L'Aiea vuole regalare un reattore nucleare alla Siria una scelta incomprensibile e pericolosa
Testata: Il Foglio Data: 26 novembre 2008 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Pensaci El Baradei»
Da pagina 3 del FOGLIO del 26 novembre 2008,l'editoriale "Pensaci El Baradei":
Nella solita riunione a porte chiuse di Vienna, il capo dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (Aieia), Mohammed ElBaradei, ha chiesto ai membri di appoggiare questa proposta: 350 mila dollari al regime di Damasco per aiutare la costruzione del primo reattore nucleare civile della Siria. Evidentemente ElBaradei non ha messo bene assieme tutti i pezzi della questione. La Siria ha appena ignorato la richiesta dell’Aieia di visitare l’installazione nucleare segreta bombardata l’anno scorso dai caccia israeliani. E ha pure chiuso la porta in faccia agli ispettori dell’Agenzia atomica quando hanno chiesto di visitare altri tre siti sospetti, secondo loro collegati al primo. Bisogna sul serio spiegare perché non puoi pagare un reattore atomico nuovo allo stesso regime che nega l’accesso ai tuoi ispettori a siti dove era in corso un programma nucleare clandestino? “Sarebbe ironico, e anche contraddittorio”, dice il portavoce della Casa Bianca Sean McCormick. Fra tutti i paesi del medio oriente bisognosi di energia per scopi civili, il penultimo che viene in mente è la Siria (l’ultimo è l’Iran). Il regime di Damasco è opaco, imprevedibile, al centro di una ragnatela pericolosa di traffici e complicità che partono dalla Corea del nord, passano per le fazioni armate di Hezbollah e Hamas, e arrivano fino ai terroristi di al Qaida in Iraq (in questi anni appoggiati e finanziati da Bashar el Assad). Sarà impossibile garantire che il nucleare civile siriano non diventerà subito un altro impulso al programma di armamento dell’Iran, che con la Siria si sente alleato e padrone. Del resto, l’uranio che serve per la Bomba è soltanto un po’ più puro di quello utilizzato nelle centrali. Sarà anche impossibile – pensaci ElBaradei – giustificarti con il tuo Egitto, che da due anni tenta in ogni modo di scongiurare la nascita dell’Iran atomico. E’ un altro passo verso il momento descritto ieri da John Vinocur sull’International Herald Tribune. Un funzionario entrerà nello Studio Ovale e dirà a Obama: “L’Iran ha la Bomba”. E in tutto questo, l’Europa? Per ora è tesa ancora a cercare di capire come si muoverà la prossima Amministrazione americana.
Per inviare una e-mail alla redazione del Foglio cliccare sul link sottostante lettere@ilfoglio.it