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Una lettera contro i coloni israeliani 16/12/2008

Tralasciando ogni giudizio sul sionismo politico, vorrei rispondere al sig. Roberto Fiaschi che, nella sua risposta ( del 9 dicembre) ad un lettore sui fatti di Hebron, prova sminuire un fatto accampando scuse come la mancanza di contestualizzazione storica.
Sono d’accordo, non è facile spiegare certe situazioni ricorrendo a semplici immagini che possono voler dire tutto o niente. Allora ecco qualche chiarimento.
I coloni in Cisgiordania sono per la maggior parte fanatici religiosi che seguono l’ideologia di un sionismo “messianico” che ha coniugato l’ideologia politica con il dogma religioso che, alle origini, era ostile al sionismo. Questi fondamentalisti differiscono notevolmente dagli ortodossi “haredi”, non sionisti e contrari alla cultura laica d’Israele.
La loro ideologia risale al Rabbino Kook il Vecchio che sviluppò queste idee negli anni ’20-’30. Israele è considerato un segno della Redenzione ebraica, che, tra l’altro, implica il riconquistare e “redimere” la terra d’Israele occupata dai Gentili. Sottolineo che, in qualità di Rabbino capo, Kook NON può essere considerato figura di secondo piano, così come tanti altri rabbini estremisti che influenzano la politica e la società e che non sono certo dei casi isolati. L’influenza di tale ideologia sulla politica e la società sono enormi.
Dapprima foraggiati e sostenuti (dalla sinistra sionista, negli anni 70, grazie a Peres), hanno sviluppato le loro reti scolatistiche, le loro istituzioni, i loro centri di potere. Il loro potere è stato talmente immenso che le generazioni degli anni 70 hanno contribuito allo sfacelo delle vecchie dirigenze religiose, progressiste e pragmatiche, che appartenevano alla cultura dei kibbutz religiosi e al partito Mafdal e, con la nascita del Gush Emunim, hanno suggellato l’alleanza con la destra sciovinista. Il loro nazionalismo fanatico, messianico ed oltranzista non può quindi considerarsi un fenomeno marginale, visto che nel tempo in Cisgiordania ( la Giudea-Samaria che loro rivendicano come appartenente per diritto religioso agli ebrei) hanno creato uno stato nello stato che ormai tiene per la gola e ricatta quei politici israeliani che, seppur desiderosi, non possono permettersi di mettere nei loro programmi politici lo smantellamento delle colonie, pena rivolte sociali e civili che, a tratti, in realtà sono scoppiate.
Un particolare curioso: questi fanatici religiosi credono nella guerra a tutti i costi( contrariamente agli haredi che sono esonerati dal servizio militare), come mezzo di redenzione e purificazione morale (oltre che, ovvio, come strumento di conquista), quindi sono attivissimi nelle gerarchie dell’esercito, dove peraltro sono molto rispettati ed ascoltati. Chi nega il fatto che ai coloni sia permesso tutto in Cisgiordania o è in malafede o non conosce niente di quello che lì accade. Volenti o nolenti, i politici israeliani devono tener conto delle farneticazioni politiche e religiose dei rabbini appartenenti a questo filone nazionale e messianico del fondamentalismo religioso che attanaglia Israele. Se davvero questi pazzi non contassero niente, basta porsi una domanda: com’è che Israele non evacua Hebron da 600 coloni ebrei che tengono in ostaggio 180000 Palestinesi?
Il fatto è che questi religiosi servono per giustificare il mantenimento della Giudea-Samaria: è stato così con Begin, con Sharon e con tutti gli altri politici venuti dopo. La religione è l’unica giustificazione che ha Israele per conservare i territori occupati e quindi questi religiosi servono alla causa.
A proposito di Sharon, il vero idolo politico di questi nazionalisti, è curioso ricordare il suo discorso funebre alla morte del rabbino Menachem Schneerson, il Rebbe dei Chabad-Lubavitcher, un gruppo hassidico diffuso in tutto il mondo, sciovinista, razzista e ultrasionista (anche in questo caso, da un punto di vista messianico). Sorvolo sulle deliranti convinzioni religiose derivate dal Talmud e dall’Halacha nell’interpretazione di un personaggio di tal fatta ma, anche in questo caso, non si può certo considerarlo un personaggio secondario non rappresentativo di una fetta della società.
Nell’ambito dei partiti dei coloni pro-annessione, si potrebbe anche parlare di quei movimenti fascisti (ma sempre legati a doppio filo con gli oltranzisti religiosi) come Teyyah, “Rinascita”, tra i cui leader c’erano il fisico Yuval Neeman, lo scrittore Moshe Shamir e la parlamentare e giornalista Geullah Cohen (ex membro del Lehi, arrestata e fuggita di prigione, direttore del giornale “Fronte della Gioventù”……non serve aggiungere altro mi pare), o il Kach del Rabbino Kahane o il Moledet del povero ministro Zeevi che invocava il trasferimento coatto dei Palestinesi dalla Cisgiordania nei paesi arabi vicini (come si apprende NON da internet ma dal libro di Eli Barnavi, ex ambasciatore a Parigi, ripeto, Parigi, tanto per sgombrare il campo da eventuali ridimensionamenti circa la sua credibilità). Questo tanto per contestualizzare, come pretende il sig. Fiaschi, e per sottolineare quanto siano diffuse simili idee ( oggi tra i “degni” eredi di questi personaggi vi sono Avigdor Lieberman e Moshe Feiglin, tanto per citare due nomi, per non parlare dell’uscita “estremista” della Livni di qualche giorno fa, esternata per ingraziarsi l’elettorato di destra), al contrario di quello che si vuol far credere. Il sito online della Knesset ( non un circolo di estremisti…) ha una sezione celebrativa dedicata a Rechavam Zeevi che invocava apertamente la deportazione dei palestinesi (eufemisticamente definita “trasferimento coatto”), il che è tutto dire.

 

Oppure, tanto per capire il peso politico di tali fenomeni, potremmo accennare ai benefici politici, economici e sociali che i dirigenti sionisti hanno nel tempo garantito ai vari gruppi religiosi. Negli anni ‘90, tanto per capire, per accattivarsi le simpatie dell’elettorato ebraico-orientale, Peres dovette persino umiliarsi a prendere lezioni di Talmud dal noto ed estremista rabbino Ovadia Yosef, leader spirituale del sempre più influente partito SHAS. Se si pensa che il sionismo era, tra l’altro, un movimento anti-religioso e laico, forse è lecito pensare che Herlz a quest’ora si starà rivoltando nella tomba.
Insomma, se si deve contestualizzare, allora ricordiamo che da questi ambiti religiosi sono usciti fanatici certo non sconosciuti: suppongo che al signor Fiaschi i nomi di Baruch Goldstein e Yigal Amir dicano qualcosa.
Se si vuole continuare a trattare la questione delle colonie in maniera seria, allora non si può non prendere atto del fatto che Israele è giunto da tempo ad un bivio: o ci dà un taglio con i coloni fanatici religiosi oppure continua a tenere il piede in due staffe, da una parte sostenendoli e dall’altra continuando a prendere per i fondelli il mondo intero promettendo che smantellerà tutte le colonie (intanto, per il momento, si tiene stretta quelle vicine a Gerusalemme che, di fatto, ormai nessuno ha nemmeno più il coraggio di contestare).

 

Tutto il resto è aria fritta, pura propaganda.
Sig. Fiaschi, capire è difficile, ne convengo. Ma anche lei dimostra qualche lacuna, a meno che non faccia finta di non vedere.
 
Saluti
 
Diego Traversa

La sua è una rappresentazione assolutamente unilaterale e faziosa del movimento dei coloni, all'interno del quale vi sono estremisti violenti, ma anche una maggioranza che vorebbe semplicemente vivere in Giudea e Samaria, ed è fedele allo Stato e alla legge.
L'immagini di uno Stato di Israele in mano ai coloni è falsa, ed'è smentita dalla cronaca e dalla storia: non le dice niente lo sgombero di Gaza ?
Quello,  finora è stato l'unico trasferimento forzato di popolazione attuato da Israele.
Se lo si giudica necessario e opportuno, non si vede perchè non si possano discutere pragmaticamente le idee di Avigdor Lieberman e celebrare Rechavam Zeevi, ministro israeliano ucciso dai terroristi palestinesi.

Redazione IC


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