La vicenda ha del grottesco, la pubblichiamo unicamente per quella che suole definirsi completezza dell'informazione. Sul CORRIERE della SERA, in un pezzo di Virginia Piccolillo, a pag.21, con il titolo " Celestini va in Israele, scoppia il caso ", leggiamo una cronaca tratta dal quotidiano di Rifondazione comunista LIBERAZIONE. Nella quale si narra di un attore, tale Ascanio Celestini, rimproverato e strapazzato per scarsa fede ideologica. Per i comunisti del quotidiano, che si accalorano di fronte al piccolo schermo per applaudire quel massimo della scemenza che, a detta di chi ne ha visto qualche scena, è " l'Isola dei famosi", è almeno un passo avanti. Ecco il pezzo:
ROMA — Si può andare in Israele e non denunciare «quanto sia raccapricciante l'occupazione che subiscono i palestinesi »? L'interrogativo lo ha posto ieri un lettore di Liberazione
mettendo sotto accusa Ascanio Celestini, l'autore di performance teatrali. Scrive Marco Benevento, del comitato Palestina nel cuore: «Ascanio, quando ho letto il tuo nome nella delegazione che accompagna Napolitano in Israele, una serie di pensieri misti a disillusione hanno cominciato a ronzarmi nella testa »: «ho un Ascanio Celestini capace di denunciare i crimini dello sfruttamento e del razzismo in Italia, ma incapace di vederli e denunciarli quando a commetterli è Israele». Il lettore evidenzia «la Gaza strozzata da un embargo infame»; «i palestinesi che aspettano da 60 anni che li si lasci costruire il loro Stato»; «la gruviera dei territori occupati». Accusa Yehoshua di essere un «intellettuale amante di una ideologia segregazionista come il sionismo».
La lettera arriva però quando Celestini è già tornato. Lui non se la prende con Liberazione
(«meglio che si occupi di Israele che dell'Isola dei Famosi »). Ma spiega: «La lettera, che già circolava su Indymedia, dà per scontato che io fossi con una delegazione di artisti al seguito di Napolitano. Non è così. Ero lì per un convegno-incontro con scrittori israeliani (che sono i primi a criticare il governo), dove il Presidente ha fatto il discorso di apertura e poi è andato via». E la mancata denuncia? «Si può prendere posizione contro un atto specifico, non contro un Paese che ha 60 anni. E la divisione buoni- cattivi per gli Stati è infantile: e' quello che fa Bush. Allora se vado a Cuba sono stalinista? E in Egitto? E visto che penso che il governo Berlusconi stia attuando il piano della P2 non dovrei parlare con gli scrittori italiani?».
Non la vede così il direttore di Liberazione, Piero Sansonetti, pur non condividendo alcuni toni della lettera e «l'accusa quasi di razzismo nei confronti di Israele». «Se vai in Israele— sottolinea — devi denunciare la vergogna di Gaza, così come se vai in Libia devi farlo per la vergogna dei campi profughi e di tortura. Avrebbe dovuto farlo Celestini, e avrebbe dovuto farlo anche Napolitano. Invece la diplomazia è fatta tutta di sorrisi e accordi commerciali».
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