Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Ammettere le colpe storiche e chiedere perdono agli armeni l'appello di 300 intellettuali turchi
Testata: Corriere della Sera Data: 16 dicembre 2008 Pagina: 16 Autore: Antonio Ferrari Titolo: «La lettera dei 300: «Armeni, scusateci»»
Dal CORRIERE della SERA del 16 dicembre 2008, riportiamo l'articolo "La lettera dei 300: «Armeni, scusateci»"
Un appello personale, intimo, nel quale si può specchiare la coscienza di ciascuno, è più efficace e penetrante di grida scomposte, sommari giudizi e drastiche condanne. E' quanto hanno pensato gli oltre trecento intellettuali turchi decidendo di preparare, firmare e diffondere una lettera di scuse per la «Grande catastrofe » del 1915, quando centinaia di migliaia di armeni ottomani furono deportati in una delle più terribili pulizie etniche del secolo scorso. «La mia coscienza — si legge nell'appello — non accetta il diniego della Grande catastrofe. Respingo questa ingiustizia e simpatizzo con i sentimenti e la pena dei miei fratelli armeni. Mi scuso con loro». Una domanda di perdono che prende forza proprio dall' understatement con cui è stato compilato il testo. Il professore di scienze politiche Baskin Oran, uno degli autori del breve documento, invitando i suoi connazionali a firmarlo, ha commentato: «La nostra preoccupazione è di essere capaci, la mattina, di guardarci allo specchio ». La lettera non è stata consegnata ai giornali, ma per la sua diffusione si è scelta l'autostrada senza barriere di Internet. La via dell'informazione democratica globale. Sul sito ( www.ozurdiliyoruz.com/default. aspx) in meno di ventiquattr'ore sono già arrivate duemilacinquecento adesioni. L'appello, per il suo carattere personale, ha spiazzato anche i più conservatori, contrari all'iniziativa. Non si parla infatti né del genocidio né del massacro di massa degli armeni, di cui Erevan chiede da tempo il riconoscimento, più che una chiara ammissione di responsabilità. Certo vi è stata da subito la brusca reazione degli ultranazionalisti, legati a quello «Stato profondo» che condiziona la vita della Turchia. Più d'uno ha cercato di sabotare l'iniziativa, inviando email con nomi di estremisti di destra e di defunti ultraconservatori, giusto per confondere le idee. Il silenzio del governo islamico- moderato di Recep Tayyip Erdogan e dello stesso presidente della repubblica Abdullah Gul pare una tacita conferma dell'interesse (se non proprio della simpatia) per l'appello che sembra coniugarsi con i timidi passi che stanno riavvicinando Turchia e Armenia. Le relazioni diplomatiche tra i due Paesi, dopo decenni di ostilità, erano state interrotte nel 1993, ai tempi della guerra per l'enclave del Nagorny-Karabach. Ma nel settembre scorso una partita di calcio tra le due nazionali, che si giocano la qualificazione per i mondiali del 2010 in Sudafrica, ha compiuto quasi un miracolo. Quando Gul si è presentato allo stadio, in tribuna d'onore, a fianco del suo omologo armeno. Incurante dei fischi e delle proteste, il presidente turco ha aperto la strada, che ora i diplomatici stanno faticosamente asfaltando. Ecco perché l'appello che chiede il consenso del popolo turco, puntando non sulla denuncia ma sulla semplicità di un gesto umano compiuto per rispondere alla propria coscienza, potrebbe contribuire, con il tempo, a chiudere un capitolo doloroso, che riguarda la storia del Paese e non certo la Turchia di oggi. Non sarà facile, ma onore a chi ci sta provando, mettendoci il proprio volto e il proprio nome.
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