In un articolo sulle elezioni interne del Likud, Michele Giorgio, sul MANIFESTO del 10 dicembre 2008,sostiene che il partito israeliano avrebbe sempre sabotato la pace.
In realtà, fu un premiere del Likud, Begin, a firmare la pace con l'Egitto.
Fu Netanyahu a firmare gli accordi di Wye Plantation, che attuavano e proseguivano quelli di Oslo. Fu Sharon, eletto premier come leader del Likud, a decidere lo sgombero di Gaza...
Tutto questo non conta per Giorgio, data la sua particolare idea di "pace", resa evidente dalle ironie che rivolge a Tzipi Livni, rea di voler difendere miltarmente Israele dalle continue aggressioni di Hamas.
"Pace", per lui, significa che i terroristi colpiscono e Israele non reagisce.
Ecco l'articolo,"Netanyahu sconfitto dai falchi, il Likud «svolta» all'ultra-destra":
I risultati delle primarie del Likud dell'ex premier Benyamin Netanyahu ieri hanno acceso la scialba campagna elettorale israeliana. Il quinto posto ottenuto dall'ultraconservatore Benny Begin nella lista elettorale che il partito presenterà alle legislative del 10 febbraio, unito al sorprendente 20° conquistato dal nazional-religioso Moshe Feiglin (un colono che vuole impedire l'accesso al parlamento ai palestinesi cittadini d'Israele, far «emigrare» tutti i non ebrei e tirar fuori Israele dall'Onu), sono stati al centro di un intenso scambio di accuse tra Netanyahu e Kadima, il partito di maggioranza relativa nato proprio da una scissione nel Likud. «Il Likud ora è più di destra» hanno protestato quelli di Kadima e i laburisti, «No il Likud lavorerà per la pace» ha replicato Netanyahu che deve la sua popolarità (gli ultimi sondaggi danno il Likud al 35%, con nove punti di vantaggio su Kadima) alla progressiva sterzata a destra di una fetta sempre più consistente dell'opinione pubblica.
Mentre nel mondo si discute di recessione economica, di milioni di posti di lavoro perduti e di povertà in aumento, la campagna elettorale israeliana anche questa volta ha per tema dominante il futuro dei Territori palestinesi occupati nel 1967, senza che i leader politici abbiamo scelto sino ad oggi l'unica strada per arrivare ad una soluzione: applicare le risoluzioni dell'Onu, rispettare la legalità internazionale e i diritti dei palestinesi. «Il Likud era, è e resterà un partito di destra, che isolerà Israele in un angolo e che ci riporterà ai tempi da cui volevamo allontanarci», ha previsto il premier ed ex dirigente del Likud Ehud Olmert, commentando le posizioni conquistate ieri dagli estremisti.
«l Likud era un partito di pace, quando ne facevo parte io, e ora è un partito estremista di destra», ha poi incredibilmente aggiunto Olmert pur sapendo bene che il «suo» Likud ha sempre sabotato qualsiasi accordo territoriale con i palestinesi, anche quelli di Oslo che pure erano particolarmente vantaggiosi per Israele. Il ministro degli esteri e leader di Kadima Tzipi Livni, principale avversario di Netanyahu, da parte sua, ha definito i risultati delle primarie del Likud «un problema di Bibi» (il nomignolo di Netanyahu, ndr) «è un blocco di cemento attaccato alle sue gambe, non alle mie». La Livni, considerata in Europa una «pacifista», ha fatto questi commenti mentre ieri era in visita di conoscenza nella zona di Gaza, territorio contro il quale chiede un attacco militare, essendosi dichiarata contraria al rinnovo della tregua con Hamas.
Paradossali, dall'altra parte, sono state le reazioni di una fonte vicina a Netanyahu secondo la quale il Likud vuole un accordo con i palestinesi. «Guidato da Netanyahu, il Likud avvierà colloqui con i palestinesi per la pace economica attraverso la pace diplomatica», ha detto confermando l'intenzione espressa da Netanyahu di convincere (o costringere) i palestinesi a rinunciare ai diritti sulla loro terra in cambio di una migliore condizione economica. La presenza di estremisti di destra come Gideon Saar, Gilad Erdan, Reuven Rivlin, Moshe Kachlon, oltre a quella di Begin e Feiglin, ai vertici della lista elettorale ha messo fine alle presunte ambizioni centriste di Netanyahu. Ma il leader del Likud dato favorito dai sondaggi non deve preoccuparsi.
L'elettorato è dalla sua parte e, in ogni caso, gli alleati europei e gli Stati Uniti di Barack Obama penseranno in futuro più alla crisi economica globale che al Medio Oriente. In ogni caso non mancheranno di sostenere incondizionatamente Israele, sai che vinca le elezioni Netanyahu che la «pacifista» Livni.
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