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La Repubblica Rassegna Stampa
10.12.2008 Daniel Barenboim avvalora ancora la peggiore propaganda antisraeliana
con i pretesti della pace e dell'eguaglianza

Testata: La Repubblica
Data: 10 dicembre 2008
Pagina: 1
Autore: Daniel Barenboim
Titolo: «La mia musica per la pace»

"Purtroppo oggi in Medio Oriente non tutti gli esseri umani godono della stessa libertà né di dignità e diritti uguali" scrive Daniel Barenboim nel suo articolo "La mia musica per la pace", pubblicato in prima pagina da La REPUBBLICA del 10 dicembre 2008.
Come dargli torto, pensando alla differenza tra la condizione dei cittadini israeliani che, siano essi arabi o ebrei, godono dei diritti umani fondamentali, e di piena eguaglianza politica e sociale, e quella di chi vive in Iran, in Siria, in Arabia Saudita o in Egitto, privo di diritti e di libertà.
Barenboim, però, non pensa a questo, e lo chiarisce poco dopo, quando scrive che nella sua Orchestra Ovest-Orientale del Divano "gli stessi due giovani che possono incontrarsi a un checkpoint nel ruolo della guardia di frontiera e del cittadino sotto occupazione siedono gli uni accanto agli altri in questa orchestra, suonano una medesima musica, ambiscono entrambi ed egualmente alla perfezione dell´espressione musicale e sono responsabili del risultato in modo eguale".
Lo stesso che dire che nell'Orchestra possono ritrovarsi insieme la vittima designata (in quanto israeliana ed ebrea) del terrorismo, e il concittadino palestinese dei mandanti e degli esecutori della violenza.
Un ottima cosa, purché non serva, ribaltando la realtà, ad alimentare la menzogna secondo la quale Israele sarebbe un paese "razzista".
Il razzismo è quello degli assassini di ebrei, non quello di chi si difende.

Ecco il testo completo dell'articolo:

La Repubblica sovrana indipendente dell´Orchestra Ovest-Orientale del Divano, come mi piace denominarla, ha iniziato il suo imprevedibile esperimento nel 1999. Nel corso degli anni è cresciuta e si è ampliata.
Diventando un esempio concreto di come la società mediorientale potrebbe funzionare in circostanze migliori. I nostri musicisti sono passati attraverso il faticoso e impegnativo processo di imparare a esprimersi e al contempo ascoltare ciò che esprimono i loro interlocutori. Non riesco a immaginare un modo migliore per concretizzare il primo e più importante articolo della Dichiarazione dei diritti umani delle Nazioni Unite, quello in virtù del quale tutti gli esseri umani nascono liberi, e hanno pari dignità e diritti, hanno il dono della ragione e della coscienza e dovrebbero agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Purtroppo oggi in Medio Oriente non tutti gli esseri umani godono della stessa libertà né di dignità e diritti uguali. L´Orchestra Ovest-Orientale del Divano è un´organizzazione musicale, non politica, ma per le sei settimane circa della sua durata annuale è in grado di soddisfare per i membri che la compongono qualcosa di importante e fondamentale, l´eguaglianza. Si tratta di un´utopia realistica. Gli stessi due giovani che possono incontrarsi a un checkpoint nel ruolo della guardia di frontiera e del cittadino sotto occupazione siedono gli uni accanto agli altri in questa orchestra, suonano una medesima musica, ambiscono entrambi ed egualmente alla perfezione dell´espressione musicale e sono responsabili del risultato in modo eguale.
Davanti a una sinfonia di Beethoven siamo tutti uguali: indipendentemente dal fatto di essere originari di Israele, Libano, Palestina, Egitto, Giordania, Iran, Turchia o Siria, dobbiamo tutti accostarci alla musica con una medesima umiltà, con curiosità, con cultura e con passione. L´atteggiamento che dobbiamo avere nei confronti della musica ci costringe a sviluppare la ragione e la coscienza giustamente illustrate dal primo articolo della Dichiarazione delle Nazioni Unite come qualcosa di innato nel genere umano. La musica rende possibile a tutti i membri israeliani di un´orchestra di sostenere l´oboista egiziano nel suo assolo, e a tutti i membri arabi dell´orchestra di sostenere il flautista israeliano nel suo, perché la musica dà vita a un vero spirito di creatività e fratellanza che non fa avvertire lo sforzo.
Mi è stato conferito il titolo di messaggero di pace delle Nazioni Unite e credo che questo mi dia il diritto e la responsabilità di adoperarmi affinché l´ignoranza sia bandita, e di contribuire in qualsiasi modo, anche modesto, per far affermare la vera eguaglianza. Senza eguaglianza non può esservi giustizia, senza giustizia non c´è pace.
L´uomo non ama dipendere dagli altri, ma sa che l´indipendenza totale è irrealizzabile. Pertanto l´unico modo costruttivo di vivere è l´interdipendenza. Questo è perfettamente logico nel mondo della musica, ma purtroppo è molto lontano da ciò che così sconsideratamente vediamo accadere in Medio Oriente ogni giorno.
(Traduzione di Anna Bissanti)

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