I "nemici combattenti" ? Non sono un'invenzione mentre lo è la Guantanamo di Antonio Cassese
Testata: La Repubblica Data: 10 novembre 2008 Pagina: 37 Autore: Antonio Cassese Titolo: «Tre motivi per fare in fretta»
Inventata la categoria dei "nemici non combattenti" ? E' quanto sostiene Antonio Cassese nell'articolo "Tre motivi per fare in fretta", pubblicato da REPUBBLICA il 10 dicembre 2008. In realtà, i terroristi di Al Qaeda non portano divise, non innalzano bandiere, non sono soldati identificabili. D'altro canto, possono agire a partire da un territorio che non è sotto il controllo dello Stato che attaccano. Dunque non sono paragonabili nemmeno a criminali comuni. Questa situazione crea una particolare difficoltà a chi cerca di contrastarli, salvando le vite di coloro che i terroristi vogliono uccidere. Di qui, il tentativo di creare nuove categorie giuridiche. Forse sbagliato, ma fondato su un problema reale, dal quale dipende la sicurezza di noi tutti: ragione per cui ch lo critica dovrebbe preoccuparsi di proporre alternative. Difficile però attendersi tanta adesione alla realtà a chi paragona Guantanamo a Marzabotto e Screbenica.
Ecco l'articolo completo:
Perché Guantanamo rimarrà per sempre un buco nero nella democrazia statunitense, una macchia infamante per la grandi tradizioni di quel paese? Per tre ragioni principali. Anzitutto, gli Usa, pur sapendo che in guerra non esistono che i "combattenti" (che possono essere uccisi e, in caso di cattura, vanno trattati come prigionieri di guerra) e i "civili"(che vanno risparmiati) hanno inventato una terza categoria: quella dei "combattenti illegali nemici" un categoria in cui hanno ficcato tutti i presunti terroristi o combattenti che hanno arrestato in Afghanistan, in Iraq o in Pakistan (compreso l´autista di Bin Laden e tutti coloro che avevano solo partecipato ad addestramenti militari in campi pachistani o afghani, senza poi partecipare ad alcun combattimento). Questi "combattenti illegali" non hanno né i diritti dei civili (perché possono essere oggetto di attacchi armati, ed uccisi o feriti) né i diritti dei membri delle forze armate, perché in caso di cattura non godono del trattamento dei prigionieri di guerra. Il campo di Guantánamo, nella base militare statunitense a Cuba, è stato utilizzato per detenere tutti costoro. Ora, l´esistenza di questa terza categoria, conclamata solo da un altro Governo, quello israeliano, è inammissibile, ed infatti è stata contestata da giuristi e uomini di stato; cosa ancora più importante, è stata nettamente negata dalla Corte Suprema di Israele nell´importante sentenza del 14 dicembre 2006 sugli "assassinii mirati." Beninteso, se civili usano le armi o compiono attacchi terroristici, devono essere catturati e processati, ma durante la loro detenzione tutti i loro diritti vanno scrupolosamente rispettati. In secondo luogo, per i detenuti di Guantánamo è stato creato un "limbo giuridico". I dirigenti di Washington hanno deciso che, siccome quel campo si trova all´estero, era lecito non applicare a quei detenuti i diritti fondamentali che spettano a qualunque persona arrestata da uno stato democratico. E così, tra l´altro, non si è riconosciuto alle 759 persone colà confinate né il diritto di habeas corpus (e cioè il diritto fondamentale che spetta ad ognuno di noi in qualunque stato civile, di contestare davanti ad un giudice la legalità dell´arresto), né il diritto di conoscere le accuse per le quali si è detenuti, e tanto meno il diritto ad un equo processo. Inoltre, le condizioni di detenzione a Guantanamo sono inumane. Così facendo, Washington ha calpestato un principio fondamentale dello stato democratico moderno: le autorità statali devono rispettare i diritti fondamentali degli individui sottoposti alla loro potestà coercitiva, dovunque tali individui si trovino, sia in patria che all´estero. Siccome i detenuti di Guantanamo sono sottoposti all´autorità degli Stati Uniti, anche se sono in territorio cubano, Washington è tenuta a riconoscere ad essi tutti i diritti sanciti nella Costituzione statunitense e nel Patto dell´Onu sui diritti civili e politici, ratificato da Washington. Allo stesso titolo le autorità italiane devono rispettare i fondamentali diritti della persona umana di tutti coloro che, in Afghanistan, in Iraq, in Libano o altrove, sono sottoposti alla potestà coercitiva dell´Italia. Insomma, dove vada e dovunque eserciti le sue prerogative sovrane, lo stato moderno deve osservare i diritti umani che si è obbligato - costituzionalmente ed internazionalmente- - a salvaguardare: l´obbligo di rispettare quei diritti segue dovunque lo stato, come l´ombra segue il corpo. In terzo luogo, l´amministrazione Bush ha deciso che a Guantanamo era lecito ciò che è vietatissimo in ogni stato civile, e cioè interrogare le persone private di libertà, usando "metodi coercitivi", e cioè la tortura. Non solo: è stato anche deciso che le prove strappate usando la tortura potevano essere ritenute valide in qualunque procedimento contro i torturati. Come vedete, con un tratto di penna si è cancellato tutte le conquiste dello stato moderno, e Beccaria è stato mandato al macero. Che Obama abbia deciso di chiudere al più presto Guantanamo è una buona notizia, anche se ci vorrà molto tempo per riparare i guasti enormi che quel buco nero ha causato al prestigio della democrazia statunitense. Guantanamo passerà alla storia come tante località prima sconosciute, diventate tristemente famose per le gravissime violazioni che vi sono state compiute: Marzabotto, Oradour-sur-Glane, Soweto, My Lai, Sabra e Chatila, Srebrenica, e tante altre.
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