Attentato di Al Qaeda a Mumbai le analisi del Foglio, di Guido Olimpio, di Emanuel Segre Amar
Testata:Il Foglio - Corriere della Sera - Informazione Corretta Autore: la redazione - Guido Olimpio - Emanuel Segre Amar Titolo: «La furia di al Qaida infiamma l’India - Raffiche e morti Qui al Taj Mahal è l'inferno - Gli attentati rivelano una strategia»
Pubblichiamo di seguito alcune analisi sull'attacco terroristico a Mumbai, Di seguito, una notizia dell'ultim'ora, ripresa dalla newsletter di The Israel Project:
Nella città indiana di Mumbay (l'ex Bombay) terroristi hanno ucciso più di 125 persone e ne hanno ferite altre 300 in numerosi attacchi nella città. Gli attacchi sono incominciati mercoledì notte quando uomini armati sono penetrati in due hotel a cinque stelle,in un ristorante, nella stazione ferroviaria,in un centro ebraico e in vari altri siti, armati di fucili d'assalto, granate a mano ed esplosivi. Al momento le forze di sicurezza indiane stanno operando contro i terroristi.
Il centro ebraico di Mumbai, un centro comunitario del movimento Chabad-Lubavitch che richiama visitatori da tutta l'India, è ancora sotto assedio, con ostaggi trattenuti all'interno. Tra coloro che sono stati catturati vi sono il rabbino del centro, Gavriel Holtzberg, sua moglie Rivka e altre sei persone. Il figlio di due anni della coppia e un membro dello staff del centro sono riusciti a fuggire dall'edificio. Sandra Samuel, 44 anni, la cuoca che ha portato il bambino fuori dall'edificio, dice di aver visto il rabbino Holzberg, sua moglie Rivka e altri due ospiti non identificati giacere sul pavimento, apparentemente privi di coscienza.
Dalla prima pagina de Il FOGLIO del 27 novembre 2008, riportiamo l'articolo "La furia di al Qaida infiamma l’India":
Mumbai. Hanno usato la tattica dei juramentados, i fanatici islamici filippini che nell’Ottocento attaccavano le città occupate dagli spagnoli con scorrerie suicide a piedi. Colpivano tutti quelli a tiro, prima di essere freddati. Almeno ottanta persone sono morte ieri a Mumbai, la capitale economica dell’India, in una serie di attentati contro stazioni della metropolitana, bar e ristoranti frequentati da uomini d’affari e turisti stranieri. Alcune persone sono state prese in ostaggio all'hotel Taj Mahal, dove il governo ha deciso di far intervenire l’esercito. “Cercavano tutti quelli con il passaporto inglese e americano”, ha detto un testimone alla Cnn. Una donna italiana che alloggia con la figlia di sei mesi all’Oberoi, un altro albergo a cinque stelle colpito dai terroristi nella zona di Narima Point, è riuscita a contattare il consolato di Mumbai: secondo l’agenzia di stampa AdnKronos, alla donna è stato chiesto di non lasciare la propria camera. Nel momento in cui il Foglio va in stampa, nella zona è in corso un’operazione delle teste di cuoio. La Farnesina non esclude che altri italiani siano coinvolti. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha detto in serata di essere “fortemente proccupato" per la situazione. E’ il peggiore attentato nel subcontinente dallo scorso giugno, quando nove bombe nascoste in un mercato di Jaipur hanno fatto più di sessanta vittime. Allora, le esplosioni furono rivendicate dai Mujaheddin dell’India, un gruppo di estresmisti islamici che ha contatti in Pakistan e in Afghanistan. Le stime ufficiali parlano di ottanta morti e almeno duecentocinquanta feriti, ma secondo il quotidiano Times of India il bilancio è decisamente più grave. I feriti, dice il sito Web del giornale di Nuova Delhi, sarebbero almeno duecentocinquanta. Fra loro c’è un deputato europeo, lo spagnolo Ignasi Guardans, in visita in India con una delegazione dell’Europarlamento. Nell’elenco delle vittime c’è Hemant Karkare, capo dell’antiterrorismo di Mumbai. La strategia è la stessa usata dai Mujhaiddin a Jaipur e in altre occasioni: attacchi rapidi, uno dietro l’altro, in punti diversi della città. Questa volta i terroristi hanno preso di mira il terminal ferroviario di Chhatrapati Shivaji, dove alcuni uomini hanno sparato colpi di kalashnikov sulla folla uccidendo almeno dieci persone e ferendone una trentina. Una granata ha centrato l’esclusivo hotel Oberoi, la tv indiana ha mostrato le immigini delle fiamme nella hall del Taj Mahal, dove tre impiegati hanno perso la vita. Fra i locali colpiti dai terroristi ci sono anche il Trident, uno degli hotel prefiriti dai turisti italiani, e il Café Leopold. Le sparatorie sono proseguite per più di un’ora. Anche una pompa di benzina è esplosa nel quartiere Colaba. La polizia avrebbe già arrestato tre degli attentatori, mentre due sarebbero stati uccisi nel corso di una sparatoria avvenuta nei pressi del Parlamento. Sulla scena degli attacchi sono intervenute anche le unità d’emergenza delle forze armate. Non è la prima volta che Mumbai è colpita dai terroristi. Nel 2006, sette esplosioni coordinate hanno fatto 209 morti e hanno raffreddato i rapporti con il Pakistan. Nuova Delhi sospetta che i servizi segreti di Islamabad siano coinvolti negli attacchi degli ultimi anni contro gli obiettivi in indiani. I Mujaheddin dell’India, un’organizzazione clandestia legata al Movimento indiano degli studenti islamici, avrebbe amicizie che contano sulle montagne fra il Pakistan e l’Afghanistan, il rifugio scelto da al Qaida e dai guerriglieri talebani. Il 2008 è stato un anno tragico per l’India. A giugno i terroristi avevano colpito Jaipur, a luglio è stata la volta di Bangalore, il centro tecnologico del paese, dove sono morte venti persone in un giorno soltanto. Ora il terrore ritorna a Mumbai. Dall’inizio dell’anno sono duecento le persone morte in attacchi degli estremisti islamici. Anche Johnny Joseph, rappresentante del governo dello stato di Maharashtra, di cui Mumbai è capitale, dice che il numero delle vittime è destinato a salire.
Dalla prima pagina del CORRIERE della SERA l'analisi di Gudo Olimpio, "Raffiche e morti Qui al Taj Mahal è l'inferno":
Ci sono esplosioni continue, raffiche di colpi di arma da fuoco. Ho visto i morti. Decine di feriti sono stati portati via a braccia» . Modus operandi multipli, con l'uso di ordigni artigianali e bombe sofisticate. Numero di militanti sufficienti a organizzare prese d'ostaggio e azioni coordinate. Sono questi i nemici dell'India. Un fronte terroristico che mette insieme separatisti del Kashmir, autonomisti dell'Assam con basi nel Bangladesh, militanti pro Al Qaeda, estremis ti come i cosiddetti Mujaheddin Deccan. Altro elemento caratteristico: la determinazione nel colpire le grandi città e i centri nevralgici dell'economia indiana come Mumbai. Poche settimane fa la polizia aveva arrestato Mohammed Arif Shaikh, capo-fondatore dei temuti «Mujaheddin Indiani», e alcuni complici. Secondo le autorità la fazione stava preparando una serie di attentati proprio a Mumbai. Alla retata erano però sfuggiti altri elementi e c'era dunque il timore che gli estremisti potessero cercare un colpo a sorpresa. Nell'arco di quattro mesi il gruppo era riuscito a compiere ben 43 operazioni con oltre 100 vittime. Sempre gli 007 indiani hanno indicato come ispiratore di numerose azioni Abdul Subhan Qureshi. Trentasei anni, con alle spalle studi di ingegneria ed elettronica, avrebbe in passato coordinato gli attentati dei «Mujaheddin» rivestendo anche un ruolo politico rilevante. Lo hanno infatti soprannominato il Bin Laden indiano. Qualche mese fa aveva inviato un messaggio ai giornali annunciando stragi a Mumbai. Cambiando spesso nome e sigla, gli estremisti di ispirazione qaedista hanno avuto come costante l'appoggio di elementi dei servizi segreti pachistani, il potente Isi. In alcune occasioni sono stati «innescati» dagli 007, altre volte — con Qureshi — si sono mossi in modo autonomo. In quest'ottica l'India va punita perché rivale storica di Islamabad e nemica dei musulmani. Due pretesti sufficienti per chi crede nei «piccoli » e «grandi» Osama. Ed è forse solo una coincidenza che il nuovo massacro sia coinciso con l'annuncio di scioglimento dell'ala politica dell'Isi, spesso ritenuta la vera anima nera. Le tensioni sociali, i mille separatismi che agitano il Paese, le spinte religiose radicali (islamiche e induiste) hanno poi rappresentato tante brecce dove i terroristi si sono infilati con effetti devastanti. Si è così creato di fatto un arco di crisi che partendo dall'Afghanistan si spinge a oriente coinvolgendo l'India. E trasformando anche gli occidentali in bersagli — come ha fatto tante volte Al Qaeda — hanno alzato la posta, consapevoli dell'impatto mediatico e propagandistico. Un impatto che la stessa Al Qaeda punterebbe a replicare al più presto nel cuore dell'Occidente, se è credibile l'allarme lanciato dall'Fbi sulla possibilità di attentati nella metropolitana di New York in occasione delle feste natalizie. Il memo dell'Fbi sembra riportare in auge la politica dell'allarme, tanto cara all'amministrazione Bush. Un modo per ribadire l'esistenza di un pericolo — vero e sempre in agguato — ma anche di compattare i cittadini davanti al nemico comune. Oggi, gli esperti e gli analisti sono divisi tra due tesi in apparenza divergenti. La prima è che Al Qaeda ha perso la sua capacità a lungo raggio, ossia non sarebbe in grado di ripetere un 11 settembre. E, soprattutto, non avrebbe uomini in grado di agire negli Stati Uniti. L'altra è che comunque i terroristi continuano a concepire azioni nei nascondigli al confine afghano-pachistano. E dunque mai dire mai. Nelle ultime settimane, sul fronte sicurezza sono stati evidenziati alcuni «focus». Il primo è strategico. Al Qaeda — è stato osservato — potrebbe voler colpire gli Usa nella prima fase della presidenza Obama. E' quello che ha fatto con Bill Clinton (bomba alle Torri Gemelle, febbraio 1993) e poi con George Bush (11 settembre). Una botta — ammesso che ne abbia le forze — per segnare la «nuova era». Il secondo è tattico. Elementi talebani e qaedisti hanno diffuso ieri un video con minacce rivolte agli Usa ed altri Paesi occidentali. Il ritornello non cambia: ritirate le truppe o sarete puniti. In febbraio le autorità inglesi e spagnole hanno annunciato l'arresto di una presunta cellula pachistana che stava progettando attentati contro il trasporto pubblico. Un'inchiesta dove non sono mancate zone d'ombra ma sufficiente a destare preoccupazione. Perché è facile ricordare quanto è avvenuto a Madrid e Londra, con i metrò devastati da esplosioni terrificanti. Ieri, fonti della sicurezza hanno ribadito come Al Qaeda abbia deciso di lasciare in secondo piano l'Iraq — dove ha patito rovesci consistenti — e voglia invece usare la piattaforma pachistana per rilanciare la sfida eversiva. E non è un caso che a partire dall'estate gli americani abbiano intensificato i raid nell'area tribale pachistana. Tra i loro bersagli alcuni militanti che stavano preparando attacchi in Occidente.
Di seguito, l'analisi di Emanuel Segre Amar scritta per INFORMAZIONE CORRETTA:
Negli articoli pubblicati dai principali quotidiani nazionali manca, a nostro parere, una seria ed approfondita analisi su quanto è successo in India. E crediamo anche che pochi commentatori avranno il coraggio di ammettere, nei prossimi giorni, che quanto è successo è perfettamente nella logica di quel programma di guerra che Informazione corretta denuncia da anni, ma che i più non vogliono comprendere, o, per non far torto alla loro intelligenza, fanno finta di non comprendere. Ci sarebbe quasi da ringraziare la mente che ha organizzato questi "attentati in serie" per aver dimostrato al mondo intero che una sola, e ben precisa, è la loro strategia. Tutte le terre dove vivono gli islamici "DEVONO DIVENTARE TERRE ISLAMICHE". Per gli infedeli vi sarà spazio solo se si convertiranno. In troppo pochi lo andiamo sostenendo; ma basta leggere e comprendere quanto viene detto e scritto dai fondamentalisti islamici che teorizzano il loro programma sulle televisioni arabe, sui giornali arabi e nelle moschee (quando parlano in arabo). Se si continua a voler dialogare con queste persone che conoscono l'arte di dialogare con i "diversi", tranquillizzandoli con parole dal significato opposto delle parole che usano quando si rivolgono ai loro compatrioti, siamo destinati ad una sicura sconfitta. Questi attentati non serviranno a svegliare il mondo se, ancora una volta, l'analisi non punterà il dito, senza mezze misure, verso le parole che i fondamentalisti islamici hanno "la correttezza" di ripeterci da anni. Solo se tutti noi, figli di una civiltà diversa, e che pretendiamo essere più avanzata di secoli, realizzeremo con chi abbiamo a che fare, solo in tal caso potremo riuscire a vincere quella che è una GUERRA che è stata scatenata contro le nostre democrazie da molti anni. Nei giorni scorsi si erano già avute delle avvisaglie, con dure azioni contro i Cristiani, che, è bene qui ricordare, sono, per quelle menti assetate di odio religioso, degli infedeli esattamente come gli ebrei. Qualche lucido commentatore da tempo mette in guardia dal considerare il conflitto israelo-palestinese come un lungo e tragico conflitto locale. In realtà Israele non è che l'avanguardia dei paesi "civilmente più avanzati", come l'Europa e l'India. I terroristi che occuparono il Convento di Betlemme, in effetti, lasciarono dietro di loro, sui muri, la scritta: "PRIMA QUELLI DEL SABATO, POI QUELLI DELLA DOMENICA". Anche questo doveva essere un segnale, ma quasi più nessuno lo ricorda. Ma questo è il punto fermo dal quale si deve partire per comprendere quel che sta succedendo nel mondo. Chi non lo farà neanche ora, dopo queste nuove stragi, non potrà essere considerato che un colluso col nemico, come tutti quelli dei quali la storia è sempre stata ricca.
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