lo sforzo compiuto in tanti anni. Non tanti però quanto i 26 anni di vacanza che seguiranno fino al 2004 quando verrà attribuito almeno a chi, per essere ebreo, era stato estromesso dalla scuola pubblica nel 1938, un vitalizio che nel 2008 con i ritocchi annuali è stato di € 443,16 al mese.
Dal 1938 al 2004 erano passati 66 (sessantasei) anni. Un’inezia di fronte all’eternità. Eternità che però non compete ai “reduci” del 1938, anno per anno falcidiati dall’anagrafe. Ma un toccasana per l’Erario.
I soliti dietrologi sospettano per tanto ritardo qualche malevolenza qua e là nell’empireo politico-burocratico.
Ma questa è una briciola nei misteri italiani.
Non è una briciola il rapimento di Aldo Moro, la figura politica democristiana più rappresentativa di questi anni.
Il 16 marzo il rapimento viene attuato con una sorprendente operazione dalle Brigate Rosse che per compierla uccidono i cinque uomini di scorta del parlamentare.
Il “Palazzo” trema, e più trema quando vengono fatte pervenire le lettere dell’onorevole Moro che non nasconde quello che pensa dei suoi illustri colleghi. Sono lettere di un uomo disperato, ma che, commenterà il direttore di un quotidiano, “non saranno mai raccolte in volume e sistemate accanto alle
Il 19 maggio sarà trovato a Roma nel bagagliaio di un’automobile il cadavere di Moro. Uno degli esecrabili delitti delle Brigate Rosse, ma anche un loro errore politico perché coagulerà contro di loro tutto il Paese e condurrà allo sbaragliamento di tutte le varie sigle terroristiche nazionali, nel cui segno bruciano la loro esistenza giovani illusi e indottrinati dai molti “cattivi maestri” che continueranno indenni a pontificare negli anni a venire.
Intanto fa la sua apparizione sulla scena del mondo una terribile malattia, l’AIDS (sindrome di immunodeficienza acquisita), che proprio in questo 1978 è clinicamente individuata negli Stati Uniti.
Per una coincidenza forse simbolica la prima vittima dell’AIDS coincide con l’ultimo caso di vaiolo.
Non è che tutto vada bene in Europa. E al di là della “cortina di ferro”, in Cecoslovacchia vengono arrestati quasi tutti gli esponenti del dissenso, firmatari della “Charta 77”, fortemente critica del regime comunista.
Il 6 giugno è promulgata da noi la legge che consente, a determinate condizioni, il ricorso all’aborto, mettendo così fine alla piaga di centinaia di migliaia di aborti clandestini effettuati (a caro prezzo) da quelli che i francesi chiamano “faiseurs d’anges”.
Un referendum popolare infine conferma la cosiddetta “legge Reale” (dal nome del ministro proponente) sull’ordine pubblico. La “stretta” è approvata dal 67% dei votanti.
Ad agosto muore Papa Paolo VI, un pontefice di grande e tormentato spessore. Gli succede il Patriarca di Venezia Albino Luciani che assume il nome di Giovanni Paolo I, in omaggio ai due Papi che lo hanno preceduto nell’alta carica. Morirà il 29 settembre. Il suo pontificato sarà durato solo 33 giorni. Sulle sua morte aleggiano sospetti che non saranno mai chiariti.
A settembre è firmato a Camp David, negli Stati Uniti, un accordo tra Egitto e Israele che prevede il ritiro israeliano dal Sinai e la prossima stipulazione di un trattato di pace tra i due Paesi. Grandi speranze in Occidente, durissimi attacchi da quasi tutto il mondo islamico.
Il 16 ottobre è eletto Papa il cardinale polacco Karol Wojtyla, che assume il nome di Giovanni Paolo II. E’ il primo Papa non italiano dal 1523. Grande sorpresa e grandi attese che Wojtyla non deluderà. Sarà una grande figura di Papa.
A dicembre Cina e Stati Uniti stabiliscono normali relazioni diplomatiche. Si apre una nuova pagina di Storia.
Ma l’anno finisce con una serie di disordini e sommosse in Iran contro lo Scià Mohammad Reza Pahlavi, un monarca intelligente che si era prefisso di portare il Paese nel XX secolo. Ma, come capita a tutti i monarchi assoluti ed ai dittatori, ha fretta, vuole realizzare il suo ambizioso disegno già nel corso della sua vita. Perciò non tollera oppositori ed esercita un potere dispotico che conduce in carcere centinaia o migliaia di oppositori. Il suo temuto braccio è la Savak, una polizia politica disegnata a immagine delle polizie politiche di tutte le dittature, che si macchierà di molti crimini (molto pochi tuttavia in confronto di quanti ne riusciranno a perpetrare Khomeini e i suoi mujaheddin o ”studenti coranici”).
Se l’Iran tornerà al più oscuro Medio Evo lo si dovrà a due elementi fondamentali. Gli errori e peggio di Reza Pahlavi, che riesce a farsi nemici i religiosi e la classe mercantile. Mai due nemici alla volta, diceva von Clausewitz.
L’altro elemento è costituito da uno dei più gravi errori degli Stati Uniti, quello di aver lasciato cadere lo Scià (forse nel nome di un concetto romantico della democrazia) e di non aver capito che il suo successore Khomeini (che Reza Pahlavi aveva graziato mandandolo in esilio) avrebbe instaurato un regime di terrore e ridotte le donne in stato di schiavitù. La sua furia millenaristica avrebbe fatto crollare uno dei più importanti elementi di stabilità nel Medio Oriente e preparato l’attuale situazione esplosiva in tutto l’Oriente. Il propagarsi del fanatismo islamico ha preso il pretesto religioso per rivendicare lo stragismo come mezzo di nuova “conquista” dell’Occidente.
In questi ultimi giorni del 1978 gli 80.000 ebrei iraniani (la più antica comunità ebraica della Diaspora) si preparano al peggio. C’era un solo volo giornaliero Teheran-Lod. Ora Israele ne dispone tre e sostituisce i Boeing 707 con i più capienti Jumbo. Partiranno vuoti da Israele, torneranno pieni da Teheran.