Nel centenario della nascita, esce di Giovanni Guareschi “Il grande diario”, ricomposto dai figli in base ai materiali rinvenuti fortunosamente in un solaio. Si tratta di due taccuini e due agende. I primi contengono sconvolgenti testimonianze di sopravvissuti ai lager nazisti che Guareschi raccolse durante e subito dopo la guerra. Le agende registrano giorno dopo giorno la vita dello scrittore, internato in Polonia e in Germania con centinaia di migliaia di italiani che non avevano giurato fedeltà alla Repubblica Sociale e al Reich. “Io non mi considero prigioniero, io mi considero combattente”: questa la sua reazione davanti alla fame, la malattia, le minacce e le lusinghe dei carcerieri. Una Resistenza venata di riottoso umorismo. Sono note di notevole valore storico, che si impongono tuttavia per la forte presa umana: da non lasciare insensibili gli stessi che non amassero il Guareschi più vulgato.