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L'Opinione Rassegna Stampa
12.12.2008 L'Europa chieda ai palestinesi di rispettare il diritti umani di Gilad Shalit
intervista a Noam, padre del soldato israeliano sequestrato

Testata: L'Opinione
Data: 12 dicembre 2008
Pagina: 3
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Non abbandonate Gilad»
Da L'OPINIONE del 12 dicembre 2008, l'intervista di Michael Sfaradi a Noam Shalit,  "Non abbandonate Gilad":

Nonostante il dramma che sta vivendo il signor Noam Shalit, il padre di Gilad Shalit il soldato israeliano prigioniero nelle mani di Hamas da 898 giorni, mi concede l’intervista con pochissime ore di preavviso. Si capisce subito che in questi due anni e mezzo si è abituato a rispondere alle domande dei media ponderando ogni parola. Un ruolo di cui avrebbe fatto a meno, ma che svolge con grande dignità.

Signor Shalit, secondo lei il prossimo governo, che i sondaggi danno guidato da Netanyahu, sarà più attivo nel cercare la liberazione di Gilad?
Io non mi interesso di questioni politiche, il prossimo governo che sia di sinistra, di centro o di destra, avrà il dovere di portare a buon fine questa storia e dovrà agire in maniera molto più incisiva rispetto a quello che ha fatto quello ancora in carica. Gilad è stato rapito all’inizio del mandato Olmert, e dopo due anni e mezzo lui e i suoi ministri, ora dimissionari, tornano a casa mentre mio figlio rimane prigioniero. Se pensiamo che Gilad non è trattenuto in Afganistan o in un posto molto lontano, ma nella striscia di Gaza a meno di 100 km di distanza da Tel Aviv è facile immaginare che qualche cosa a livello politico, nel caso di mio figlio, abbia lasciato ampiamente a desiderare.

Il governo d’Israele ha rilasciato centinaia di prigionieri palestinesi e altri ancora stanno per essere liberati senza che questo porti ad una trattativa e nemmeno ad informazioni sullo stato di salute di suo figlio. Vorrei sapere cosa prova davanti a tutto ciò.
Non ho problemi che prigionieri palestinesi vengano rilasciati, io spero che tutti i prigionieri palestinesi vengano rilasciati, soprattutto quelli che ora rifiutano il terrorismo e si sono convinti che la pace fra di noi non ha altra via che quella dei due Stati. Questi rilasci, comunque, debbono essere effettuati soltanto dopo che Gilad sarà tornato a casa. Gran parte delle famiglie di persone che sono state uccise durante attentati terroristici, gente che ha perso figli o genitori, hanno dato il loro assenso alla liberazione di terroristi che si sono macchiati di crimini sanguinari pur di riavere un soldato vivo. Abbiamo però avuto modo di constatare che ogni gesto di buona volontà fatto da parte del governo di Israele al fine di creare una atmosfera tale da poter portare a una prossima liberazione di mio figlio, non ha sortito alcun effetto. Chi pensava che questa politica portasse dei risultati positivi si deve ricredere perché, da parte di Hamas, c’è stato un irrigidimento con una conseguente presa di posizione al rialzo. Ogni passo fatto dal governo di Israele alla fine di giungere ad una soluzione non ha spostato di 1 centimetro le posizioni di Hamas.

Il suo disappunto, dopo due anni e mezzo di attesa, verso chi principalmente è rivolto?
Verso l’attuale governo e verso Olmert che non ha fatto assolutamente niente, nulla di serio e di importante al fine di riportare Gilad a casa. Le Nazioni Unite in questi giorni festeggiano i sessant’anni della dichiarazione dei diritti dell’uomo, mentre a mio figlio sono due anni e mezzo che, contro tutte le convenzioni di Ginevra, viene negata la visita della Croce Rossa Internazionale. Non c’è stato un dottore che lo abbia visitato, non sappiamo se sia ancora vivo e nel caso non abbiamo alcuna notizia sul suo attuale stato di salute. Il mondo parla dei diritti dell’uomo, mentre a mio figlio, attualmente, davanti al silenzio generale, questi stessi diritti, i più elementari, vengono negati.

Ha qualcosa da recriminare verso l’esercito?
No, l’esercito non fa trattative politiche ma obbedisce agli ordini della classe politica, pertanto la responsabilità di ciò che sta accadendo, ricade, come dicevo prima, solo ed unicamente sul governo e principalmente del Primo Ministro.

Si sente in qualche modo abbandonato?
Non dalla gente che continuamente, e in tanti modi diversi, ci fa sentire la sua partecipazione, ma questo non toglie che le autorità sono latitanti in tutti i sensi.

I media di tutto il mondo hanno riportato la notizia che il presidente francese Sarkozy, tramite il presidente siriano Assad ha cercato di far pervenire una sua lettera a Gilad. Una risposta non c’è stata, ha notizie che possano confermare che lui l’abbia ricevuta?
In realtà i siriani non hanno voluto consegnare la mia lettera, ma sappiamo che il governo del Qatar ha fatto pressione su Hamas ed è riuscito a fargliela pervenire. Sembra che solo dopo molte insistenze Hamas abbia dato il suo permesso. Soltanto quando mio figlio tornerà a casa potremo avere la certezza che l’abbia ricevuta, oppure se riuscirà a mandare una risposta.

Secondo lei quali sono i motivi che giustificano le difficoltà che si affrontano in una trattativa con Hamas?
Hamas, in realtà, non è un’unica organizzazione e chi la guida sono tre teste che a volte non ragionano allo stesso modo. Abbiamo Hamas militare, quella politica di Gaza e quella di Damasco.

Lei ha contatti con Hamas?
Sì, ho avuto modo di parlare con alcuni dei dirigenti ai quali ho più volte spiegato che per assurdo non sono loro che tengono mio figlio prigioniero, ma è mio figlio che in qualche modo tiene prigionieri loro. Dal giorno del rapimento l’esercito israeliano tiene la striscia di Gaza praticamente sotto assedio, e i pochi viveri e generi di prima necessità che passano ai valichi chiaramente non permettono alla popolazione civile di vivere una vita dignitosa. Ai capi non manca nulla, ma chi soffre per la loro politica scellerata è la popolazione civile. La liberazione di mio figlio e la cessazione del continuo bombardamento di Sderot porterebbe all’immediata apertura di tutti i valichi che collegano la striscia di Gaza con Israele con conseguente immediato innalzamento del livello di vita. Purtroppo però continuiamo a vivere questa ottusa situazione di stallo.

Cosa si aspetta dall’Europa, in particolare dai governi europei?
Quello che io mi aspetto dai governi europei è molto semplice: l’Europa è quella che paga la maggior parte degli aiuti umanitari con i quali la popolazione di Gaza sopravvive, per cui ha tutti i diritti di far sentire la sua voce. Deve far capire ai dirigenti di Hamas che trattenere per due anni e mezzo una persona senza garantirgli il benché minimo rispetto dei diritti umani è un comportamento inaccettabile che l’Europa non può tollerare ulteriormente, soprattutto considerando che Gilad, avendo anche il passaporto francese, è cittadino europeo.

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