La confessione di Khalid Sheikh Mohammed non basta al quotidiano comunista per il quale i nemici dell'America sono per definizione dei perseguitati
Testata: Il Manifesto Data: 09 dicembre 2008 Pagina: 9 Autore: lettera firmata Titolo: «Il presunto cervello dell'11 settembre vuol passare da Guantanamo al martirio»
Ha confessato, ha negato di aver subito qualsiasi pressione, ha rifiutato l'assistenza dell'avvocato, aspira al martirio. Eppure, per Il MANIFESTO, Khalid Sheikh Mohammed resta il "presunto cervello dell'attacco dell'11 settembre 2001". Il quotidiano comunista stabilisce che "la confessione è stata probabilmente (certamente) ottenuta con la tortura". Probabilmente o certamente ? Sulla base di quali prove lo si afferma ? E poi, visto che Obama ha annunciato la chiusura di Guantanamo e si prospetta la"revisione di tutta la «giustizia» cavernicola messa in piedi da Bush nella base Usa a Cuba dal 2001", Mohammed non avrebbe più da temere e potrebbe denunciare gli abusi eventualmente subiti. Come mai non lo fa, e chiede al contrario di essere condannato a morte ? Forse perché è un terrorista islamico che aspira al martirio ? Al quotidiano comunista, pare di capire, dubitano dell'esistenza di personaggi di questo genere. Eppure, l'11 settembre c'è stato, e dunque qualcuno avrà pur dovuto realizzarlo. O si dubita anche di questo ?
Ecco l'articolo, da pagina 9,"Il presunto cervello dell'11 settembre vuol passare da Guantanamo al martirio":
Il presunto cervello dell'attacco dell'11 settembre 2001, Khalid Sheikh Mohammed, nato in Kuwait e considerato il n.3 di al Qaeda, più altri 4 detenuti di Guantanamo imputati per le stragi, hanno soprendentemente chiesto a un giudice militare Usa di potersi dichiarare colpevoli, in apertura di un'udienza preliminare nella base militare americana a Cuba. Mohammed e gli altri hanno scritto una nota al giudice per chiedere di «non perdere tempo» e poter confessare, e saranno interrogati per verificare le loro intenzioni. L'udienza serve per preparare il processo vero e proprio, nel quale il Pentagono ha intenzione di chiedere la pena di morte. Ma il futuro del processo non è chiaro dal momento che Obama si è impegnato a chiudere la base di Guantanamo, il che implica forse anche la revisione di tutta la «giustizia» cavernicola messa in piedi da Bush nella base Usa a Cuba dal 2001. Mohammed ha detto di non volere l'avvocato difensore assegnatogli (un militare), in quanto «non ha fiducia in nessun americano», e di aspirare a «divenire un martire». Si è dichiarato «responsabile dall'A alla Z» per gli attacchi dell'11 settembre. Ma qualche problema lo pone il fatto che la confessione è stata probabilmente (certamente) ottenuto con la tortura.
Per inviare la propria opinione alla redazione del Manifesto cliccare sul link sottostante redazione@ilmanifesto.it