Ramallah contro Gaza l'analisi di Carlo Panella sulla frattura tra Hamas e Fatah
Testata: Il Foglio Data: 26 novembre 2008 Pagina: 3 Autore: Carlo Panella Titolo: «Ramallah e Gaza sono capitali separate in casa palestinese»
Da Il FOGLIO del 26 novembre 2008, l'analisi di Carlo Panella "Ramallah e Gaza sono capitali separate in casa palestinese", da pagina 3:
Roma. Dopo l’ennesimo fallimento della diplomazia egiziana, che ha lavorato inutilmente per mesi a una riconciliazione tra Hamas e il rais Abu Mazen, i rapporti tra le due capitali palestinesi, Ramallah e Gaza, si stanno deteriorando. La spirale veloce e drammatica ha portato ieri Nemer Hamad – ex ambasciatore dell’Olp a Roma e strettissimo consigliere di Abu Mazen – a ipotizzare per la primavera prossima elezioni generali palestinesi, ma da tenersi nella sola Cisgiordania e non a Gaza. La successione degli eventi è indicativa: a metà novembre avrebbero dovuto iniziare a Dubai i colloqui di pacificazione tra Hamas e Olp – i primi diretti, dopo la guerra civile di Gaza del 2007 – organizzati da Omar Suleiman, capo dei servizi segreti egiziani, su mandato diretto di Hosni Mubarak. Hamas però li ha boicottati, accusando Abu Mazen di avere arrestato decine di suoi militanti in Cisgiordania. Il 22 novembre Abu Mazen ha aperto i lavori del Consiglio nazionale dell’Olp, annunciando di essere pronto a indire entro primavera elezioni presidenziali (a scadenza regolare) ed elezioni politiche (anticipate di un anno) nel caso in cui Hamas non concordasse entro poche settimane sulla formazione di un governo di unità nazionale. La prospettiva era puramente strumentale, tanto che Hamas ha replicato il 23 novembre – per bocca di Mahamud al Zahar – accusando Abu Mazen di essere “succube degli Stati Uniti e di Israele, in nome dei quali ci offre un governo debole e prono ai desideri di Washington”. Hamas ha anche nettamente rifiutato l’ipotesi di uno scioglimento anticipato del Consiglio legislativo (il Parlamento palestinese) in cui ha la maggioranza degli eletti (che hanno espresso il governo di Ismail Haniyeh). Il 23 novembre, il Consiglio dell’Olp ha ulteriormente approfondito la frattura proclamando Abu Mazen “presidente dello stato palestinese”, carica simbolica ricoperta soltanto da Yassir Arafat (dal 1988 alla morte), di straordinaria pregnanza simbolica e politica, che già prefigura la sua riconferma certa alle elezioni per la carica di presidente dell’Anp (in scadenza il 9 gennaio). In un discorso alla nazione, Abu Mazen ha poi accusato i dirigenti di Hamas di essere “golpisti decisi a creare a Gaza un nuovo regime”. Netto è stato il rifiuto di Hamas di riconoscere questa nomina e così è arrivata l’intervista, il 25 novembre, di Nemer Hammad al quotidiano di al Fatah, al Hayat al Jadida: “Il nostro sforzo è concentrato sulla ripresa del dialogo nazionale, ma Abu Mazen è pronto a convocare elezioni politiche generali anche se Hamas non darà il suo permesso e le impedirà a Gaza, le terremo soltanto in Cisgiordania”. Se questo scenario si avverasse, sarebbe formalizzata nei fatti la separazione della Palestina in due tronconi. A Gaza, Hamas continuerebbe a governare avendo per almeno un anno la legittimità di un governo Hanyieh votato dal Parlamento eletto nel 2006 a suo tempo riconosciuto dalla comunità internazionale. A Ramallah, invece, si installerebbe un governo espressione delle elezioni parlamentari anticipate e rafforzato dalla riconferma di Abu Mazen quale presidente. Questo esecutivo potrebbe arrivare alla stipula di un accordo con il governo israeliano che uscirà dalle urne delle elezioni di febbraio, con il favore della nuova Amministrazione americana. In questo contesto vanno lette le rivelazioni pubblicate ieri da Haaretz e contenute in un documento interno a Hamas che evidenzia posizioni divaricate tra la leadership di Hamas di Khaled Meshaal – esule a Damasco – e quella di Gaza. Meshaal preme per una ripresa del dialogo con Abu Mazen, per impedire che le strutture di Hamas in Cisgiordania siano smantellate dai servizi segreti e dall’apparato repressivo di al Fatah e che si concretizzi lo scenario evocato da Nemer Hammad: “Non vogliamo giungere a una situazione in cui noi governiamo indisturbati a Gaza, ma perdiamo la Cisgiordania”. Ismail Hanyieh, a Gaza, ha intenzione di continuare con la strategia conflittuale degli ultimi due anni, a partire dalla convinzione di un indebolimento dei consensi di cui Abu Mazen gode in Cisgiordania.
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