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Informazione Corretta Rassegna Stampa
12.12.2008 Il movimento Chabad, Israele e la Diaspora
l'opinione di Abraham B. Yehoshua

Testata: Informazione Corretta
Data: 12 dicembre 2008
Pagina: 19
Autore: Abraham B. Yehoshua
Titolo: «Chabad, i missionari ebrei»
Da La STAMPA del 12 dicembre 2008, un articolo di Abraham B. Yehoshua sul movimento Chabad, bersaglio del terrorismo antisemita islamico a Mumbai.
In realtà  il movimento 
Lubavitch non è certo assente da Israele. Per completezza di informazione, riportiamo il link al sito (in ebraico) di Chabad in Israele.

http://www.chabad.org.il/

Ecco il testo dell'articolo di Yehoshua:

Come Sono tristi e terribili le immagini di distruzione e di morte dopo un attentato terroristico. Contrariamente alle guerre, infatti, in cui intere zone sono teatro di devastazione, il terrorismo, spesso cieco e casuale, colpisce aree relativamente limitate - alberghi, ristoranti, autobus - creando una forte contrasto tra i dintorni rimasti intatti, dove la vita prosegue il suo corso normale, e il luogo in cui è avvenuto il disastro. Un contrasto che rivela fino a che punto la nostra esistenza sia fragile e vulnerabile.
Particolarmente angoscianti sono gli attentati avvenuti in luoghi di povertà e di miseria. Il tentativo di colpire (per motivi di ordine sociale o ideologico) quartieri ricchi, benestanti o centri di potere sarebbe ancorché comprensibile, per quanto ingiustificabile, ma quando tanta brutalità coinvolge gente semplice, povera, indigente, il cuore si stringe ancora di più. Terroristi che compiono attentati in nome di rivendicazioni ideologiche, religiose, sociali o nazionali si trasformano in nemici dell'umanità e di Dio nel momento in cui falcidiano indiscriminatamente e spietatamente gente semplice - indù, musulmani o sikh - che non chiedono altro che guadagnarsi da vivere. Non danno solo prova di crudeltà ma di tradimento. Non c'è quindi da stupirsi che la conclusione e lo scopo ultimo delle loro azioni sia il suicido. Ancor prima di aver sparato un solo colpo essi già si escludono dall'appartenenza al genere umano. Per questo motivo il terrorismo in India, in Africa o in Iraq appare ancora più distruttivo di quello integralista religioso e a mio giudizio ricalca stranamente una certa linea di pensiero nichilista occidentale, assurda, violenta e post modernista.
Ritengo tuttavia che anche la presenza a Mumbai del centro ebraico Chabad, uno degli obiettivi del recente attentato terroristico, sia una sorta di assurdità. Cos'è Chabad (acronimo ebraico di Chochmah, Bina e Daat - Saggezza, Comprensione e Conoscenza)? Un movimento chassidico fondato da Rabbi Shneur Zalman di Liadi a metà del XVIII secolo per protesta contro l'eccessiva dedizione allo studio di certi circoli ebraici con il quale il rabbino intendeva porre l'accento sulle emozioni, sulla preghiera e sull'intuizione religiosa. È un modello di fede secondo il quale i credenti si rafforzano nella gioia della preghiera e dei rituali e che contiene elementi mistici di venerazione e di fedeltà al rabbino le cui virtù particolari si trasmettono di padre in figlio. Tale movimento gode di un largo seguito, possiede notevoli disponibilità economiche (grazie a donazioni e offerte) e ha sede a New York.
Benché in linea di principio non riconosca il sionismo, non vi si oppone strenuamente come altri movimenti ultraortodossi. Per molti anni alla sua guida c'è stato l'ultimo Rabbi di Lubavitch, che non ha mai messo piede in Israele nonostante i suoi seguaci abbiano costruito per lui, nella cittadina di Kfar Chabad, un edificio identico alla sua casa di Brooklin perché, nel caso fosse arrivato qui, non si sentisse spaesato. Ma la lontananza da Israele non ha impedito al rabbino di intromettersi nella politica locale e di esprimere le sue opinioni di estrema destra. Dopo la sua morte i suoi adepti hanno tentato di trasformarlo in una sorta di Messia, una specie di Cristo che, risorgendo, avrebbe portato la redenzione in Israele. Ma tale tentativo non è andato a buon fine, malgrado il ritratto del Rabbi di Lubavitch faccia bella mostra di sé praticamente ovunque.
Gli inviati di Chabad sono molto attivi nel fondare istituti in numerosi paesi del mondo per soddisfare i bisogni religiosi delle comunità ebraiche e avvicinare i loro membri al movimento mediante l'apertura di scuole speciali o prestando soccorso ai bisognosi. E tutto questo sarebbe giusto e appropriato laddove effettivamente siano presenti delle comunità di ebrei.
Ma negli ultimi anni Chabad ha aperto centri anche in estremo Oriente, in India, in Tailandia, in Nepal, non a beneficio delle comunità locali (sostanzialmente inesistenti in quei paesi) ma di giovani globe trotter israeliani ed ebrei di passaggio. In cambio della partecipazione alla preghiera o a cerimonia religiose i centri Chabad garantiscono ai ragazzi un pasto kosher, un letto caldo e la celebrazione delle festività. In altre parole gli inviati di Chabad svolgono un'attività missionaria, non diretta (al pari di quella di missionari cristiani o di attivisti musulmani), a convertire i milioni di indiani, di tailandesi o di nepalesi che li circondano, ma a «catturare» le anime di viaggiatori israeliani ed ebrei che vogliono risparmiare qualche soldo.
In Israele migliaia di ebrei faticano ad arrivare a fine mese o hanno bisogno di un pasto caldo. Qui, come nel mondo, molti di loro sarebbero felici di un piccolo aiuto da parte di Chabad anche in cambio di un «obolo religioso». È quindi una totale assurdità che giovani rabbini inviati con le loro famiglie dal Rabbi di New York aprano e amministrino decine di centri nel subcontinente indiano, in Tailandia o in Sud America, vivendo completamente alieni e indifferenti alla realtà che li circonda solo per agguantare qualche giovane israeliano o ebreo di passaggio.
Ancora una volta si ripete il fenomeno di ebrei sparsi per il mondo che giungono in luoghi in cui i loro confratelli non hanno mai messo piede (esistono ancora posti come questi) non per guadagnarsi da vivere o migliorare la propria situazione economica ma per ordine di un rabbino a caccia di anime smarrite.
Ed è così che nell'assurdo quadro di un attentato terroristico islamico fondamentalista perpetrato contro cittadini indiani si è inserito l'assassinio di un giovane rabbino, di sua moglie e di altri ebrei e israeliani presenti nel centro Chabad che non avrebbero avuto alcun motivo di trovarsi lì.
Lo stato ebraico ha un grande bisogno di nuovi immigranti o di gente che, seppure non intenzionata a rimanere, possa dare una mano ad alleviare certi disagi sociali. Alla luce di ciò le «missioni» di Chabad appaiono decisamente inutili. Tanto più che, con ogni probabilità, ora si pretenderà che agenti di sicurezza israeliani le proteggano, come se costoro non avessero già abbastanza compiti di difesa da espletare nella loro madrepatria.

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