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Il Foglio Rassegna Stampa
16.12.2008 Benedetto XVI andrà in Israele
l'11 maggio 2009

Testata: Il Foglio
Data: 16 dicembre 2008
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Benedetto XVI arriverà in Israele l’11 maggio del 2009»

Da Il FOGLIO del 16 dicembre 2008, pagina 3, riportiamo l'articolo "Benedetto XVI arriverà in Israele l’11 maggio del 2009".
Ecco il testo:


Gerusalemme. La visita di Benedetto XVI in Israele comincerà l’11 maggio 2009. Ad attenderlo all’aeroporto di Ben Gurion ci sarà il presidente israeliano, Shimon Peres, il governo e – come prevede il cerimoniale per le visite di stato di alto livello – i rappresentanti di tutte le componenti della società. Nonostante le difficoltà nei rapporti fra il Vaticano e Israele – la mancanza di una firma sugli accordi finanziari e giuridici che stabiliscono i diritti della chiesa cattolica in Terra santa –, nonostante il conflitto tra israeliani e palestinesi, il Papa ha ordinato alla Segreteria di stato di organizzare il viaggio in tempi record, cosa senza precedenti nella storia delle visite papali. Una delegazione della Santa Sede guidata da Alberto Gasbarri, dal 2005 responsabile dei viaggi del Pontefice, è già andata in Israele la settimana scorsa per definire il programma. Peres ha invitato ufficialmente Benedetto XVI e si presume che già questa settimana – o comunque prima di Natale – il Vaticano risponderà e confermerà la visita. Secondo le informazioni raccolte dal Foglio, il Papa partirà l’8 maggio per Amman, seguendo un itinerario simile a quello percorso da Giovanni Paolo II durante la storica visita a Gerusalemme nel marzo del 2000. Dopo tre giorni, a mezzogiorno atterrerà, a bordo di un aereo della Royal Jordanian Airlines, in Israele. Il viaggio di quattro giorni include anche una visita all’Autorità palestinese. Il Papa vuole celebrare tre Messe importanti: una a Gerusalemme, una a Nazareth e una a Betlemme, nel corso della visita al presidente palestinese, Abu Mazen. Per quanto è stato definito finora, Benedetto XVI non ha intenzione di incontrare rappresentanti di Hamas (la questione della sicurezza durante la permanenza nei Territori palestinesi è già molto delicata). Sembra che la determinazione personale del Santo Padre sia andata oltre tutti gli ostacoli presenti sul cammino – come la questione di Pio XII e le indicazioni su di lui al museo di Yad Vashem. Anche se i dettagli non sono stati ancora del tutto definiti, in questi giorni il nunzio apostolico nella citta santà incontrerà Avner Shalev, direttore del museo della Shoah, per organizzare insieme l’appuntamento, così da trovare il modo migliore per garantire al Papa una visita storica, che renderà il massimo rispetto all’ospite, in un luogo diventato ormai obbligatorio per le visite di stato in Israele. Al contrario di quanto avvenne durante la visita di Paolo VI, il 5 gennaio del 1964, nella quale il Santo Padre restò in terra santa undici ore senza nominare nemmeno una volta la parola “Israele” e senza incontrare il presidente Zalman Shazar, Benedetto XVI segue l’esempio del suo predecessore Giovanni Paolo II e presenzierà a una cerimonia presso la residenza del presidente Peres. La visita si concluderà il 15 maggio poco prima dell’inizio dello Shabat. Secondo la tradizione sarà la compagnia aerea locale a riportare il Pontefice a Roma: Benedetto XVI rientrerà in Vaticano con un aereo di El Al, la linea aerea israeliana, che dovrà atterrare a Roma prima del tramonto. Fonti vicine alla preparazione del viaggio hanno spiegato al Foglio che il Vaticano cercherà di sottolineare l’aspetto religioso piuttosto che quello politico. A differenza della visita di Giovanni Paolo II, incentrata soprattutto sul dialogo fra israeliani e palestinesi, il viaggio di Benedetto XVI punta alle radici giudaico cristiane. Il suo è un pellegrinaggio personale del rappresentante di Gesù Cristo che desidera recarsi alla Basilica del Santo sepolcro piuttosto che il viaggio di un leader mondiale che spera di trovare una soluzione per il processo di pace, ormai fermo, visto che il conflitto armato è ogni giorno più probabile. Nell’agenda mediorientale entra così una data molto sensibile e si presume che chi ha interesse a garantire una visita pacifica cercherà di tenere la situazione sotto il massimo controllo

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