Esce il film "Qualcuno con cui correre" tratto dal romanzo di David Grossman
Testata: La Repubblica Data: 20 novembre 2008 Pagina: 49 Autore: Carlo Moretti Titolo: «David Grossman: così smitizzo al cinema la mia Gerusalemme»
Da La REPUBBLICA del 20 novembre 2008:
Un ragazzo sedicenne, incaricato di rintracciare una ragazza sconosciuta, corre per le strade di Gerusalemme trascinato dal guinzaglio di un cane, uno splendido labrador di cui ignora il nome. È la chiave che permette al film Qualcuno con cui correre, tratto dall´omonimo romanzo di David Grossman pubblicato nel 2000, di svelare una città dai colori lividi, molto distante dall´immagine da cartolina e dall´idea corrente della città sacra e divina. La Gerusalemme raccontata da Grossman nel romanzo, e ora descritta nel film con tocco neorealista dal regista Oded Davidoff, è una città problematica come può esserlo qualsiasi altra grande metropoli nel mondo: ci sono i senzatetto, una criminalità molto aggressiva, e i giovani israeliani incontrano gli stessi problemi dei loro coetanei nel resto del mondo nel relazionarsi con gli adulti, inciampano nella droga e nella tossicodipendenza, fanno fatica a difendersi dal cinismo imperante e, come fortunatamente ancora accade anche altrove, riescono a volte a riscattarsi con l´amore e la compassione. Qualcuno con cui correre è un film a basso budget distribuito in 70 copie in Italia a partire da domani. Un piccolo, grande film sorretto da una suggestiva colonna sonora, e la musica gioca un ruolo fondamentale anche nella storia raccontata, che ruota intorno alla figura dell´orco Pesach, uno spacciatore che sfrutta le aspirazioni artistiche di un gruppo di artisti di strada. «Davidoff non mi ha solo restituito il romanzo che gli avevo consegnato, lo ha migliorato» ha detto ieri David Grossman all´anteprima del film. «All´epoca della pubblicazione del mio libro venni sommerso dalle critiche: Gerusalemme non può essere descritta così, mi dicevano. Avevano bisogno di avere un´immagine divina della città. La Gerusalemme che descrivo è esattamente come le altre città del mondo, una città normale, direi. È vitale, vibrante, ricca, certamente diversa da quelle 5 o 6 immagini reiterate dai media sulla guerra, sul muro, sulla religione. È la Gerusalemme delle fogne, dei drogati e dei senza casa, ma al tempo stesso è anche la Gerusalemme della grazia e della compassione». Oded Davidoff, il regista, parla chiaramente di intento neorealista: «Durante le riprese la gente si avvicinava e molti degli attori coinvolti, specialmente i ragazzi, sono stati presi dalla strada. Non manca l´elemento fantastico, ovvio, e la fantasia gioca un ruolo altrettanto importante, proprio come accade a Gerusalemme». Anche Bar Belfer, la protagonista, sottolinea l´elemento realistico del film «che potrà anche non piacere a chi vorrebbe si parlasse solo di una Gerusalemme sacra e divina ma quella del film è una città vera, come lo sono i giovani. È più di un semplice film, è un documentario». Grossman annuisce: «Il cinema israeliano sta guardando la vita negli occhi, comincia a fare ciò che la letteratura fa da 30 anni. C´è stato un grande sviluppo qualitativo, specialmente nei documentari, che oggi sanno raccontare con molteplicità di punti di vista anche il conflitto israelo-palestinese».